Kennedy et moi

Simon è un quasi cinquantenne in crisi. Scrittore senza più ispirazione. Padre senza più alcun interesse per i figli. Marito senza più desiderio. Incapace però di lasciare vivere agli altri la loro vita e quindi sempre pronto a intromettersi per cercare di condizionarne il corso. Inventandosi un'inesistente sordità per conoscere e mettere in imbarazzo l'amante della moglie. Mordendo il dentista presso cui la figlia fa pratica. Lasciando la tavola dopo la scelta del menù in presenza del suo editore. Simon è un bambino mai cresciuto ossessionato dall'idea di possedere il "giocattolo" di proprietà del suo analista: un orologio da polso un tempo appartenuto a John Kennedy e Jean-Pierre Bacri è bravissimo nel conferirgli tutte le varianti di un'ossessività incapace di risolversi nel passaggio dall'"io" al "tu". Fino a che un'altrettanto brava e affascinante Nicole Garcia non riesce a mutare di segno questa sua incapacità a guardare il mondo con altri occhi che non siano i suoi. Ancora una nevrosi dunque, a France Cinéma, questa volta di segno maschile e con una sceneggiatura di quelle che hanno obiettivi chiari e li sanno raggiungere. 