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Storia "poconormale" del cinema: puntata 88

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Sequenze e modelli: dal libro al film

venerdì 29 ottobre 2010 - Focus

Robert Bloch è un nome conosciuto da cinefili e letterati, ma non dal pubblico grande. Mentre Psyco è un titolo conosciuto da tutti. È uno dei casi, in verità pochi, una vera anomalia, in cui il film sorpassa il libro, negando un assunto più che accreditato: il libro è sempre migliore del film. Dunque Bloch ha scritto il libro e Hitchcock ha diretto il film. Esattamente cinquant'anni fa. L'evento viene ricordato a Milano, con la proiezione di Psycho, non l'edizione di Hitchcock del 1960, ma quella di Gus Van Sant del 1998. Psycho è dunque la prova dell'eccezione, della prevalenza della pellicola sulla carta. Ma ci voleva Hitchcock, cioè uno dei maestri massimi, uno dei legislatori. L'eccezione vale anche per un altro titolo, "Vertigo", scritto da Boileau e Narcejac, autori del tutto sconosciuti prima che il regista, dopo aver trovato per caso, su una bancarella di Parigi, il loro romanzo, decidesse di farne il capolavoro, inserito dalla critica ufficiale nei cinque titoli più importanti della storia del cinema.

Esordiente
Tornando a Bloch (1917-1994), ai tempi di "Psyco" non era un esordiente, aveva già scritto tre romanzi, e non era proprio uno sconosciuto, ma la sua vita artistica sarebbe proprio cominciata nel 1959, quando pubblicò "Psyco", appunto. Nei primi racconti rivelò un'attitudine al mistero e all'horror poi, nella fase del dopo-Hitchcock si mantenne sulla linea che tanta fortuna gli aveva portato. Scrisse, negli anni sessanta-settanta, alcuni degli episodi della serie Hitchcock presenta, fu sceneggiatore di un paio di film di buon successo (Passi nella notte e Il mistero dell'sola dei Gabbiani) e firmò tre episodi della serie Star Trek. Questa sua propensione all'horror si esprimeva anche in "Psyco". E fu proprio in quella chiave che il regista intervenne. Un po' di horror certo era funzionale, ma un eccesso avrebbe cambiato la chimica del film, e la chimica di Hitchcock. Fra il libro e il film, le maggiori differenze stanno proprio nella qualità della violenza. Anche se il regista, è notorio, certo non disdegnava la violenza, ma con certe regole. La celeberrima scena della doccia è un modello, un unicum di violenza vista-non vista. Lo spettatore crede di vedere l'horror, ma Hitchcock gioca da illusionista. Janeth Leigh "sembra" nuda, sembra colpita, sembra ferita. Alla fine scorre il sangue verso lo scarico, ma il sangue è "attutito" dal bianco e nero. E comunque, pure se "truccati" sono quelli i 45 secondi di maggior terrore di tutto il cinema. Col complesso relativo di generazioni di donne che non riuscirono più a fare la doccia dietro a una tenda.

Differenza
In realtà nel romanzo Bloch decapita la donna, così come decapita il poliziotto che fa le indagini. Eccola la differenza di violenza. Il resto sono particolari, come l'ambientazione: nel libro siamo nel Texas, nel film in Arizona. E poi Norman Bates, lo psicopatico più famoso del cinema: nel libro trattasi di un cinquantenne corpulento, nel film trattasi ... di Anthony Perkins. Così come Hitchcock, anche Perkins è ineguagliabile.

Terzo lato
Psyco era un titolo troppo importante, un modello troppo accreditato e storicizzato perché non si chiudesse il triangolo. Intendo dire che per il terzo lato, dopo film e libro, per il remake era solo questione di tempo. Tentare un confronto con Hitchcock, magari cercando altre strade per non essere solo degli imitatori, significava, da parte di chiunque, affrontare il nucleare con il convenzionale. E così, per il suo Psycho, Gus Van Sant, non ha preteso di mettersi in competizione, ma si è semplicemente posto al fianco del predecessore e ha ripercorso sequenza dopo sequenza, esattamente la stessa strada. Non ha voluto correre rischi. L'unica licenza se la prende Vince Vaughn nella parte di Norman Bates. Contrariamente a Anthony Perkins, che osserva dal buco nel muro l'ospite nuda rimanendo immobile, Vaughn si masturba, meglio lo fa intuire, perché l'inquadratura rimane sul volto. Stralcio da un precedente intervento una lettura del carattere Bates.

Simbolo
"Anthony/Norman è un simbolo, quasi il lemma di una certa patologia. Ha rappresentato un modello per il mondo, modello molto complesso ma semplificato, se così si può dire, dal cinema di Hitchcock. In questo caso un film, secondo attitudine e azione, che non sono quelle dei trattati di medicina, si è imposto come un'intera biblioteca di testi specifici. Norman, psicopatico fra tanti confini, l'incesto, l'impotenza, l'omosessualità latente, è famigliare a tutti noi. Ci è persino caro. E ha chiuso tante strade. Dopo di lui era davvero impossibile rappresentare quella patologia, era superfluo. Come è stato "superfluo" proporre le ballerine dopo Degas, gli arlecchini dopo Picasso..."

Capolavoro vero Psyco, anche adesso. Persino celebralo, è un evento.

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