Titolo originale | Showing Up |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Kelly Reichardt |
Attori | Michelle Williams, Amanda Plummer, John Magaro, James Le Gros, Chau Hong Judd Hirsch, André Benjamin, Larry Fessenden, Maryann Plunkett, Heather Lawless. |
MYmonetro | 3,12 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 28 maggio 2022
Guai privati di un'artista che sta per esibirsi nella sua performance più importante. Il film è stato premiato a National Board, ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, Il film è stato premiato a Cahiers du Cinéma, Al Box Office Usa Showing Up ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 732 mila dollari e 63,4 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Nella settimana che precede l'esibizione dei suoi lavori in una galleria, la scultrice Lizzie, quarantenne sola, affittuaria di una collega artista e impiegata nella scuola d'arte gestita dalla madre, vive con ansia e insieme indifferenza l'avvicinamento all'evento, impegnata a ultimare le sue ultime produzioni, infastidita dalla mancanza di acqua calda in casa, occupata a curare un piccione ferito dal suo gatto, preoccupata dall'instabilità mentale del fratello e in generale dai rapporti disfunzionali della sua famiglia.
La regista americana Kelly Reichardt racconta il mondo di artisti di Portland, Oregon, attraverso lo sguardo distaccato e depresso di una donna vittima del suo retaggio familiare e incapace di trovare sfogo nelle sue sculture.
Le sculture che si vedono in Showing Up sono opera dell'artista Cynthia Lahti e sono lo specchio della condizione della protagonista, Lizzie: donne minute, alte all'incirca cinquanta centimetri, ripiegate su sé stesse, dai volti trasfigurati e dai toni smorti, ravvivate da tracce di colore generate dalla cottura della ceramica. Lizzie, quarantenne sola e insoddisfatta della propria vita, isola all'interno di una comunità di artistoidi a sua volta tagliata fuori dal mondo (nella residenza artistica dove lavora Lizzie, studenti e studentesse creano opere d'arte che nessuno sembra notare), riproduce il mondo replicando il suo stato d'animo, il suo distacco dalla realtà al limite della depressione. Come la sua protagonista, il film è immerso in un'atmosfera ovattata che si specchia anch'essa nelle sculture, con i toni minimalisti e compiaciuti del mumblecore americano che danno al racconto un passo ripetitivo e sfiatato. Dai disegni preparatori su cui si apre alle figure rigide e smaltate create da Lizzie, il processo artistico mostrato da Kelly Reichardt illustra il passaggio dall'idea alla materia, dalla scintilla della creazione alla cristallizzazione della vita: uno sguardo pessimista, per fortuna ironico, sul fallimento dell'arte nell'emendare l'esistenza. Lizzie, interpretata da Michelle Williams, non ha amici, non ha compagni, ha un gatto che non esce mai di casa e sembra riporre tutta la sua affettività verso un uccello ferito. La mancanza d'acqua calda che la tormenta diventa il segno del suo disadattamento, dell'impossibilità di lavarsi di dosso la fuliggine di un'esistenza senza sbocchi (non è un caso che i vestiti indossati dalla Williams siano sempre su tonalità spente, grigi, beige, azzurro cenere...) e in apparenza senza cause.
Con grande sensibilità e intelligenza, Reichardt, che indugia fin troppo a lungo nel seguire la monotonia della vita di Lizzie, nell'ultima parte del film risolve alla sua maniera - senza cioè mai scivolare nel dramma e limitandosi a suggerire, più che declamare - tutte le domande generate dalle ellissi e dai fuoricampo, ricomponendo il puzzle di un dramma famigliare mostrato nella prima parte attraverso frammenti. La malattia mentale del fratello, l'incostanza del padre fanfarone, l'indifferenza della madre e l'imbarazzo ferito di Lizzie convogliano nel giorno dell'esposizione e rivelano con freddezza quasi feroce il trauma di una famiglia distrutta dall'arroganza dei genitori e dall'orgoglio protettivo dei figli. Le sculture di Lizzie rimangono lì, esposte su un tavolo, a emblema di un dolore pietrificato e impossibile da sciogliere, anche se nel finale il volo di un uccello - simbolo fin troppo chiaro - offre alla protagonista l'opportunità di muoversi più libera e serena, in una città piena di artisti ma svuotata di vita. E se la vita manca, a cosa serve l'arte?
Un'artista sta lavorando alla mostra che, potenzialmente, potrebbe svoltarle la carriera, ma attorno a lei si agita un caos calmo composto di piccoli drammi personali, fastidi professionali, personaggi bizzarri. Saprà trarne ispirazione. Kelly Reichardt segna il suo ritorno nel Con- corso principale del Festival di Cannes con un'opera minore, un film dal respiro leggero che ripropone con misura alcuni [...] Vai alla recensione »
Lizzy Carr è una scultrice. Le sue creazioni sono piccole donne in ceramica, strambe ed enigmatiche, i cui colori brillanti si mostrano solo dopo la cottura, come farfalle uscite dalla crisalide. Lizzy affitta la sua casa studio da Jo, una sua collega della scuola d'arte dove studia e lavora, anche lei artista, meno introversa e più compiuta, talmente concentrata su se stessa da dimenticare di riparare [...] Vai alla recensione »
Premiata in apertura con la Carrosse d'or, il premio alla carriera della Quinzaine des realisateurs, Kelly Reichardt «chiude» il concorso del festival di quest'anno con Showing up, un film che, a partire dal sottile doppio senso del suo titolo (il gioco di parole è tra to show up, esserci, e show, inteso come mostra d'arte o spettacolo) racchiude in sé, le qualità essenziali del cinema reichardtiano [...] Vai alla recensione »
Una giovane scultrice è in attesa di inaugurare la sua nuova mostra. Nel frattempo un'amica trova un piccione ferito dal gatto di casa e si propone di medicarlo, aspettando che torni a volare. Deludente opera di una regista tutt'altro che banale, che qui si rinchiude in uno spazio ristretto per raccontare la vita quotidiana, nella sua futilità, affidandosi peraltro a una metafora consumata e fin troppo [...] Vai alla recensione »
Il minimalismo umanista come esibita forma d'autore. Disegni sui titoli di testa, sculture che si bruciano, piccoli eventi quotidiani che diventano tracce di insoddisfazione ma anche di ispirazione. Si affida ancora al corpo di Michelle Williams il nono lungometraggio di Kelly Reichardt, alla quarta collaborazione insieme dopo Wendy e Lucy, Meek's Cutoff e Certain Women.
Lizzy (Michelle Williams) ha circa quarant'anni, vive nella periferia di Portland e fa la scultrice. Non ha particolari gratificazioni professionali e anche la sua vita privata appare piuttosto piatta. Abita da sola in un appartamento in affitto in cui non c'è mai l'acqua calda, ha un gatto, una padrona di casa - Jo, artista anche lei - che mal sopporta e nessun amico.
Una giovane scultrice è in attesa di inaugurare la sua nuova mostra. Nel frattempo un'amica trova un piccione ferito dal gatto di casa e si propone di medicarlo, aspettando che torni a volare. Deludente opera di una regista tutt'altro che banale, che qui si rinchiude in uno spazio ristretto per raccontare la vita quotidiana, nella sua futilità, affidandosi peraltro a una metafora consumata e fin troppo [...] Vai alla recensione »
È un oggetto strano, non immediato, Showing Up. Un po' come le statuette che sta preparando tra mille difficoltà personali Lizzie (Michelle Williams), scultrice immersa in una famiglia e comunità di artisti, inseguita da mille nevrosi. Ci vuole pazienza per ammirare il lavoro di Lizzie, coi colori che sono imprevedibili, quasi fuori controllo. Showing Up è così, si svela piano piano, tocca a noi saperne [...] Vai alla recensione »
Un fratello fuori di testa, un padre che ci fa e ci è, una madre che (si) nega, un'affittuaria che le nega l'acqua calda, un piccione menomato dal proprio gatto, portato dal veterinario (150 dollari per la mera indicazione della boule d'acqua calda) e quindi amorevolmente accudito e, sopra tutto, un'esibizione imminente, dove mostrare le proprie sculture di variopinte, e all'occasione ustionate, donnine. [...] Vai alla recensione »