
L'attrice torna suill'inclusion rider e sui temi con i quali aveva infiammato la platea del Dolby Theatre.
di Francesca Ferri
La notte degli Oscar aveva infiammato le donne del Dolby Theatre, e non solo, con un discorso bellicoso sulla minoranza femminile al cinema. Frances McDormand, salita sul palco per ritirare la statuetta d'oro come Miglior Attrice di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, aveva tuonato contro la platea: "Ho solo due parole per voi stanotte, signore e signori: inclusion rider", facendo riferimento a una clausola nota agli addetti ai lavori del cinema, che gli attori possono scegliere di inserire nei loro contratti e che garantisce la presenza di donne, neri e tutte le categorie sottorappresentate tra gli attori e il personale che lavora a un film. A distanza di mesi l'attrice ritorna sull'inclusion rider all'annuale gala del Women in Film, Crystal + Lucy Awards, ieri sera a Los Angeles. La star spiega così l'origine della sua richiesta pubblica a Hollywood.
A una festa due sere prima degli Oscar, McDormand era seduta affianco a Blair Kohan, agente dell'UTA, che le chiese se l'attrice avesse mai sentito parlare di inclusion rider. "Conoscevo vagamente ed ero completamente affascinata dagli studi dell'Annenberg School for Communication and Journalism sulla parità di genere al cinema e in televisione, commissionati da Women in Film e il Sundance Institute - ha detto McDormand - ma non sapevo che l'autrice degli studi avesse fatto il passo successivo e creato un effettivo strumento legale".
Nell'euforia degli Oscar, l'attrice così ha improvvisato e si è ricordata di quelle due famose parole che ieri ha esibito su un cartello che riportava la scritta, inclusion rider, a caratteri neri su carta rossa. "Ne sapevo poco. Ora ne so molto di più. E sono qui stasera per assumermi la responsabilità delle mie azioni e per ribadire un invito ad agire. Se posso usare una metafora sportiva: se vuoi andare veloce, vai solo; se vuoi andare lontano, fallo insieme... Possiamo legiferare sulla moralità? Forse no. Ma possiamo chiedere alla migliore parte di noi stesse di andare avanti insieme, di portarci più lontano di dove siamo arrivate finora".
E chiamando sul palco più di 20 pioniere dell'industria del cinema, McDormand ha concluso con i ringraziamenti: "I miei saluti alle donne, alle donne del cinema, agli uomini che le sostengono e a tutti noi che ci identifichiamo come altro. Altro è ciò che sono stata io per la maggior parte dei miei 35 anni passati nel cinema, anche se sono riuscita a costruirmi un'ottima carriera sull'essere emarginata".
A chi l'accusa di femminismo, McDormand infine ricorda quando a 15 anni, nel 1972, scoprì il significato di quella parola. "Qualcuno mi ha detto che la definizione di femminismo equivale a uguale salario per uguale lavoro. Mi sembrava una buona idea. Mi avevano anche detto che potevo avere tutto, ed ecco, l'ho avuto. Ma molte di voi no. Molte di voi no, e siamo ancora femministe che vuol dire che non c'è ancora uguale salario per uguale lavoro. E questo non va bene per me. Stasera celebriamo alcune donne straordinarie che credevano ugualmente che non andasse bene così. Questa conversazione è vecchia di decenni, ed è sulla parità, sull'espressione artistica e sull'inclusione. Ho questo sentimento dentro di me che le cose stano cambiando".