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Storia "poconormale" del cinema: puntata 85

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Sequenze e modelli: dal libro al film
Greta Garbo (Greta Lovisa Gustafson) 18 settembre 1905, Stoccolma (Svezia) - 15 Aprile 1990, New York City (New York - USA). Interpreta Anna Karenina nel film di Clarence Brown Anna Karenina.

venerdì 8 ottobre 2010 - Focus

Sequenze e modelli: dal libro al film
Un promemoria necessario: è di questi giorni una notizia che arriva dalla Russia. Una fondazione intitolata a Lev Tostoj, che ha sede a Jasnaja Poljana, non lontana da Mosca, dove visse il grande scrittore, in occasione della celebrazione dei cento anni dalla sua morte ha decretato che i Magnifici Sette della letteratura di ogni tempo sono: Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Joyce, Tolstoj."

Decimi
Tolstoj è un autore la cui adattabilità al cinema è molto alta, diciamo otto o nove decimi. Nei suoi romanzi c'è azione, ci sono tutti i sentimenti e c'è epica. Le sue storie possono essere intese come sacre scritture laiche, proprio perché contengono tutto, e tutto è segnale grande, decisivo, è indicazione per i lettori, per gli umani delle generazioni dell'era recente. Insomma, un Magnifico con tutte le carte in regola.
Prima dei suoi titoli acquisiti dal cinema è bene che io traduca il concetto detto sopra "sacre scritture laiche". L'indicazione di Tolstoj sta nella sua assoluta forza morale, derivata da una fede non cieca ma elaborata, razionale. I personaggi fondamentali dei suoi romanzi vanno sempre a parare verso il riferimento di Dio, naturalmente attraverso l'uomo e il suo arbitrio. Nei drammi individuali, come quello di Anna Karenina o del sensibile Pierre Bezuchov di Guerra e pace, o del tormentato principe Dimitrij Ivanovi Nechljudov di Resurrezione, vale sempre il doloroso impegno personale, attraverso prove dure e purificanti, nella ricerca del senso dell'esistenza. Il tutto governato dall'alto, che va sempre intuito e al quale ci si deve riferire. Tolstoj non fa mai pronunciamenti astratti, ma indica, attraverso i suoi modelli, che l'uomo, per affrancarsi deve seguire la propria coscienza. E se non lo fai il prezzo da pagare sarà là che ti aspetta. Vale per l'infelice Karenina che ha trasgredito, seppure per amore, ma alla fine deve affrontare il contrappasso. Questi confini così precisi fra il bene e il male erano perfetti per essere accolti dal cinema, soprattutto dal cinema dei decenni ancora abbastanza vicini allo scrittore quando era vivo. Il primo Resurrezione infatti è del '34 e la prima Anna Karenina del '35. Produzioni americane, con relativi codici morali del bene e del male che appartenevano a quel cinema: il buono e l'eroe trionfavano, il debole e il malvagio espiavano. E l'eventuale perdono arrivava certo, ma dopo l'espiazione. Codici che Tolstoj aveva creato in termini vasti e complessi, e che il cinema traduceva poi in termini semplici. Ma si sa, il cinema è così. Non ha tutto lo spazio della letteratura, deve... badare al sodo. È la ragione per cui quasi sempre gli scrittori prendono le distanze dai film tratti dai loro libri. E dico che Lev Tolstoj avrebbe certo apprezzato la rappresentazione in film dei suoi sforzi, ma con riserva.

Memoria
Lo scrittore russo ha scritto molti romanzi, fra quelli tradotti dal cinema ce ne sono alcuni che non fanno proprio parte della memoria popolare, come San Michele aveva un gallo, Il sole anche di notte e Il prigioniero del Caucaso. Ma i titoli eroici, anche per il cinema, sono appunto Resurrezione, Anna Karenina e naturalmente Guerra e pace. La vicenda Anna, è esemplare rispetto ai contenuti dei Tolstoj. Anna si innamora del conte Vronskij e abbandona marito e figlio. Ma il prezzo da pagare è troppo alto. La società, gli amici, tutti l'abbandonano, e alla fine anche l'amante. Anna si farà travolgere da un treno. Alla Kerenina hanno dato corpo e volto due fra le massime eroine del cinema di tutti i tempi, Greta Garbo e Vivine Leigh, nelle edizioni del '35 e del '48. L'edizione prevalente di Resurrezione è quella di Rouben Mamoulian del '34. Anche l'italiano Flavio Calzavara ha trasformato il romanzo in un film, nel 1944, edizione dignitosa. Si racconta la storia di un nobile che dopo averla in gioventù abbandonata, ritrova la donna processata per prostituzione. Decide di espiare (appunto) seguendola in Siberia.

Monumento
Guerra e pace è l'altro monumento di Tolstoj. Romanzo perfetto e film discreto. Alla regia un maestro come King Vidor, fra gli interpreti alcuni dei divi assoluti degli anni cinquanta, come Audrey Hepburn e Henry Fonda. Quest'ultimo (52enne) certamente a disagio e quasi grottesco nel ruolo del giovane Pierre. Trattasi di kolossal con grande budget, ma non viene considerato un classico nobile del genere. La storia è vasta ed epica: alcune famiglie russe devono affrontare l'aggressione da parte di Napoleone. L'imperatore dei francesi, secondo gli autori, rappresenta il male assoluto, l'accidente da affrontare e distruggere in nome dell'umanità tutta. E i personaggi determinano il proprio destino proprio rispetto a quella lotta col male. Alla fine, alla Tolstoj, il bene trionfa, ma a prezzo di quali perdite e dolori. Il romanzo supera il film, come quasi sempre accade, ma qui lo supera di molto. Alla fine, scremando l'essenziale, rimane la magnifica Audrey che fa Nataa, e rimane il dolce valzer di Nino Rota.

Americano
Tutte le produzioni citate sono americane. Tolstoj dunque "americano". Sarebbe una suggestiva contraddizione se non si trattasse di cinema. Il quale, lo ribadisco ancora, può permettersi tutte le licenze. E comunque trattandosi anche di mercato, il dualismo, l'antagonismo, la guerra fredda e tutto il resto che riguarda due Paesi che non si sono mai amati: tutto cade. Comunque ci ha pensato l'ottimo Serghei Bondarchuk, a dispensare un po' di Russia sull'opera del grande Magnifico, firmando nel 1966 un Guerra e pace per la televisione. Nell'agosto del 1910, al funerale dello scrittore, fra le colline di Astapovo la folla si snodava per chilometri. Non era mancato solo un autore, ma, per dirla alla russa, un grande padre di tutti. C'era una cinepresa a documentare quel funerale.

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