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Morando Morandini, l'uomo che inventò le stelle

Pino Farinotti ricorda il critico cinematografico, scomparso a 91 anni: "le sue opinioni sul cinema erano sempre dettate da una rigida onestà".
di Pino Farinotti

In foto il critico Morando Morandini, scomparso a Milano il 17 ottobre, all'età di 91 anni.
Morando Morandini 21 luglio 1924, Milano (Italia) - 17 Ottobre 2015, Milano (Italia).

martedì 20 ottobre 2015 - Focus

Chi segue il cinema è al corrente di una connessione fra chi scrive e Morando Morandini, i dizionari: il "Farinotti" e il "Morandini" Dizionari dei film. Quando la Zanichelli pubblicò nel 1999 il "Morandini", il "Farinotti" c'era dal 1980, poi era arrivato, intermedio, il "Mereghetti", nel 1993. Non starò certo a definire le differenze, davvero non sarebbe elegante, essendo coinvolto.

Morandini e io apparteniamo a generazioni diverse ma le analogie continuano, il suo dizionario è firmato anche dalla figlia Luisa, adesso rimasta sola, il "Farinotti" è co-firmato da mia figlia Rossella che, a tempo debito, rimarrà a sua volta l'unica responsabile del dizionario. Rossella, nel corso di laurea "Beni culturali" alla Statale di Milano ha avuto Morandini docente in un corso. E dico che se mia figlia, maturando, è forse diventata migliore di me nella lettura dei film, magari lo deve a quel corso. Una volta, non molto tempo fa, disse a mia figlia "ma perché tuo padre non viene mai alle anteprime?". Lei gli rispose che la ragione stava nel fatto che il papà non era più innamorato del cinema come una volta e che ormai da tempo il suo impegno era sulla narrativa.

Non c'è dubbio che Morandini sia stato un maestro e, cosa ancora più importante, un inventore. Gli apparteneva una profonda base culturale, di radice marxista che ha sempre applicato alla sua chiave critica. Un codice che lo ha portato a privilegiare un certo cinema squisitamente ideologico, rispetto ad altri generi. Ma le sue indicazioni erano una sicurezza e una garanzia, sempre dettate da una rigida onestà. E da un rigore applicato anche nella sua ricerca culturale - saggi o biografie, teatro - larghe e articolate, e sempre legate alla squisita, radicale "matrice cinema".
Una volta mi disse: "ami troppo il cinema di Hollywood", gli risposi che forse lui lo amava troppo poco. Tuttavia "cinema di Hollywood" non significava cinema americano. Hollywood era il modello di un cinema di qualità, di spettacolo leggero, i nomi potevano essere quelli di un Minnelli o di un De Mille. Ma Morandini i suoi amori americani, li aveva eccome, gente come Huston e Hawks, autori dalle cifre vicine alla cultura europea. E il critico citava sempre i film con Jean Gabin e Arletty, quelli del Fronte popolare, forse il momento più alto di tutto il cinema, amato trasversalmente da tutti coloro che fanno il mestiere di Morandini.

Alla fine degli anni cinquanta, alla "Notte", il quotidiano serale milanese, inventò le famose stellette, dividendole fra pubblico e critica. Non collimavano mai, legittimamente. Le applicò a tre righe di racconto. I proprietari di sale e gli esercenti erano molto attenti a quelle stellette, sfogliavano il giornale con apprensione. Se erano poche anche i biglietti venduti erano pochi.

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