Titolo originale | El Premio |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico, Francia, Argentina, Polonia |
Regia di | Paula Markovitch |
Attori | Laura Agorreca, Paula Galinelli Hertzog, Sharon Herrera, Uriel Lasillo, Viviana Suraniti . |
MYmonetro | 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 gennaio 2011
Ceci, una bambina di sette anni, deve mantenere un segreto enorme, anche se non capisce completamente di che cosa si tratta. La vita della sua famiglia dipende dal suo silenzio. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Argentina. Una spiaggia deserta battuta dal vento e una bambina di sette anni, Cecilia, che cerca di procedere sui pattini a rotelle. Cecilia vive con sua madre Silvia in una baracca in cui i vetri si rompono per le raffiche d'aria e il freddo domina. La bambina non sa perche' e' li' e, soprattutto, non sa nulla del perche' suo padre non sia con loro ne' dove viva. Un giorno sua madre decide di farle frequentare la scuola e per Cecilia si apre un mondo in cui trovare un'amicizia , quella della coetanea Lucia. Silvia le ha fatto imparare a memoria che a domande sulla famiglia deve rispondere che il padre vende tende e la madre e' casalinga. Finche' un giorno l'esercito (l'Argentina e' sotto il dominio di Videla e della sua dittatura) proclama un Concorso per il miglior tema a proposito dei soldati. Cecilia scrive cio' che ha imparato dalal sua esperienza e cioe' la verita' su uccisioni e soprusi. E' sufficiente leggere il lunghissimo elenco delle coproduzioni per dedurre che The Prize non ha avuto una gestazione facile. Perche' anche in Argentina, come in tutto questo mondo che sembra prediligere l'amnesia al ricordo, piu' d'uno ha chiesto alla regista perche' tornasse a trattare il tema degli anni della dittatura. Bene ha fatto Paula Markovitch a resistere e a realizzare un film che e' in buona parte autobiografico visto che la sua famiglia ha dovuto trasferirsi da Buenos Aires a San Clemente del Tuyu' per motivi di carttere politico. E bene ha fatto perche' ha scelto di raccontare questa vicenda ad altezza di bambina. Lo spettatore e' messo accanto a Cecicilia e spinto a cercare di comprendere le sue reazioni, il suo bisogno di capire che cosa sta accadendo intorno a lei, di sapere (chiedendolo a piu' riprese alla madre) cosa significhi la parola 'pessimista' che compare nell'ultimo messaggio ricevuto dal padre. Cecilia e' intelligente, e' diretta, e' reattiva. Cerca di sfuggire dall'abbraccio protettivo ma anche fagocitante della madre preoccupata per il loro immediato futuro. Trova nell'amicizia con la vivace Lucia quello spazio per essere infantile che sembrava esserle negato. Ma Cecilia non sa mentire e quando si tratta di mettere nero su bianco quello che si vorrebbe fosse un peana per i valorosi militari scrive il contrario esponendo se stessa e sua madre a un rischio mortale. L'evoluzione della vicenda non va narrata ma e' in essa che si trova un ulteriore elemento di approfondimento di una realta' che tende a ripetersi ineluttabilmente. La figura della maestra emerge con una contraddittorieta' che non viene giudicata negativamente ma neppure sottoposta ad elisione. La donna, che vive in condizioni non troppo migliori di quelle della sua allieva, e' al contempo persona di buon cuore e quindi pronta ad aiutare Cecilia nel difficile frangente ma anche a suo modo sostenitrice dello status quo. Non e' facile gestire elementi come questi in un film ma Paula Markovitch riesce a conferire loro la giusta tensione con forse qualche momento di dilatazione temporale di troppo.