L’attore è stato protagonista un incontro al festival che gli ha conferito il Premio Colonna d’Oro. Ora è possibile rivederlo in streaming su MYmovies.
GUARDA L'INCONTRO CON KEVIN COSTNER.
di Luigi Coluccio
Si allunga con adagio misurato sul red carpet, avendo riguardo di incontrare, tra mani a salutare e telefoni a fotografare, il pubblico in attesa per lui. A chiamarlo dal palco c’è Silvia Bizio, storica personalità del mondo dell’informazione e dello spettacolo, co-direttrice del festival e colei che lo interrogherà sulle sue passioni, la vita e tutto il resto. Nel frattempo, sull’imponente schermo che sovrasta e abbraccia il palco, sgomitano una dopo l’altra le scene che hanno segnato un’intera carriera e gli ultimi due decenni di Hollywood – la geometrica sparatoria finale di Gli intoccabili, le corse nella prateria di Balla coi lupi, le frecce incendiarie di Robin Hood – Principe dei ladri. Sono il cinema e i film di Kevin Costner, l’ospite più atteso del Magna Graecia Film Festival 2024 e Premio Colonna d’Oro.
La conversazione inizia con il lancio di una notizia già diffusa ma che annunciata davanti a più di seicento persone restituisce un effetto completamente diverso: Horizon: An American Saga – Capitolo 2 sarà presentato in anteprima mondiale fuori concorso alla prossima mostra di Venezia, con Costner che ci tiene a sottolineare quanto tali emozioni sono un qualcosa da condividere: “Vorrei che le persone potessero provare la stessa gioia che sto provando io nel vedere il modo in cui sono stato accolto qui. Non è normale ma qualcosa di speciale”.
Un viaggio emotivo che per Costner è sempre stata comunanza con il pubblico, perché come ricorda lui “il mio amore per il cinema è come il vostro. La sala è stata uno dei primi posti dove i nostri genitori pensavano di poter mandare i figli da soli, era un luogo sicuro”. E poi: “Da giovane ragazzo o ragazza ti innamoravi delle donne e degli uomini che vedevi sul grande schermo. Anche se non avevi nessuna chance di stare con loro. Poi a volte mi sono chiesto se sarei stato così eroico e coraggioso come i protagonisti dei film che guardavo. E alla fine, dal cinema, ho imparato che uomo volevo essere”.
Poi l’incontro prende una piega più personale, riflessiva, sentita. Bizio chiede a Costner del suo rapporto con l’Italia, del suo tornare su queste spiagge calabresi e quei lidi veneziani, e l’attore che è stato Wyatt Earp e L’uomo del giorno dopo si abbandona ad un flusso di ricordi che è sguardo lucido sul passato e amaro sul presente. Inizia così: “Trenta anni fa l’Italia mi ha cambiato la vita. Ero un giovane attore, per niente famoso. La mia carriera era praticamente agli inizi. Due anni prima avevo partecipato ad un film che era stato un flop commerciale, e adesso ero a Venezia per presentare il lavoro successivo, Silverado”.
E qui arriva la svolta: “Mi era stata chiesta una sola intervista. E durante questo unico momento di visibilità arrivano dei tipi ad interrompermi dicendo che stavano proiettando il mio film e che dovevo andare a vedere. Io gli risposi che sì, ero qui per Silverado, e loro ‘No, l’altro film, Fandango’. Fandango era il film che avevo fatto due anni prima e che era andato male. Non ci credevo, non poteva essere vero, nessuno l’aveva visto e pensavo si stessero sbagliando. Così ho interrotto l’intervista e li ho seguiti. Sono entrato nel cinema, la sala era piena e il film stava finendo, e lì ho capito che il pubblico stava sentendo quello che i personaggi stavano vivendo, ho capito che provavano la stessa cosa”.
E da Fandango, con una panoramica a schiaffo che passa sopra ai successi e ai fallimenti di una carriera unica come quella di Costner, si arriva al momento speculare di Horizon. L’attore e regista americano sembra così trovarsi di nuovo al punto di partenza, sottolineando che “An American Saga è qualcosa che ho fatto anche per voi. Nel mio paese sembra che nessuno mi capisca, voi invece sì. Voi potete trovare una relazione con questo film, gli europei hanno attraversato l’oceano per essere lì. È una storia americana ma ci siete anche voi. È una vicenda che va raccontata, che diventa più dura di capitolo in capitolo. Si tratta di un qualcosa su cui ho avuto il director’s cut, non è figlia di un progetto dei produttori. L’ho fatto di proposito, ogni cosa viene da me”.
Realista ma non pessimista, forse amaro ma per niente arrendevole, Costner confida che “mi manca quando da ragazzino andavo al cinema, si aprivano le tende e vedevi lo schermo. Ora mi chiamano pazzo, incosciente.”. Per noi non lo sei, Kevin, per noi sei sempre il Gardner di Fandango con la bottiglia di dom pérignon in mano che urla “A quello che siamo e a quello che eravamo.... E a quello che saremo”.