Titolo originale | Our Time Will Come |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, Guerra |
Produzione | Cina, Hong Kong |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Ann Hui |
Attori | Xun Zhou, Eddie Peng, Huo Wallace, Deannie Yip, Tony Leung Ka Fai Siu-Fai Cheung, Joman Chiang, Sui-Fan Fung Stanley, Tao Guo, Zhi-zhong Huang, Stephen Au, Meili Cao, Alexander Mong Wah Chan, Chit-Man Chan, Julian Chan (II), Kin-Ho Chan, Furueru Charisman, Kingman Cho, Babyjohn Choi, Keung Chow (II), Tony Ho, Wenli Jiang, Kwok Ping Lam, Shuling Lang, Sam Lee, Man-Tao Leung, Jessie LI, Tsun-Hung Liu, Candy Lo, Ray Lui, Dachi Mei, Qi Meng (II), Suzuka Morita, Asano Nagahide, Masatoshi Nagase, Hugo Ng, Hee Ching Paw, Lily Poon, Leila Tong, Jackie Tsai, Shiu-Ting Tsang, Adam Wong, Ivana Wong, Xinxin Xiong, King-Tan Yuen. |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,65 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 febbraio 2018
Una donna molto tranquilla si lascia sedurre dalle forze della ribellione in una Hong Kong occupata dai giapponesi.
CONSIGLIATO SÌ
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Hong Kong, tra il 1941 e il 1944. Dopo l'invasione giapponese, Hong Kong pullula di collaborazionisti e di oppositori al regime. Tra questi ultimi c'è il poeta comunista Mao Tun, ospitato dalla signora Fong che è all'oscuro di tutto. Man mano che i servizi segreti giapponesi si interessano a Mao Tun, la signora e la figlia Lan dovranno decidere con chi schierarsi.
Con la sobrietà e l'attenzione all'empatia umana che la caratterizzano, Ann Hui ritorna su uno dei temi fondativi dell'identità hongkonghese, la resistenza anti-giapponese degli anni '40.
Dopo Love in a Fallen City nel lontano 1984, fiammeggiante mélo con Chow Yun-fat, e la biografia di The Golden Era, la regista si dedica a un'opera totalmente incentrata sulla guerriglia urbana che divise Hong Kong, tra oppositori del regime in incognito e collaborazionisti filo-nipponici. Il pretesto è la celebrazione del ritorno alla Cina di Hong Kong, a vent'anni dal fatidico handover. Ma non sono la ricorrenza - tutt'altro che celebrata a Hong Kong - né la meticolosa ricostruzione degli eventi a interessare Ann Hui.
Sebbene gli eroi immortalati, come l'infallibile guerriero Blackie, siano ispirati a personaggi realmente esistiti, il punto di vista è ancora una volta quello della gente comune, degli umili schiacciati dalla società e dalla Storia. Delle donne, in particolare, dimenticate o date per scontate, protagoniste silenziose. Come una madre e una figlia che, non paghe di lottare quotidianamente per il proprio sostentamento, si ritrovano - quando un cadavere è abbandonato davanti alla loro porta - a dover decidere se chiudere gli occhi di fronte a quel che accade o divenire parte attiva di una guerra civile, per il bene di tutti.
Fuoricampo c'è la Hong Kong odierna, che al sacrificio di quegli eroi deve tutto. La metropoli finisce così per avere un duplice ruolo in Our Time Will Come: uno visibile, come ambientazione di un mockumentary, in cui è la stessa Hui a intervistare un anziano tassista che rievoca il passato e avvia il flashback (in base a un meccanismo analogo a quello adottato da Tsui Hark in The Taking of Tiger Mountain); ma soprattutto uno invisibile, come controcanto di un'immutabile condizione di oppressione che accomuna i più poveri, oggi come ieri vessati dai consueti problemi. Tra le vicine indigenti di The Way We Are, la domestica malata di A Simple Life (Coppa Volpi per Deanie Ip) e la signora Fong di Our Time Will Come, a cui dà volto nuovamente la straordinaria Deanie Ip, c'è un legame forte, chiaro e diretto. Limpido come il cinema schietto e instancabile di una delle voci più preziose rimaste di quel che fu il cinema di Hong Kong.