L'aspetto centrale ne film della musica di Franco Piersanti ci riporta un poco alla centralità della comunicazione per immagini e per vibrazioni musicali. Questa commistione porta a livelli di comunicazione più intensi, dovo la composizione musicale si piega alla trama del film rendendola ora più fluida,altrove più solenne , in altri momenti intensamente introspettiva ; comunque musicha che sempre si compenetra con l'immagine e la vibrazione della parola.
La collaborazione con Franco Piersanti , già sodalizio convincente con il regista Nanni Moretti, appare nel caso di specie, dove si sondano aspetti "volatili ed incerti ", appare particolarmente sinergica con il film: la risonaza dei brani genera eventi sicronici particolarmente interessanti riempento i vuoti che altrimente la sola immagine non averebbe avuto la capicità di tracciare .Ci piace sottolineare e condividere parte del teso di Roberto Pugliese che pedissequamente riportiamo "L’assolo pianistico di “Il gabbiano” possiede poi la grandezza toccante e crepuscolare di una ballata chopiniana e si colloca come pagine tra le più grandi della letteratura pianistica nell’ambito della musica per film; ancora un’ironia smossa e vagamente sinistra si agita nelle irrequietezze degli archi in “I cardinali a teatro”, mentre i colori si incupiscono nuovamente in “Il ritorno”, che ripropone materiali dell’iniziale “Habemus Papam” ma inizialmente contratti, quasi catafratti, con perorazioni di legni e corni sull’inamovibile pensosità degli archi, capaci però alla fine di allargarsi un’ultima volta fino a un definitivo, mesto unisono" Non saprei meglio dire . Bravo Roberto Pugliese!!Per entrare nel'opera ci sentiamo di dire che Nanni Moretti non si esplicita verbalmente , restando, apparentemente, non allinato a specifiche critiche verso le istituzioni relegiose .
Ma va detto che” l’evento ipotizzato di un Papa nominato che non si sente pronto a ricoprire il suo ruolo istituzionale “è di per se “una simbologia critica ” anche perché tutto si inserisce in un contesto storico dove l’istituzione religiosa Romana è messa a dura prova dai fatti .
L’ambiguità voluta di Moretti , è , comunque ,verbalmente conveniente perché concede a noi spettatori l’opportunità di fare le nostre analisi e ed introspezioni circa il senso implicito di un ingonbrante rifiuto.
Di facciata ,con uno spirito buonista , potremmo dire :” non c’è critica della regia ma solo rappresentazione dell’ umanità,debolezza e consapevolezza di inadeguatezza”
Nella realtà propositiva della regia è messo in scena un’onda sibillina che comunque mette in gioco tutto : l’uomo Papa, il dubbio esistenziale dell’essere umano, la paura di non sapere e di non poter essere ,la confusione nell’ immedesimazione in un ruolo ingombrante quale quello istituzinoale di Papa di una primaria istituzione religiosa.
Michel Piccoli, nel ruolo del Papa smarrito, con dolcezza e sensibilità sembra più ripercorrere le sue radici piuttosto che cercare di accettare ” l’incoronazione “.
I tanti ma e se che aleggiona e vibrano nel film sono quelli tipici dell’umana esistenza che mai trova risposte definitivi sino all’ultimo misterioso volo.
Concludendo , Moretti è silente solo nella foma ,non nella realtà dei propositi ,perchè i vuoti ed i silenzi rappresentati son in reatà potente strumento di riflessione,per l’uomo in genere, per l’uomo in predicato di divenire Papa, per le istituzioni religiose apparentemente senza un capo spirituale.
Vuoti , silenzi che potrebbero essere annullati in un attimo solo con un atto di fede conme fece Francesco d’Assisi che per un “soffio ” fu capace di abbandonare tutto e creare una nuova certezza: un Dio gentile e amorevole ovunque.
buona visione
weach illuminati
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