Colossale blockbuster dalle ambizioni sconfinate, Avengers: Infinity War ha l’evidente compito di chiudere un ciclo. Con il presentarsi, finalmente, del villain più potente e temibile, al cui confronto tutti i precedenti cadono come castelli di carte, dopo 5 anni d’attesa (dalla sua prima comparsa nella scena dopo i titoli di coda di The Avengers). E, il film, diretto dai Russo e sceneggiato dai “soliti” Markus e McFeely, non può che adattarsi alla portata dell’evento.
Si tratta sicuramente del film Marvel su più larga scala, e di uno dei più imponenti in generale nella storia del cinema. Assicura due ore e mezza di azione in grande stile, con immensi teatri di battaglia, grandiosi effetti speciali infinite location ed infiniti personaggi.
A questo proposito, evidente risulta il fatto che, data la loro mole, non tutti i personaggi abbiano l’occasione di risaltare all’interno del film, ma è anche pur sempre vero che, nei limiti di un lungometraggio, Infinity War riesce quasi sempre a fare il lavoro migliore e ad amalgamarli.
Non era cosa facile, il risultato finale poteva rivelarsi molto più frammentato, frammentario ma soprattutto caotico. Il film dei Russo, invece, si rivela tutto sommato alquanto compatto, non troppo dispersivo e, seppur con qualche cedimento, in linea generale serrato, perfino conciso, si potrebbe dire.
Difatti, nonostante duri due ore e mezza è pur sempre vero che avrebbe potuto durare molto di più, altrimenti si sarebbe rischiato di “gettare” nella mischia personaggi un po’ a casaccio senza un minimo di preambolo, di dialogo, di confronto. Ed è forse il caso di sottolineare che, pur con la sua scala più ridotta, Captain America: Civil War, dopotutto, durava appena 2 minuti in meno.
Ovviamente, non si tratta di nulla di particolarmente innovativo, in linea di massima, ma, al 19° film, era anche un po’ pretestuoso aspettarselo. Nei limiti del cinema di genere, Infinity War si rileva un film riuscito, non certo eccezionale, ma riuscito. Se all’inizio può apparire addirittura un po’ trash con il malvagio più potente che si trova costretto a ricorrere a banali, “analogiche” e sonore scazzottate (evidentemente immancabili), il film si riprende ben presto (nonostante le scazzottate ritornino puntuali), e regala due ore e mezza d’intrattenimento che, al contrario di quanto sostenuto da molti critici, incredibilmente riesce a non annoiare.
Sul punto di farlo, prontamente fa intervenire lo scioccante finale a rimescolare le acque, lasciare sbalorditi gli spettatori e spalancare le porte ad un incerto futuro. Proprio riguardo il finale: non è esattamente vero, come da taluni sostenuto, che si tratta di cliffhanger nel senso proprio della parola. Più che un finale aperto appare più che altro la chiusura, drammatica ed emotivamente coinvolgente, di un cerchio in vista di un futuro nuovo corso, nel quale i personaggi dovranno fare i conti con quanto avvenuto, con la loro impotenza, i loro errori, i rimorsi e quant’altro. Un finale, pertanto, affatto deludente e molto più conclusivo di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da un film che, al momento dell’uscita, ha già il seguito in post-produzione.
Che va a coronare un film ben recitato, avvincente, capace di tenere a freno la troppa ironia a vuoto che ha affossato altri film (sapendo dove fermarsi e riuscendo così a strappare realmente almeno un paio di risate sincere, dovute quasi esclusivamente ai Guardiani della Galassia). Un film dal montaggio serrato, diretto con professionalità dai Russo posti di fronte al non facile compito di amministrare il grande marasma, imponente e visivamente impressionante.
E’ vero, per apprezzarlo meglio, è necessario aver visto almeno la gran parte dei 18 film precedenti nel Marvel Cinematic Universe, ma di questo nessuno ha mai fatto mistero ed imputare ad Infinity War una certa inconsistenza in sé, una scarsa indipendenza da quanto venuto prima, appare francamente alquanto ridicolo: primo, perché da sempre la struttura del Cinematic Universe si è rivolta proprio alla creazione di una serie di film dalla trame fortemente "interlacciate", un universo cinematografico, per l’appunto; secondo, perché non si tratta di una novità che si debba ricorrere a conoscenze pregresse per comprendere a fondo gli avvenimenti.
E questo film, in fondo, anche qualora non si conoscano a fondo i personaggi, specie quelli meno celebri, riesce quasi sicuramente a smuovere qualcosa nello spettatore sul finale. E, come detto, pur con tutti i suoi limiti, infine convince.
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