Titolo internazionale | Bright Days Ahead |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Marion Vernoux |
Attori | Fanny Ardant, Laurent Lafitte, Patrick Chesnais, Fanny Cottençon, Marie Rivière Jean-François Stévenin, Catherine Lachens, Alain Cauchi, Marc Chapiteau, Féodor Atkine, Olivia Côte, Emilie Caen, Eléonore Bernheim, Maud Le Guenedal, Roman Tabar-Nouval, Mélody Bramli, Paule Zajdermann, Marceline Loridan Ivens, Jeanne Audiard, Claire Castillon, Francis Leplay, Fanny Chesnel, Hortense Gélinet, Sylvie Degryse, Éric Leblanc, Marie Boissard, José Fumanal, Léonard Taieb Le Guénédal. |
MYmonetro | 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 25 marzo 2015
CONSIGLIATO NÌ
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Caroline è un'odontoiatra in pensione che ha perso cinque mesi prima una cara amica. Figlie e marito provano a risollevarla dall'apatia in cui versa iscrivendola a "Les beaux jours", un centro ricreativo per la terza età. Insofferente e a disagio, Caroline passa dal corso di recitazione a quello di ceramica fino a infilare l'aula di informatica di Julien, un giovane con un'infiammazione al molare e una dipendenza dal sesso. Si piacciono, si baciano e diventano amanti. Alla leggerezza dei bei giorni e della relazione adultera, che scorre serena e sfacciata, si contrappone la pesantezza della provincia francese, che la giudica e umilia il consorte di Caroline. Scoperta la liaison, l'uomo abbandona il tetto coniugale e Caroline parte per un week-end, che diventa congedo e nuovo inizio.
Ispirato al romanzo "Une jeune fille aux cheveux blancs" di Fanny Chesnel, Les beaux jours è una commedia sentimentale 'agée' intorno al matrimonio e a una coppia ancora insieme, pronta a varcare una frontiera, ambigua linea d'arrivo e di ripartenza. L'invadenza del tempo e la ripetizione dei gesti, che rinforzano una complicità ma perdono malizia e si caricano di insofferenza, hanno compromesso la spontaneità di Caroline, una sessantenne sofisticata che del suo mondo di privilegi non sa più che farsene.
Borghese, distinta e bellissima, la Caroline di Fanny Ardant 'stona' nel club ricreativo che le figlie hanno pensato per consolarla e per consolare il suo lutto, i suoi lutti. La separazione da un'amica morta da sola in ospedale, la cessazione di un mestiere e la conclusione di una vita così come l'aveva vissuta e conosciuta. Caroline è a un'impasse, scomoda dentro un intervallo e smarrita nella malinconia. Poi improvviso scoppia il desiderio e il film di Marion Vernoux smuove imprevedibile una relazione coniugale indolente e viziata con un carnale romance che costeggia tra mille acrobazie la palude del ridicolo, evitando per un soffio di scivolarvi dentro.
Inevitabile per la regista sembra invece il sacrificio di Laurent Lafitte sull'altare della diva, che perde i sensi come in un film di François Truffaut senza (ri)trovare la ferocia primitiva della sua signora. Accanto a lei la Vernoux accomoda un giovane uomo sex addicted a cui Caroline sente l'obbligo di dover chiedere spiegazioni. La compulsione sessuale, mai argomentata e giustificata nel film, è la risposta di Julien e di una mascolinità accessoria. Oggetto di scena, il personaggio manca di profondità intellettuale, psicologica e narrativa. Il vero corpo a corpo d'altra parte si gioca dentro le mura domestiche, dove Les beaux jours trova maggiore ispirazione. Accompagnata con migliore corrispondenza, in altezza e in profondità, dal consorte di Patrick Chesnais, Fanny Ardant, bionda e vibrante dentro il suo impeccabile trench e dietro i grandi occhi neri, è distratta, sovreccitata, affettuosa, affamata, assetata di vino e cedevole alle lusinghe mentre si guarda intorno e non trova in fondo nulla di interessante. Se non, finalmente fuori dalla sua bolla di narcisismo personale e culturale, il sentimento per il vecchio coniuge e l'intenzione di riconoscersi nella propria immagine problematicamente adulta.
Fanny Ardant, audace e superlativa, recita la se stessa di 'qualche' anno prima, una femme d'à côté che lievemente, e inesorabilmente, invecchia intorno al proprio radioso sorriso. L'effetto per lo spettatore è di dissonanza nostalgica e di commovente disagio mentre una dozzinale insegnante di recitazione la costringe a ridere, ignorando il selvaggio assalto delle nostre emozioni.