Happy End

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michelecamero giovedì 7 dicembre 2017
haneke pessimista ma in tono minore rispetto ad amour
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Haneke, torna dopo “AMOUR” vincitore dell’Oscar 2013 quale miglior film straniero, e con alcuni attori (Jean Louis Trintignant, Isabelle Huppert) presenti pure nel pluripremiato film del 2012 (vinse anche la Palma d’oro a Cannes) con una pellicola che nel rappresentarci la parabola discendente di una famiglia borghese di Calais, ci racconta con immagini crude, quasi senza commento musicale, la decadenza della ricca borghesia degli affari (qui delle costruzioni) affetta dai mali dell’individualismo, della miopia che non la fa andare alla considerazione di altro se non del proprio interesse e del timore di non riuscire a conservare il tenore e lo stile di vita conquistato. Una borghesia che ha perduto negli anni le capacità imprenditoriali di coloro che l’avevano resa ricca , qui il vecchio patriarca che appare senza eredi considerato che il figlio maschio fa altro (il chirurgo) e la figlia gestisce l’azienda soprattutto per poterla lasciare al proprio figlio che tuttavia si rivelerà completamente inidoneo. [+]

[+] osservazione sarcastica di un vuoto esistenziale (di antoniomontefalcone)
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homer52 lunedì 4 dicembre 2017
il vuoto dentro di noi Valutazione 4 stelle su cinque
69%
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31%

Un film bellissimo sul vuoto esistenziale alimentato dallo spropositato uso dei mezzi di comunicazione tecnologici (cellulare, computer, tv...).La realtà e le relazioni vissute non tanto nella loro espressione reale e immediata, ma mediate da questi strumenti col relativo senso di estraneità che conseguentemente ne deriva. Da ciò l'apatia, l'anaffettività che permea ogni personaggio e che coinvolge anche lo spettatore ponendogli più interrogativi che soluzioni. In questo clima di asettica emotività in cui si svolge la storia anche l'angoscia che dovrebbe derivare dal tentativo di suicidio dell'anziano Georges e dalla sua confessata soppressione della moglie come gesto di eutanasia compassionevole diventano azioni comuni, quasi inevitabili e non a caso la piccola Eve prima aiuta e poi filma il nonno mentre cerca di lasciarsi affogare in mare. [+]

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eugenio lunedì 2 aprile 2018
haneke e il crollo dei valori occidentali Valutazione 3 stelle su cinque
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Ho sempre apprezzato il cinema di Haneke. Asciutto, lucido, intenso, capace di rappresentare con estrema salacità il crollo dei valori moderni, passati e presenti, le crisi che inevitabilmente portano a conseguenze ineluttabili sul destino di fragili vite, talvolta troppe ottuse per rendersi conto della loro precoce fine.
Il Nastro bianco, Niente da nascondere, Amour, questi alcuni recenti e famosi titoli. Temi, interpreti diversi, in comune sempre quella vita quotidiana, quella minaccia che sottende dentro l’essere umano pronta a esplodere e rivelare nefandezze e colpe immutate e immutabili.
Happy end, la recente “fatica” del cineasta austriaco, è forse più vicina a Niente da nascondere. [+]

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flyanto giovedì 7 dicembre 2017
la morte come liberazione da ogni sofferenza Valutazione 4 stelle su cinque
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 Torna nelle sale cinematografiche il regista tedesco Michael Haneke con la sua ultima opera "Happy End". A dispetto di quanto enunciato dal titolo, il film, come i precedenti del regista, non è affatto allegro e positivo nel suo contenuto. Haneke ha una visione molto negativa e quanto mai realistica della vita ed ancora una volta, qui, la esprime chiaramente.

La storia ruota tutta intorno ad una facoltosa e potente famiglia di imprenditori di Calais. [+]

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udiego venerdì 8 dicembre 2017
felice finale Valutazione 4 stelle su cinque
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 Siamo a Calais, nell'estate del 2016. Una famiglia dell'alta borghesia del posto si scontra ogni giorno con gli intrecci e le problematiche che i suoi componenti vivono nel loro essere quotidiano, nella vita di tutti i giorni, sia nella sfera privata che in quella pubblica.

A cinque anni di distanza dall'acclamato "Amour" Michael Haneke torna sul grande schermo con lo spaccato di vita di questa famiglia dell'alta borghesia francese. Lo fa attraversando tutti i suoi componenti, dall'ormai ottantenne capo famiglia, interpretato dal grandissimo Jean-Louis Trintignant, fino alla giovane tredicenne appena entrata nella famiglia dopo essere andata a vivere con il padre ormai risposato per via della prematura scomparsa della madre. [+]

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giovanni_b_southern venerdì 22 dicembre 2017
film molto "politico". da vedere Valutazione 4 stelle su cinque
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Un "fascino discreto della borghesia" meno paradossale ma più cinico e pessimista. Un pugno allo stomaco a certi, finti, valori alto-borghesi. Una classe sociale fatta 'moralmente' a pezzi. l tono è severo, quasi a dire 'censorio'. Il vecchio in buona salute, eppure afflitto da assurdi istitinti depressivi che volgono al suicidio. La ragazzina assolutamente priva di una qualche direzione morale, tutta incentrata sulla sua auto-protezione, schermata dal suo cellulare ed in grado di commettere qualsiasi cosa pur di difendere questo suo stato di 'anomia'. Il padre, già divorziato, risposato e di nuovo padre di una bambina appena nata che chatta con una ninfomane di sodomie e altro ancora. [+]

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francesco2 domenica 3 giugno 2018
società al capolinea Valutazione 3 stelle su cinque
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In questo nuovo film, l”End » su cui si ( sof ?) del titolo assume ( troppo?) chiaramente
una doppia valenza, personale ed universale. E ‘sin eccessivamente ovvio e scontato che si tratti di un
titolo ironico, fuorché il finale assuma un significato “liberatorio”, per Haneke quanto per il protagonista:
sarebbe, probabilmente, una forzatura, anche –ma non solo –poiché il succitato finale è QUANTOMAI
aperto.
Dunque, le eventuali perplessità sul film non sono legate ad un ‘assenza di temi, ma
semmai ad un eccesso. Ad esempio, la società occidentale giunta ormai al capolinea, esemplificato nella
scena –non a caso- “muta” degli immigrati giunti a Calais, come anche dagli “sfoghi” del figlio ribelle,
riconducibili ad un’insofferenza per un microcosmo ipocritamente borghese -esplorato con alterni risultati-
ma, al contempo, per una società considerata ostile verso i diversi. [+]

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fabio venerdì 31 agosto 2018
si può perdere. Valutazione 2 stelle su cinque
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Il film mi ha deluso. Aldila' delle aspettative, con cui è inevitabile fare i conti se ti chiami Haneke, non ho trovato granchè: manca di originalità.
Al pessimismo di fondo della vita fa da contraltare il virtuale: le frasi più dolci, le emozioni più sincere sono quelle che vengono scambiate attraverso una chat.
Il resto è un fallimento, un lento logorio in solitudine.
I dialoghi sono insignificanti, quasi nulli eccetto quello tra il vecchio capofamiglia e la giovane nipote.
Il sorriso strappato nell'ultima scena non riscatta le quasi due ore di trascinamento senza mai un vero sussulto. Forse il film avrebbe avuto una migliore riuscita se fosse stato condensato in mezz'ora?
Immagino che questo film finirà nel dimenticatoio però lo segnalo a chi cerca una storia che parli della vita: quella che inizia, quella che finisce. [+]

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vanessa zarastro sabato 2 dicembre 2017
declino e sofferenze della borghesia Valutazione 3 stelle su cinque
9%
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Laurent è una famiglia di industriali che vive a Calais. Un incidente sul lavoro di un loro operaio costituisce un problema che deve cercare di risolvere e costituisce la vicenda attorno alla quale si raccolgono i vari membri. L’ottantacinquenne Georges (un bravissimo Jean-Louis Trintignant) è capostipite ed è rimasto vedovo dopo una lunga malattia di sua moglie che l’ha vista paralizzata a letto per anni. Ha due figli Thomas e Anne entrambi separati. Anne ha un figlio maschio Pierre (Franz Rogowski) che, pur lavorando anche lui in fabbrica, è molto infantile e si comporta in modo irresponsabile. Anne (la sempre impeccabile Isabelle Huppert) ha una relazione amorosa con Lawrence, un avvocato inglese (Toby Jones), mentre Thomas (Mathieu Kassovitz) ha una seconda moglie da cui ha appena avuto una bimba. [+]

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