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Il remake di un classico potrebbe sembrare una provocazione se non addirittura una profanazione ma se dietro la macchina da presa ci sono i fratelli Coen allora anche un mito come John Wayne può vacillare. “Il Grinta” versione 2011 si prende qualche licenza sul romanzo e pure su quel film che nel 1970 diede l’unico Oscar al grande attore americano, eppure il fascino della frontiera rimane inalterato nonostante il genere abbia attraversato un periodo di crisi. Ci sono voluti registi del calibro di Eastwood a riportarlo in auge, il recente “Appaloosa” di Harris qualche anno fa ha poi fatto vedere di che pasta sono fatti i western del nuovo millennio. Per l’occasione Joel ed Ethan Coen chiamano a raccolta Jeff Bridges e Matt Damon per inscenare una caccia all’uomo –il fuorilegge con qualche omicidio di troppo ha il volto di Josh Brolin-, danno ad una bisbetica quattordicenne che si dimostra indomita come una femminista ante litteram la parte della figlia con propositi di vendetta. Scene en plein air, il gusto per la caccia all’uomo nelle lande desolate della frontiera, bivacchi di fortuna, bizzarri personaggi incontrati in questo viaggio catartico che vede scontrare il duro sceriffo attaccato alla bottiglia con l’integerrimo texas ranger ossessionato dal senso del dovere. Certo Bridges non è Wayne, il mito sembra inattaccabile persino da un attore molto nel ruolo ma “Il Grinta” riesce ad evocare un mondo popolato da cowboy con la pistola in pugno e da banditi legati al codice d’onore. Un plauso alla piccola Hailee Steinfeld dal piglio autoritario nonostante la giovane età ed alla coppia Bridges/Damon che porta a termine l’incarico tra mille difficoltà. I fratelli Coen tornano alle atmosfere di “ Non è un paese per vecchi” portando sullo schermo un classico degli anni ’60, il risultato è più che apprezzabile quando un film si affida alla regia asciutta e ad una fotografia old west.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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