Titolo originale | When Hitler Stole Pink Rabbit |
Anno | 2019 |
Genere | Family, |
Produzione | Germania, Svizzera |
Durata | 119 minuti |
Regia di | Caroline Link |
Attori | Riva Krymalowski, Marinus Hohmann, Carla Juri, Oliver Masucci, Ursula Werner Luisa-Céline Gaffron, Anne Schäfer, Benjamin Sadler, Martin Hug, Andreas Matti. |
Uscita | giovedì 28 aprile 2022 |
Distribuzione | Altre Storie |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,75 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 26 aprile 2022
Una famiglia ebrea deve fuggire dai nazisti da Berlino. In primo luogo fuggono a Zurigo. Da lì vanno a Parigi e infine a Londra. In Italia al Box Office Quando Hitler rubò il coniglio rosa ha incassato 28,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
1933, Berlino. Anna ha 9 anni e suo fratello Max ne ha 12. Il padre è un famoso e severo critico teatrale e la madre è una pianista. Sono ebrei e nel momento in cui Hitler riesce a formare il suo primo governo in seguito alle elezioni la famiglia è costretta ad abbandonare la sua vita agiata per raggiungere rapidamente la Svizzera. Qui alloggiano in un albergo costoso nella speranza che il genitore trovi un impiego adeguato. Le cose però non vanno come sperato e i quattro debbono nuovamente partire per raggiungere Parigi. Anche lì la loro esistenza non sarà delle più facili e dovranno conoscere l'indigenza senza avere la certezza che la Francia possa diventare la loro seconda patria.
Il romanzo, in parte autobiografico, di Judith Kerr edito nel 1971 e tradotto in più di venti lingue trova la sua trasposizione cinematografica in un film non solo per ragazzi.
Per chi non conoscesse il romanzo è bene chiarire che il coniglio rosa del titolo è il simbolo di una deprivazione di cui non si riesce a comprendere il motivo soprattutto se si è una bambina di 9 anni. Anna, nel momento in cui la sua famiglia deve lasciare la Germania, deve scegliere uno dei suoi giocattoli da portare con sé ed è incerta tra due. Dovrà sacrificare a Hitler e al suo antisemitismo l'amato coniglio e questo resterà per lei il primo segno tangibile di un sopruso.
Caroline Link ha trovato il coraggio (grazie a una coproduzione germanico-svizzera-italiana) di affrontare un best seller da più di 50 anni per il quale ci si chiedeva per quale ragione non fosse ancora diventato un film. Questa pur pregevole realizzazione ne svela le insidie. Ciò che sulla carta rilegata funzionava (la narrazione di una progressiva deprivazione in cui però era assente l'orrore dello sterminio) rischia di diventare sullo schermo un ostacolo alla possibile empatia.
Se si osserva il dipanarsi della vicenda con sguardo adulto si può comprendere come la cecità dell'odio razziale possa colpire a tutti i livelli trasformando una famiglia benestante in un nucleo affettivo che fa fatica a pagare l'affitto e i cui membri più giovani debbono acquistare matite a 'bon marché' o raccogliere monetine in una fontana. Si tratta di una visione inusuale e, proprio per questo, interessante anche nel trattare i ruoli parentali con la madre che sacrifica la propria professionalità di pianista mentre il marito non intende modificare per nulla i propri taglienti giudizi di critico neanche di fronte alla gentilezza di uno dei suoi bersagli del recente passato. Tutto questo mentre sullo sfondo domina l'impossibilità del rientro in patria e nel futuro si prospetta una vita da esule itinerante.
Il problema semmai si pone per una proposta ai più giovani anche se è necessario proporre un distinguo. La giovanissima zurighese Riva Krymalowkski (che nel momento in cui si girava il film aveva 11 anni) è di una bravura straordinaria ed è da pensare che nel futuro la ritroveremo sugli schermi del cinema e della televisione. Il suo personaggio risulta però troppo adulto e consapevole per l'età che ha e l'appellativo di 'ometto' che le ha affettuosamente affibbiato il fratello risulta più che mai appropriato.
Questo può far sì che venga un po' a mancare quel processo di identificazione che è sempre necessario ma che lo diviene in misura maggiore quando si tratta di un pubblico infantile. Se a ciò si aggiunge che momenti di vera tensione nel film sono assenti e che la Storia finisce con l'agire sullo sfondo si può comprendere come la vicenda di una famiglia benestante che si ritrova a perdere quasi tutto conservi un suo interesse per un pubblico adulto che può attingere a una comprensione più ampia della problematica ma fatichi nel coinvolgere chi adulto non è.
È difficile trovare una regista tedesca e forse europea paragonabile a Caroline Link, giunta all'età di 58 anni al suo settimo film, anche se, allorché il suo ultimo film Quando Hitler rubò il coniglio rosa uscì in Germania il giorno di Natale del 2019, la regista di anni ne aveva tre di meno. Link ha esordito, si può dire, col botto, se si tiene conto che il film d'esordio Jenseits der Stille (Al [...] Vai alla recensione »
Berlino, 1933. Hitler sta per vin- cere le elezioni e il giornalista Arthur Kemper (Oliver Masucci) scopre che a causa dei suoi scritti è finito in una delle liste del Führer. Sua figlia Anna (Riva Krymalowkski) ha solo nove anni e non capisce bene ciò che sta succedendo. Non comprende perché non si possa parlare della fuga del padre ed entra in crisi quando deve scegliere un giocattolo da portare [...] Vai alla recensione »
Da un libro per bambini, in parte autobiografico, scritto da Judith Kerr nel 1971. Vale come attenuante del titolo con morale incorporata: Hitler ruba l'infanzia ai bambini (per non parlare delle altre malefatte, "quando sarai grande capirai"). Nel film sembrano tutti già adulti, mentre i genitori illustrano il concetto "borghesia colta": papà scrive e guadagna bene, la mamma suona il pianoforte, c'è [...] Vai alla recensione »
«Non capisco una parola, ma non importa perché presto, capirò tutto». Così esce di scena la piccola Anna, nell'ultima inquadratura del film. Con una speranza, uno sguardo in avanti. L'ennesimo tentativo di reagire al destino e credere alla libertà, alla gratitudine. Nel suo saluto allo spettatore, si ribadisce il suo temperamento, la sua grande forza di volontà, la sua indole a non rassegnarsi e a [...] Vai alla recensione »
Se avete una figlia intorno ai dieci anni, e volete farle capire l'antisemitismo e tutti i fascismi che hanno insanguinato (e insanguinano) il mondo, portatela a vedere Quando Hitler rubò il coniglio rosa. È la storia vera della famiglia Kemper, intellettuali ebrei che alla vigilia dell'ascesa del nazismo lasciano Berlino per riparare prima in Svizzera, poi a Parigi, infine.
Una storia che racconta con grande delicatezza il tema dell'Olocausto. Il quarto lungometraggio della regista tedesca Caroline Link, vincitrice di un Oscar per il miglior film straniero nel 2001 per Nowhere in Africa, dal titolo Quando Hitler rubò il coniglio rosa, è tratto dall'omonimo romanzo di Judith Kerr, scritto nel 1971 ed edito da Rizzoli. Il film, sceneggiato dalla stessa Link insieme ad Anna [...] Vai alla recensione »
Berlino, 1933. Hitler sta per vincere l'elezioni e il giornalista Arthur Kemper scopre che a causa dei suoi scritti è finito in una delle liste del Führer. Anna, sua figlia, ha solo nove anni e non capisce bene ciò che sta succedendo. Non comprende perché non si possa parlare della fuga del padre ed entra in crisi quando deve scegliere un giocattolo da portare nel nascondiglio a Zurigo.
È il 1933. Anna ha 9 anni, è ebrea e ha un rituale di saluti tutto suo quando è costretta ad abbandonare un luogo. «Addio mia buona casa», «addio studio di papà», «addio tavolo da pranzo» dice decisa nel lasciare la Germania. «Addio strade strette», «addio vecchio abbeveratoio» nel fuggire dalla Svizzera. «Au revoir casa grigia», «au revoir Rue de la Victoire» mentre va via da Parigi.
Berlino, 1933. Anna Kemper è con il fratello Max a una festa di Carnevale. Si è mascherata da mendicante, lei che, nata in una famiglia benestante tedesca di origine ebraica, fino ai nove anni ha sempre frequentato le migliori scuole della città e non ha mai conosciuto il significato della povertà. Ma quel travestimento di stracci logori diventa, per Anna e Max, da gioco realtà: un'improvvisa telefonata [...] Vai alla recensione »