Anno | 2024 |
Genere | Thriller |
Produzione | Brasile |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Karim Aïnouz |
Attori | Fábio Assunção, Nataly Rocha, Iago Xavier . |
MYmonetro | 2,68 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 23 maggio 2024
L'amore tra un giovane che vive contro un sistema che lo vuole morto e una donna che resiste agli attacchi del patriarcato contro la propria vita.
CONSIGLIATO NÌ
|
Ceará, Brasile. Heraldo accetta dalla gangster e pittrice Bambina l'incarico di uccidere un uomo. In serata conosce una donna in un locale e i due finiscono al Motel Destino: la mattina dopo lei lo deruba, fugge e lo chiude in camera. Heraldo non si presenterà all'appuntamento da sicario e a farne le spese sarà il fratello. Braccato da gangster e polizia, sceglierà quindi di rimanere nel motel nel ruolo di tuttofare: ma ben presto l'attrazione reciproca tra lui e Dayana, moglie del violento proprietario Elias, scatenerà la gelosia di quest'ultimo.
Regista curioso Karim Aïnouz. In un panorama di autori sempre più intenti a raccontare se stessi e a rivisitare la propria filmografia, il regista di Fortaleza ha il grande merito di cambiare pelle a ogni film, in maniera quasi sfrontata e provocatoria.
Il mondo della cinefilia si innamora del suo cinema grazie a La vita invisibile di Euridice Gusmão, credendo di aver trovato un autore affidabile. Poi arriva Firebrand, fallimentare tentativo di giustapporre istanze femministe a un dramma in costume, con star poco credibili nei panni dei reali inglesi e nessuna traccia dello sguardo del regista di Gusmão.
Logico quindi attendersi "qualcosa di completamente diverso", per dirla con i Monty Python. E infatti Motel Destino, pur tornando nel Brasile natio, vira verso lande cinematografiche nuove ed estreme, tuffandosi nella exploitation di decenni or sono, dove sesso e violenza regnavano sovrane. La redenzione attraverso la perversione, chiusi in un motel in cui la colonna sonora costantemente udibile non è quella di un condizionatore malfunzionante, ma quella di gemiti e corpi che si uniscono in un amplesso.
Sesso invisibile al nostro sguardo di voyeur, se non attraverso uno spioncino, che fa il paio con quello invece generosamente esposto dal trio di protagonisti: Dayana e Heraldo si toccano e si sfiorano, anche brutalmente, fin da subito. L'energia tra i loro corpi è percepibile, quasi tangibile, e il merito di Aïnouz sta proprio nel saperlo comunicare attraverso la lingua del desiderio, l'unica di cui sono padroni (Heraldo è quasi analfabeta) i tre vertici disperati del triangolo amoroso di Ceará.
Film di sudore appiccicoso e sesso ginnico, raramente gioioso, come un piacere da soddisfare con urgenza e senza spazio per ogni forma di romanticismo. Era da Brivido caldo di Lawrence Kasdan che la relazione tra erotismo e temperature bollenti non si presentava in maniera così inscindibile, come se si trattasse di una simbiosi.
Merito soprattutto della fotografia di Hélène Louvart, straordinaria da sempre nella sua capacità di catturare la sensualità su 16mm (Beach Rats, Disco Boy), che immerge ogni scena in un misto di rosa, arancio e blu, rischiarandola con le luci elettriche e squillanti dei neon.
Motel Destino spiazza, conquista e riesce, pur nella prevedibilità di genere, a sconfiggere la prevedibilità, grazie all'arroganza stilistica di chi è fermamente convinto della propria estetica. Quella che il polimorfo Aïnouz ha adottato per un'occasione, probabilmente destinata a non ripetersi.
Il noir all'equatore, senza ombre e imbevuto di cromatismi primari: Karim Aïnouz torna in Brasile e si ferma al Motel Destino, dove i corpi stanno in sospensione tra passione e desiderio e il postino suonerebbe due volte. È qui che, dopo l'uccisione del fratello, il giovane Heraldo si nasconde: tra i gemiti perenni delle stanze a ore, in cui si agitano e sudano gli amanti occasionali.
Nello stato del Ceará, nel nordest del Brasile, fa sempre caldo, 30 gradi tutto l'anno. Le scogliere, le spiagge, il mare cristallino sono gli elementi naturali in cui crescono, apparentemente felici nonostante la scia di drammi familiari alle spalle, Heraldo e Jorge, fratelli ma non solo, abituati a farsi forza l'un l'altro nella fatica del loro quotidiano.
Dopo il temibile Firebrand (2023), in competizione l'anno scorso a Cannes, il brasiliano Karim Aïnouz, incredibile ma vero, riesce a fare di peggio: ancora in lizza per la Palma, è Motel Destino, thriller, si fa per dire, erotico. Siamo a Ceará, costa nordorientale del Brasile, con 30 gradi tutto l'anno e bollori vari ed eventuali. Ogni notte, ma pure di giorno - il film è più che altro una lunga [...] Vai alla recensione »
Dopo dieci anni di assenza, il regista brasiliano/algerino Karim Aïnouz (a Cannes anche l'anno scorso con il film in lingue inglese Firebrand) torna a lavorare in Brasile, e nello stato natale di Ceara, con Motel Destino, un noir scottante di calore e luce equatoriali ,ambientato in un hotel isolato, che sembra un fortino di cemento e porte metalliche, sulla strada verso Fortaleza.
Dal regista dell'ottimo "La vita invisibile di Eurídice Gusmão, che proprio qui a Cannes trovò consacrazione nel 2019, una storia che sembra uscire dall'ennesima variazione del triangolo, vagamente riferito al "Postino". Heraldo è un giovane costretto a fuggire dopo una rapina, dove il suo compagno viene ucciso. Finisce in uno squallido motel a ore, condotto da Dayana e da suo marito Elias, un uomo [...] Vai alla recensione »
"Il colore, per me è come il sangue è traduce una pulsazione della vita". Per Karim Aïnouz la potenza figurativa del suo cinema parte proprio da lì. È proprio il colore che lascia esplodere le forme del melodramma in La vita invisibile di Eurídice Gusmão che alimenta i contrasti non solo visivi ma anche le emozioni delle due protagoniste e crea una pittura in movimento come in Firebrand.
Il desiderio è senz'ombra di dubbio uno dei motori portanti dell'approccio stilistico ed etico al cinema da parte del brasiliano Karim Aïnouz, in grado di declinarlo nei modi più disparati, come dimostrano le sue quattro ultime opere, ognuna delle quali presentata al Festival di Cannes: ne La vita invisibile di Eurídice Gusmão si trattava del desiderio di due sorelle separate da migliaia di chilometri [...] Vai alla recensione »