Anno | 2020 |
Genere | Azione |
Produzione | USA |
Regia di | Kyle Rankin |
Attori | Thomas Jane, Radha Mitchell, Isabel May, Eli Brown, Olly Sholotan Treat Williams, Barbara Crampton, Cyrus Arnold, Britton Sear, Catherine Davis (II). |
MYmonetro | 1,76 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 13 maggio 2021
Una ragazza si ritrova a essere coinvolta in un attentanto a scuola per sopravvivere dovrà utilizzare le tecniche imparate dal padre.
CONSIGLIATO NO
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Zoe Hull ha 17 anni ed è in guerra con il mondo. La madre è morta dopo una lunga malattia e il padre, veterano dell'esercito, insegna a sua figlia a cacciare, ma la invita anche ad affrontare quella rabbia interiore che condizione ogni suo gesto. Quando però nel liceo che la ragazza frequenta entrano quattro studenti armati e intenzionati a fare una strage il training da combattente di Zoe e la sua rabbia esistenziale torneranno utili, non solo a lei ma anche ai suoi compagni e ai suoi insegnanti.
Run Hide Fight appartiene al genere action che vede un eroe rinunciare a mettersi in salvo per compiere gesti di estremo altruismo, di cui è esempio archetipale la saga di Duri a morire.
La novità è che qui l'eroe è una ragazza che ha imparato l'arte del combattimento e non vede l'ora di usarla anche per esorcizzare i propri demoni e superare un lutto che ha vissuto come un'estrema ingiustizia. Il problema del film, come di altri dello stesso genere, è la vendicatività portata all'eccesso, e la difesa del diritto quintessenzialmente americano di servirsi delle armi (nel film si fa cenno alla facilità con cui negli Stati Uniti è facile procurarsele) per farsi giustizia da soli.
Se da un lato la regia delle scene d'azione è efficace e coinvolgente, dall'altro le implausibilità sulla resistenza fisica della protagonista e sulle iniziative da lei prese diventa sempre crescente. Soprattutto, l'interventismo di Zoe sembra rendere del tutto inutile lo spiegamento delle forze di polizia che circondano la scuola dove gli studenti sono presi in ostaggio. Anche la rappresentazione mediatica dell'evento, che viaggia più attraverso i social che attraverso i canali tradizionali di informazione (in sé è un particolare credibile), è gestita in modo assai poco realistico.
Più interessante è la rappresentazione di una cittadina, e una generazione, sempre sul punto di esplodere, tracimante una rabbia repressa e incontenibile destinata a trovare uno sfogo violento e incendiario. Anche la ricerca spasmodica di un pubblico e di una fama social da parte dei giovani attentatori è un buon tema che, esplorato con maggior cura e competenza, avrebbe potuto rendere questa storia molto adatta ai nostri tempi. Purtroppo però la superficialità nel tratteggio dei personaggi e la gratuità della violenza giustizialista azzoppano la storia e le tolgono, oltre alla credibilità, anche il gusto del piacere colpevole.
L'esordiente Isabel May ricorda Jennifer Lawrence e la presenza di Thomas Jane nel ruolo di suo padre, di Rada Mitchell in quelli della madre e di Treat Williams come capo della polizia locale collocano il cast su un livello di media riconoscibilità da B-movie: non ci sarebbe niente di male, se il regista e sceneggiatore Kyle Rankin facesse un uso più originale e meno stereotipato dei codici del genere, e sfruttasse meglio le potenzialità di quella nicchia cinematografica.
Nei"vilissimi"USA l'assalto non iu'alla diligenza ma alle sucole, con morti e feriti, e'purtroppo cosa abbastana consueta. "Cavalcando la tigre"nel 2020 e'stato realizzato"Run Hid Fight"(Kule Rankin, screenolayh di Julia Hart, Jordan Horowitz, 2020, appunto, disribuito non nei cinema ma"privatamente").
UN FILM SCHIFOSO ASSURDO E L'EROINA È SEMPRE DEL SOLITO TIPO EROE O EROINA SEMPRE UNO SCHIFO DEI FILM AMERICANI NON SI PUÒ FATE UN FINALE COSÌ VIOLENTO FINALE SCHIFOSO FILM CHE INDUCE ALLA VIOLENZA IL FINALE È ORRIBILE COME TUTTO IL FILM FALSO
Run Hide Fight. Cioè "scappa, nasconditi, combatti". Che è quanto suggeriscono i protocolli di sicurezza Usa in caso di sparatorie in licei e campus universitari. Zoe Hull si concentra soprattutto sull'ultimo, Fight, forte di un addestramento paramilitare ricevuto dal padre veterano, quando quattro studenti irrompono nella caffetteria della scuola, prendendo ostaggi e iniziando esecuzioni sommarie. [...] Vai alla recensione »
In principio sembra un teen-movie drammatico ambientato nella provincia americana, su una ragazza che ha rapporti difficili con il padre, veterano di qualche guerra e fresco vedovo; poi, per un brevissimo momento, fa pensare a «Elephant» di Gus Van Sant, sulla strage scolastica di Columbine; infine «Run Hide Fight» (Corri, nasconditi, combatti) di Kyle Rankin, presentato ieri Fuori Concorso, svela [...] Vai alla recensione »
Finisce in un massacro anche l'assalto di quattro studenti alla propria scuola, quando un'irruzione con un furgoncino sventra la mensa dove molti studenti stanno mangiando. Zoe, una ragazza che va a caccia col papà, riesce a evitare la prima sparatoria e restando dentro l'edificio inizia la sua personale controffensiva. «Run Hide Fight» (Fuggi, nasconditi, combatti) dello statunitense Kyle Rankin s'imposses [...] Vai alla recensione »
Partiamo dalla fine. O dall'inizio, con la circolarità telefonata e un bivio morale che prevede una sola possibile scelta, ovviamente destrorsa, reazionaria, con la solita giustizia fatta in casa. Andrebbe anche bene, se tra inizio e fine ci fosse un film realmente muscolare, anche spietato, se Run Hide Fight non sembrasse come i numerosi Twister di serie B.
Una ragazzina diciottenne ha da poco perso la madre, ed è piena di rabbia e di rancore. Quando va a scuola si trova nel bel mezzo di una strage e di un sequestro in cui alcuni suoi coetanei senza scrupoli tengono sotto scacco l'intero istituto. Nonostante abbia la possibilità di scappare, decide di restare dentro per salvare i compagni e finisce per uccidere uno a uno tutti i sequestratori.
"Un problema facile da ignorare come un elefante in soggiorno". Il richiamo era al terrorismo irlandese, contenuto nel film per la televisione Elephant di Alan Clarke del 1989. Nel 2003 Gus Van Sant si è ispirato a questa massima per dare il titolo a una delle sue storie più riuscite. Elephant, appunto. In realtà il regista faceva riferimento anche a un proverbio buddista: dei ciechi toccano un pachiderma [...] Vai alla recensione »
Cosa sarebbe successo se alla Columbine High School o a Parkland gli attentatori si fossero imbattuti nell'equivalente femminile di Bruce Willis in Die Hard? Se lo immagina Kyle Rankin, 47 anni e regista di gavetta tra tv e cinema di genere, in questo Run Hide Fight da lui stesso scritto nel 2017 per rappresentare (e forse esorcizzare) il trauma delle sparatorie di massa.