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Declino e sofferenze della borghesia Valutazione 3 stelle su cinque

di vanessa zarastro


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sabato 2 dicembre 2017

Laurent è una famiglia di industriali che vive a Calais. Un incidente sul lavoro di un loro operaio costituisce un problema che deve cercare di risolvere e costituisce la vicenda attorno alla quale si raccolgono i vari membri. L’ottantacinquenne Georges (un bravissimo Jean-Louis Trintignant) è capostipite ed è rimasto vedovo dopo una lunga malattia di sua moglie che l’ha vista paralizzata a letto per anni. Ha due figli Thomas e Anne entrambi separati. Anne ha un figlio maschio Pierre (Franz Rogowski) che, pur lavorando anche lui in fabbrica, è molto infantile e si comporta in modo irresponsabile. Anne (la sempre impeccabile Isabelle Huppert) ha una relazione amorosa con Lawrence, un avvocato inglese (Toby Jones), mentre Thomas (Mathieu Kassovitz) ha una seconda moglie da cui ha appena avuto una bimba. La sua prima moglie, sempre depressa e in preda a psicofarmaci, ha appena avuto un incidente in auto prendendo in pieno un palo (ma sarà veramente un incidente?) quindi Eve, la figlia dodicenne di entrambi, arriva anche lei a vivere (temporaneamente?) nella ricca dimora patriarcale dei Laurent.
Con questo film Michael Haneke indaga tra i rapporti affettivi e/o anaffettivi dei membri di questa famiglia della buona borghesia francese, ne descrive le sofferenze, le depressioni, i desideri di morte, e ne scopre le perversioni. Ognuno della famiglia ha una sua sofferenza profonda più o meno palese. Il vecchio desidera l’eutanasia pur stando bene fisicamente, La piccola Eve (Fantine Harduin), una classica figlia di genitori separati, non si sente amata da nessuno dei due. Pierre affoga le sofferenze nell’alcool, si rende conto della sua inadeguatezza a dirigere l’azienda di famiglia, ma non riesce proprio a crescere a ed emanciparsi. Ad Anne tocca il ruolo più difficile e importante quello di mediare, di tenere i fili sia dei brandelli di famiglia sia dell’azienda. Passa la vita tra ospedali, transazioni, fabbrica, avvocati e casa da dirigere, riesce sempre a essere “perfetta”, e a trovare le parole giuste di un buon comportamento borghese. Organizza la festa degli ottantacinque anni del padre, così come il pranzo del suo fidanzamento ufficiale (ma si festeggia ancora?) in un ristorante sul mare, mentre il figlio con i suoi stravaganti atteggiamenti provocatori le dà sempre del filo da torcere e serie preoccupazioni.
Thomas è forse il personaggio riuscito meglio di tutti: maldestro nel rapporto con la figlia Eve, distante anni luce dalla moglie e dalla neonata, apparentemente sempre preso dal suo lavoro di medico, è vigliacco e bugiardo. Sembra che non riesca proprio né ad amare – come gli dice la figlia adolescente - né a essere felice perché il suo desiderio è sempre spostato rispetto al presente: ha un’amante con cui si scrive e. mail dal contenuto hard, così come non era riuscito a restare con la prima moglie.
Sono i temi e i sottotemi tipici della filmografia di Michael Haneke. Qui tra morti, crolli e distruzioni è probabile rintracciare una metafora della crisi del Mondo occidentale, della cultura europea così come anche la fabbrica di famiglia viene ceduta. Non credo che Calais sia stata scelta a caso perché è un punto dove gli immigrati si sono ammassati, dove il contrasto tra i ricchi e poveri è molto accentuata e Haneke lo mostra in un paio di scene. Secondo Francesco Boille di Internazionale.it “Il film finisce per essere speculare a quanto vuole criticare”.
E poi il film pone l’accento sullo sguardo, sul cinema, sull’osservare attraverso lo smartphone il mondo delle azioni ordinarie, come pettinarsi e lavarsi i denti, o del riprendere con sadismo la reazione del criceto imbottito di psicofarmaci.
A mio avviso le scene con le inquadrature dell’adolescente sullo sfondo del mare con luce nordica evocano tanta cinematografia francese come ad esempio quelli di Éric Rohmer ma anche del più recente Bruno Dumont. Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2017 e selezionato per rappresentare l’Austria agli Oscar del 2018.

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