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Il colore della pelle e dell'idea

Un viaggio in Ruanda e uno nell'anima di un ex comunista per raccontare due storie di sempre.
di Alba Lercara

I nuovi progetti

martedì 23 ottobre 2007 - Incontri

I nuovi progetti
Cristina Comencini ha presentato oggi il suo ultimo libro, L'illusione del Bene, alla libreria Feltrinelli di Firenze. Un'occasione per parlare con lei sia del libro che del suo prossimo film Bianco e nero, che uscirà sugli schermi l'11 gennaio prossimo.
Intanto, alla Festa del cinema di Roma, Cristina ci offre un documentario, Il nostro Ruanda, una sorta di preludio, di preparazione al film che si occupa di quello che lei definisce "il mescolarsi". Una mescolanza di esperienze, di costumi, di amori, di difficoltà fra persone che hanno un diverso colore della pelle.

Com'è nata l'idea del documentario?
L'idea del film Bianco e Nero è nata proprio dal documentario. Gli ha aperto la strada. Insieme a Walter Veltroni abbiamo fatto un viaggio in Ruanda, per accompagnare un gruppo di studenti liceali di Roma. Loro avevano raccolto fondi per la costruzione, in Ruanda, di alcune strutture scolastiche e di un acquedotto. Il viaggio aveva l'obiettivo di far conoscere la realtà dell'Africa, quella vera. Veltroni mi ha chiesto di girare un documentario. Così, in quattro giorni, ho filmato gli incontri fra i ragazzi italiani e ruandesi, le immagini del Paese, il tutto legato da un commento, dalla voce narrante di uno storico. Si alternano le immagini del viaggio e il commento. Sappiamo poco del Ruanda. Ci sono anche altri documentari, magari più dettagliati, ma l'interessante era far vedere l'incontro fra i ragazzi di due Paesi tanto diversi. Si sono capiti subito, sentiti, come ritrovati. Hanno condiviso esperienze comuni. Il seguito di tutto questo è venuto da sé: sono rimasta molto amica di alcune persone ruandesi che ci hanno accompagnato. E ho capito un significato vero, profondo e semplice: in Italia noi non abbiamo amici neri. Da qui l'idea della commedia sul mischiarsi, da qui l'idea del film. Sui razzismi reciproci, sulla passione d'amore che può nascere fra due persone di colore diverso. La storia è anche ironica, leggera. Per me l'esperienze è un po' diversa. Io ho frequentato una scuola internazionale e sono abituata ad avere amici di Paesi lontani. Ma qui si vive divisi. Io non ho voluto fare viaggi turistici in Africa, volevo conoscere. Il viaggio in Ruanda è stata un'occasione per riprendere tutta un'umanità.

È più importante scrivere un libro o una sceneggiatura?
Il libro lo sto promuovendo in tutta Italia, è un grande impegno per me. Se è più importante scrivere un libro o la sceneggiatura di un film? È più importante scrivere, è la scrittura che conta. Amo scrivere. Un film parte da un racconto, da una storia. È la sceneggiatura. Anche se il cinema è meraviglioso, per me lo è di più la scrittura.

Il suo ultimo libro narra una vicenda più politica che personale?
Tutto è personale, è la storia di una ricerca intensa. È totalmente personale, anche se la ricerca può avere un contenuto politico. Scrivo di un uomo che viaggia con il figlio, dentro e fuori di sé.È una storia d'amore. La politica si fa carne: si cerca qui di superare un trauma personale e politico. Un lutto personale. In questa storia il figlio e il padre, un comunista deluso che cerca le ragione di un crollo, crescono insieme. In Italia esiste una diversità fra romanzo privato e civile, ma io non sento questa distinzione. Ci sono vicende umane e sentimenti che accadono anche in occasione di eventi politici.

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