Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
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Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Veniamo da un brutto postodi Germano F.Feedback: 1250 | altri commenti e recensioni di Germano F. |
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domenica 10 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' un film profondo "Shame". Un film che alla fine lascia in uno stato di profonda frustazione morale. Steve McQueen colpisce nel segno descrivendo una società e una comunità contrassegnata da ipocrisie e subdole inclinazioni alle perversioni (di cui il sesso è solo una delle tante metafore). E non parliamo ovviamente solo del protagonista. Lui è solo l'apice, l'elemento più manifesto, il personaggio che metaforizza un'intera società. Sono gli altri personaggi che più fanno riflettere. A cominciare dal suo capo (James Badge Dale) nella duplice veste di seduttore da quattro soldi la notte e in quella di efficente padre di famiglia la mattina seguente. Il regista è abile a delineare con luci e toni una città, e con essa una società, piovosa, grigia, sporca, che vive indubbiamente in sottotraccia, pronta ad emergere in conflittualità apparentemente insolubili. Bellissima la fotografia, bellissimo il sonoro, sfruttati ambedue al massimo delle loro possibilità di esemplificazione degli stati psicologici e morali dei personaggi. Fassbender interpreta il suo ruolo con partecipazione e coraggio, riuscendogli a dare un'intensa e misurata drammaticità, vitale per non cadere nell'involontariamente comico in alcune scene di seeso. Carrey Mulligan è sempre più brava, sempre più coraggiosa e sempre più capace di captare ogni più intensa e fragile emozione del suo complesso personaggio. McQueen si dimostra qui regista di rarissima sensibilità, capace di trattare l'argomento con un'intelligenza e con una capacità focalizzante che in ben pochi autori dell'ultima generazione riusciamo a trovare. L'evento centrale del film è la parte in cui la Mulligan canta "New York, New York" : molta intensa, molto drammatica, capace di farci intuire l'emotività di Fassbender e il suo profondo travaglio interiore. Ma sono poi tantissime le scene che ci rimangono nello stomaco : Fassbender nudo che girovaga nell'apatica solitudine di casa sua; Il protagonista che corre nella notte newyorkese caotica, sporca e nei suoi luoghi più vissuti (vedi Madison Square Garden ) sola; il dialogo, privato, intimo, che per due volte vediamo tra fratello e sorella, momento di vicinanza e apertura, di brutale confronto e di sfogo; lo sguardo intenso e rasserenante che si scambiano in ufficio vicino alla macchinetta del caffè Fassbender e Nicole Beharie; la bellissima e commovente frase di Mulligan "...Noi non siamo cattive persone. E' solo che veniamo da un brutto posto. Grazie di avermi fatto restare..." ...dice tutto, così lontani e così vicini. E' normale se vedendo questo film ci sentiamo un po' disturbati, un pizzico colpevoli: in fondo parla della nostra società moderna, parla di noi, delle nostre ipocrisie, del nostro latente perbenismo, della nostra incapacità di relazionarci con gli altri, in un mondo sempre più estremo e spinto verso un nulla e un vuoto che solo un'intensa capacità dialogica possono colmare.
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