Anno | 2018 |
Genere | Catastrofico |
Produzione | Libano, Armenia |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Avo Kaprealian |
Attori | Renee Deek, Carole Abboud, Dana Mikhail, Lara Eilo . |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 novembre 2018
Un film che attraversa tematiche classiche universali, quali l'esistenza umana, la ricerca dell'anima e la perdita dell'identità, affrontate in chiave catastrofica.
CONSIGLIATO SÌ
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Una ricerca del proprio passato, per interpretare il presente e cercare un rifugio nel futuro. Una serie di sequenze giustapposte per riflettere sull'esistenza umana in un mondo pieno di violenza e tragedie, popolato anche da anime che non si sono arrese e cercano, nella partenza e nella trasfigurazione di tutto questo in arte, un rifugio ed una speranza in grado di far sopravvivere il proprio senso di umanità.
Contrastando del tutto la modalità narrativa, Avo Kaprealian si avvale del found footage e di pochi minuti girati per creare una discussione aperta su quale sia lo stato del mondo oggi e su cosa tiene ancora legate le persone alla speranza di interpretarlo e conviverci.
Una scelta di fare cinema, questa, ormai percorsa anche da alcuni maestri indiscussi (Jean-Luc Godard da anni rifiuta l'approccio diretto con la macchina da presa), ma che necessita di basarsi su degli elementi forti per far arrivare al pubblico la stessa potenza emotiva di un dialogo scritto. Life = Cinematic Imperfections ci riesce già dalla, vertiginosa, sequenza iniziale dove viene riproposto un filmato d'archivio con protagonista Mike Tyson prima di disputare un incontro. Ad aspettarlo sul ring il futuro presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ed un Muhammad Ali già gravato dalla malattia. Si susseguono momenti della proverbiale violenza agonistica del pugile prima di collegarla ideologicamente con tragici eventi recenti.
Si scatena una forza argomentativa tale da trascinare lo spettatore in una serie di riflessioni sparse, ma pur sempre guidate dalla mano del regista, che non afferma qualcosa, piuttosto regala spunti su cui ognuno è libero di costruire il proprio film.
A tenere alta l'attenzione sulla composizione di questo puzzle di catastrofi e anime perse aiuta soprattutto l'utilizzo di immagini disturbanti su pratiche e situazioni censurate dalla quotidiana fruizione di informazioni. Queste scatenato inevitabilmente una reazione emotiva dello spettatore, invitato a seguire con maggiore empatia quei personaggi che a mano a mano si svelano come ricercatori di un'umanità residente chissà dove di questi tempi, ma che, seppur nascosta, ha sempre bisogno di cura. E di queste riflessioni.