pie9701
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venerdì 1 settembre 2017
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nolan non ne sbaglia una
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FIlm di guerra molto riuscito. Azzeccatissima la colonna sonora di Hans Zimmer, anche se purtroppo molto simile a quella dei precedenti film di Nolan ( es. Inception, Il cavaliere oscuro ecc..). Il voto ideale sarebbe un 4,5 perchè nonostante sia un film bellissimo, non lo si può considerare un vero capolavoro. Molto originale il fatto che non ci sia un vero protagonista, che fa si che i personaggi vengano tutti trattati allo stesso modo, facendoti entrare ancora di più nell'atmosfera del film. Nolan punta molto suil fattore suspanse, che perdura ( personalmente parlando) per buonissima parte del film. Considero questo film al livello di pellicole quali Platoon, Salvate il soldato Ryan e similari, in quanto Nolan riesce a trasportare completamente lo spettatore nella battaglia Dunkirk, tenendo un livello alto di suspense e tensione per buona parte del film, con riprese originali e un cast all'avanguardia ( Tom Hardy e Cillian Murphy).
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FIlm di guerra molto riuscito. Azzeccatissima la colonna sonora di Hans Zimmer, anche se purtroppo molto simile a quella dei precedenti film di Nolan ( es. Inception, Il cavaliere oscuro ecc..). Il voto ideale sarebbe un 4,5 perchè nonostante sia un film bellissimo, non lo si può considerare un vero capolavoro. Molto originale il fatto che non ci sia un vero protagonista, che fa si che i personaggi vengano tutti trattati allo stesso modo, facendoti entrare ancora di più nell'atmosfera del film. Nolan punta molto suil fattore suspanse, che perdura ( personalmente parlando) per buonissima parte del film. Considero questo film al livello di pellicole quali Platoon, Salvate il soldato Ryan e similari, in quanto Nolan riesce a trasportare completamente lo spettatore nella battaglia Dunkirk, tenendo un livello alto di suspense e tensione per buona parte del film, con riprese originali e un cast all'avanguardia ( Tom Hardy e Cillian Murphy).
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alfiosquillaci
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mercoledì 13 settembre 2017
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infernetto a dunkerque
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Mi ha annoiato non poco. Tre piani narrativi che si intersecano in modo labirintico e ad capocchiam (come smorzare una scena giunta all'acme per passare a un'altra? col coitus interruptus cinematographicus). Ecco i miei appunti critici e le mie insoddisfazioni.
Economia di mezzi narrativi, certo. Ma non nel senso dell'"effetto cric" per produrre paura in platea, tipo minimo sforzo massimo rendimento come nei film di Hitchcock, dove bastava uno scricchiolio o un'ombra o una bella donna nuda che fa la doccia e non è presaga di quel che sta per succedere, mentre noi sì avvertiti dalla musica extranarrativa.
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Mi ha annoiato non poco. Tre piani narrativi che si intersecano in modo labirintico e ad capocchiam (come smorzare una scena giunta all'acme per passare a un'altra? col coitus interruptus cinematographicus). Ecco i miei appunti critici e le mie insoddisfazioni.
Economia di mezzi narrativi, certo. Ma non nel senso dell'"effetto cric" per produrre paura in platea, tipo minimo sforzo massimo rendimento come nei film di Hitchcock, dove bastava uno scricchiolio o un'ombra o una bella donna nuda che fa la doccia e non è presaga di quel che sta per succedere, mentre noi sì avvertiti dalla musica extranarrativa. No, non per questo, ma per evidente contenimento di costi. Capisco che le grandi scene di guerra costino un botto e che o ricorri alla computer grafica o fai appello a budget corposi, ma tre miserelli Spitfire inglesi che vanno di qua e di là a mitragliare per il cielo di Dunkerque (ma perché mai lasciare in inglese il toponimo francese?) qualche peregrino stuka tedesco sono davvero povera cosa per chi ha visto altri film di guerra a ridosso degli anni '60-70. Forse in quegli anni c'erano ancora presso i trovarobati più velivoli a disposizione dei set cinematografici? Ma qui è come consolarsi con l'aglietto direbbero i miei amici romani.
La musica saturante di Hans Zimmer (lo stesso de "Il gladiatore", possibile?), in evidente stanca creativa, fa metà del suo lavoro e l'altra la assegna alla funzione sonora amplificante e spaccatimpani dell'IMAX. Il filo melodico, diciamo così, del soundtrack è una specie di sirena-trombone soffiata nelle orecchie degli spettatori, che chissà quale quintessenziale magnetismo acustico voleva suggerire alle storie che si intrecciano sullo schermo. A volte sembra addirittura che la musica soffochi le già minute immagini di giovanetti inglesi in scena, qui esili e preraffaelliti, e che nulla hanno delle tipiche facce irregolari e bitorzolute inglesi (knobby faces) che Orwell aveva segnalato nel suo saggio sul carattere british “Il leone e l’unicorno” (1941, l'anno dopo "Dunkirk").
Io non cercavo in questo film supplementi d'anima né ricercatezze stilistiche, queste le lascio ai cinéphiles che oggi sono in circolazione più dei sommelier e gli chef (con i quali condividono sprezzi , idiosincrasie e sublimi inattingibili), ma proprio il cinema-cinema popolare inaugurato alla fine degli anni ’70 da Spielberg, ossia buona gastronomia visiva con qualche elevazione d’eccezione, non so, una battuta memorabile, un dialogo shakespeariano perfetto, una panoramica immortale, un plot condotto con maestria e nulla più. Macché. Dicono, quelli che sanno, che il regista Nolan sia un genio, una specie di Wagner della pellicola che saprebbe mettere in linea magistralmente Wort, Ton, Drama (parola, musica e rappresentazione/narrazione), e, con lode addizionale, aggiungono, avrebbe i tempi delle serie televisive, che non so quale encomio supplementare possa costituire.
"Dunkirk" è un film che ribadisce alle platee anglosassoni la tenacia, l’orgoglio, la tigna britannici, che furono il vero motore che portò gli inglesi alla vittoria finale, è vero. Virtù civiche e militari che, quando vengono proiettati come in questo film sulle efelidi e la faccina shakespeariana di Kenneth Branagh - qui ancor più rimpicciolito in un cappotto master mariner e sacrificato su un molo in ottemperanza a un indefesso spirito di servizio fuori ordinanza -, sembrano raggiungere i toni grotteschi di un lirismo nella farsa.
Alfio Squillaci
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sabato 23 settembre 2017
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l'uomo. la macchina.
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Nolan si propone questo racconto storico per parlare dell'uomo. Di come questo si comporti in situazioni di pericolo e come questi vengono 'disumanizzati', dalla guerra. Senza una storia o una personalitá di sorta che permetta l'empatia per lo spettatore. Oppure un estrema empatia, ma personalmente direi la prima. Il film ha 3 filoni di racconto principale per esprimere il concetto: 1. Una settimana: la paura. La paura che porta qualsiasi personaggio umano ad un disperato attaccamento alla vita, la perdita di qualsiasi concetto di 'uomo macchina' venutosi a creare nei mesi di guerriglia, la perdita dei propri ideali di patriottismo per pensare solo alla conservazione di essa. Pensare all'io, ed è questa la paura dei soldati a fine film.
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Nolan si propone questo racconto storico per parlare dell'uomo. Di come questo si comporti in situazioni di pericolo e come questi vengono 'disumanizzati', dalla guerra. Senza una storia o una personalitá di sorta che permetta l'empatia per lo spettatore. Oppure un estrema empatia, ma personalmente direi la prima. Il film ha 3 filoni di racconto principale per esprimere il concetto: 1. Una settimana: la paura. La paura che porta qualsiasi personaggio umano ad un disperato attaccamento alla vita, la perdita di qualsiasi concetto di 'uomo macchina' venutosi a creare nei mesi di guerriglia, la perdita dei propri ideali di patriottismo per pensare solo alla conservazione di essa. Pensare all'io, ed è questa la paura dei soldati a fine film...del non essere accettati per non avere compiuto il proprio dovere da soldato-automa, ma essersi comportati come uomini, cosa che comunque gli verrá riconosciuta. 2. Un giorno: il coraggio. Parla dell'uomo come conseguenza della guerra. Di come questa compare anche al di fuori di essa. E il personaggio di Murphy rappresenta una morte dello spirito, colpito da paure al contempo razionali e non, dovute ad un estremo shok, che porteranno alla morte un ragazzino che tentava di aiutarlo. La violenza fuori dal campo di battaglia. Il personaggio di Rylance invece rappresenta il superamento di questa fase di non accettazione per passare alla fase successiva. L'incomprensione. Il non sapere piu cosa è giusto e cosa no a seguito di un forte trauma causato dalla morte del figlio, e di coseguenza l'anaffezione che si crea per la vita stessa, come dimostra la reazione molto menefreghista di fronte alla morte del ragazzino e la perenne difesa del soldato. Il suo obiettivo indissolubile, la difesa della patria e i suoi uomini. A prescindere da quello che succede. Uomo macchina secondo me eccessivo, con una punta di patriottismo, che va a cozzare con quanto detto poco fa. 3. Un'ora. La macchina. Il soldato all'interno della macchina stessa. Non ha bocca, solo il respiratore, non ha occhi, ha il mirino, non ha un anima, ha carburante e ferro. L'aereo vola anche senza carburante perche lui, con la sua stessa vita tiene in volo l'aereo perchè la macchina è il soggetto. E appena si ribella a questo cambiamento l'atrocitá della guerra lo sottometterá.
Non è perfetto come film, un film che piú volte nasconde un patriottismo mascherato, omettendo fatti storici, tutti a favore dell'inghilterra, ma che se fossero stati aggiunti avrebbero dato un messaggio molto piú umano e oggettivo della questione.
3 su 5
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domenica 3 settembre 2017
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dove sono i cattivi?
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Christopher Nolan ha narrato la trilogia del Cavaliere Oscuro (2005-2012) e la profondità della mente umana in Inception (2010). Gli sono devota da The Prestige (2006) e, per me, da quel momento lui è diventato uno dei più grandi registi in circolazione. Dunkirk o Dunkerque è un lembo di terra tra Francia e Inghilterra, che venne assediato dalle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale. Lì 400.000 soldati tra inglesi, francesi e belgi, presi in trappola, aspettavano di essere portati via in salvo, pur potendo vedere la costa della patria. Tra maggio e giugno 1940, 400.000 combattenti furono salvati grazie all’iniziativa dei civili che, con piccole imbarcazioni, partirono dall’Inghilterra e andarono a riprendere i loro ragazzi.
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Christopher Nolan ha narrato la trilogia del Cavaliere Oscuro (2005-2012) e la profondità della mente umana in Inception (2010). Gli sono devota da The Prestige (2006) e, per me, da quel momento lui è diventato uno dei più grandi registi in circolazione. Dunkirk o Dunkerque è un lembo di terra tra Francia e Inghilterra, che venne assediato dalle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale. Lì 400.000 soldati tra inglesi, francesi e belgi, presi in trappola, aspettavano di essere portati via in salvo, pur potendo vedere la costa della patria. Tra maggio e giugno 1940, 400.000 combattenti furono salvati grazie all’iniziativa dei civili che, con piccole imbarcazioni, partirono dall’Inghilterra e andarono a riprendere i loro ragazzi. La retorica dei film di guerra viene azzerata e inizia una nuova forma di narrazione. Il realismo di Nolan si fonde con la storia sin nei dettagli. Mi sono sentita schiacciata e avevo le lacrime agli occhi. Ho sofferto e mi sono sentita impotente nel vedere morire quei ragazzi e di fronte alle scelte per la sopravvivenza che dovevano fare tutti, dal soldato semplice al generale; ero lì. I grigi e i marroni della spiaggia, il nero e il fuoco della notte e l’azzurro del cielo dominano, non c’è sangue. Non c’è il nemico, non si sente parlare tedesco, non ci sono i cattivi.
http://filmloversfilmlovers.blogspot.it/2017/09/dunkirk.html
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amarolucano
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mercoledì 6 settembre 2017
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non del tutto coinvolgente
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Nulla da eccepire sulla maestosa e dettagliata ricostruzione di questo evento storico ma a mio avviso un film per risultare del tutto coinvolgente e appassionante dovrebbe caratterizzare al meglio i suoi personaggi e creare delle sottotrame interessanti.
Invece del pilota non vediamo nemmeno il volto, del soldato sulla spiaggia non sentiamo nemmeno la voce e del vecchio che va a recuperare i soldati non si sa cosa lo spinga veramente a farlo.
Forse è quello che voleva il regista ma personalmente un film per essere del tutto appagante non può rinunciare a questi elementi.
Interessante ma inutile la suddivisione in 3 piani temporali della storia, probabilmente il paradosso era necessario per sottolineare il fatto che è un film di Christopher Nolan.
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Nulla da eccepire sulla maestosa e dettagliata ricostruzione di questo evento storico ma a mio avviso un film per risultare del tutto coinvolgente e appassionante dovrebbe caratterizzare al meglio i suoi personaggi e creare delle sottotrame interessanti.
Invece del pilota non vediamo nemmeno il volto, del soldato sulla spiaggia non sentiamo nemmeno la voce e del vecchio che va a recuperare i soldati non si sa cosa lo spinga veramente a farlo.
Forse è quello che voleva il regista ma personalmente un film per essere del tutto appagante non può rinunciare a questi elementi.
Interessante ma inutile la suddivisione in 3 piani temporali della storia, probabilmente il paradosso era necessario per sottolineare il fatto che è un film di Christopher Nolan.
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enricopintonello
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mercoledì 6 settembre 2017
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deluso, purtroppo!nolan e zimmer perchè?
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Io credo di amare Nolan come nessun'altro regista, aspetto un suo film come se arrivasse il giorno che mi cambierà la vita ed è sempre stato così!
Non ha mezze misure, Nolan non scherza e tutto è sempre portato al limite. Nolan è uno dei pocchissimi registi attuali che crea nuovi standard!
Insieme a lui Zimmer di cui da poco ho visto il suo concerto penso abbia scritto capolavori emotivi musicali unici.. Interstellar in primis. Zimmer e Nolan insieme hanno riscritto la storia del cinema
DUNKIRK mi ha deluso! Mi sembra di vedere tutte recensioni uguali che spingono su temi che da Nolan sono il minimo da aspettarsi.
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Io credo di amare Nolan come nessun'altro regista, aspetto un suo film come se arrivasse il giorno che mi cambierà la vita ed è sempre stato così!
Non ha mezze misure, Nolan non scherza e tutto è sempre portato al limite. Nolan è uno dei pocchissimi registi attuali che crea nuovi standard!
Insieme a lui Zimmer di cui da poco ho visto il suo concerto penso abbia scritto capolavori emotivi musicali unici.. Interstellar in primis. Zimmer e Nolan insieme hanno riscritto la storia del cinema
DUNKIRK mi ha deluso! Mi sembra di vedere tutte recensioni uguali che spingono su temi che da Nolan sono il minimo da aspettarsi.
Tecnicamente il film è da 10, audio non sentirete mai più nulla e non avete mai sentito nulla di così dettagliato e coinvolgente. Immagini e inquadrature alzano ancora il livello e creano un nuovo standard.
Aspettavo da Top Gun qualcosa che potesse di nuovo portare sul grande schermo dei combattimenti d'aereo così coinvolgenti. Qui vedrete qualcosa di mai visto in assoluto e non me ne voglia un'altro mio mito purtroppo scomparso, Tony Scott (altro regista in grado di creare qualcosa di nuovo, e intricato nella narrazione, Spy Game e Deja Vu).
La fotografia con questo tono uggioso, ma sempre con contrasti marcati da un tono molto originale al film e si riconosce subito la sua mano e le sue scelte.
Nessuno ci aveva mai mostrato la guerra vissuta con questa calma che sembra ha del disumano da quanto non tiene conto del valore di ogni vita che potrebbe spegnersi, ed è molto corretta la scelta di non puntare sulla caratterizzazione dei personaggi come qualsiasi altro film di guerra ha di norma fare.
Nessuno regista aveva mai mostrato la morte per annegamento come in questo film, dentro una fregata, trascinati a picco da una imbarcazione.
Ma di scene che aggiungono nuovi capitoli di storia al cinema ce ne sono tanti..
Ma sono deluso..
Io volevo uscire, traumatizzato, sconvolto, ma non indifferente come mi è successo.
Io penso di essere tra i pochi pazzi che alla fine di Inception si è alzato applaudendo sulla chiusura della trottola. Le immagini di Interstellar e la musica mi hanno sconvolto per giorni. Tanto che odoro rivedere quel film e ascoltare quella colonna sonora così originale, così inaspettata..per non parlare del suono geniale, quello strumento così unico e distorto, usato per identificare il Joker nel secondo immenso capitolo della trilogia.
Qui Zimmer non da nulla di nuovo, anzi fa peggio riutilizzando la formula del ticchettio usata in Interstellar e le parti d'archi troppo simili alle scelte fatte per il cavaliere oscuro e altri suoi CAPOLAVORI, con un suono fatto di strutture d'archi dalle note lunghe e sempre più cariche d'ansia.. sa troppo di già sentito, ed è troppo poco originale per un film che doveva invece esserlo più di tutti gli altri.
La mancanza di un tema principale, che da una parte avrebbe sicuramente stonato rendendo il film più comune dando meno forza ad ognuno dei tre filoni narrativi, non trova nella musica nulla che dia la capacità di emozionarsi.
L'esempio eclatante è l'unico momento in cui uno degli ufficiali commosso guarda la popolazione inglese in soccorso con le imbarcazioni civili in arrivo.
Io di solito non rimango insensibile alle emozioni che il cinema riesce a provocarmi, ma in questa scena sono rimasto indifferente, sia per musica che per lo zero coinvolgimento.
Sinceramente non provavo connessione ne con la patria, ne con i soldati ne con il nemico invisibile, neanche con i civili pronti a sacrificarsi ma sopratutto ancora meno con l'ufficiale che non credeva a quello che vedeva.
Non è possibile che cioè accada in un film del mio regista preferito! Non può succedere guardando un film di un genio come Nolan!
Sono molto deluso, triste, scontento, per 3 ragioni.
Primo:Nolan è diventato di moda e troppi ne parlano come parte di una nicchia di "intellettuali" del cinema che lo sa apprezzare.
Leggo recensioni tutte uguali che mi sembra usino la parola capolavoro senza darne un senso.
Secondo: Zimmer e Nolan, forse siete arrivati al punto in cui vi siete detti tutto. Ma sopratutto dopo tutti questi anni dall'ultimo film mi riproponete delle scelte già fatte in passato. No da voi ci si può aspettare solo questo!!
Terzo: il film non mi ha emozionato a livello emotivo ma solo esteticamente e tecnico, e mi lascia zero voglia di rivederlo, cosa mai successa per nessun film di una delle persone che più mi ha ispirato in vita.
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[+] oltre che deludente, noioso
(di effepi57)
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gustibus
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mercoledì 6 settembre 2017
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la guerra quasi poetica di nolan
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Un film di guerra fuori dai canoni tradizionali.Piu'di trecentomila soldati alleati prigionieri nel no n muoversi sullaspiaggia di Dunkirk nel maggio 1940,completamente circondato dalle truppe tedesche,via terra e con bombardamenti dal cielo.Qui ci voleva solo C.Nolan per girare non un film,ma un quadro surreale tutto dipinto con colori che a tratti il film non sembra neanche di guerra,ma sembra si svolga in un altro mondo.Inquadrature sulla spiaggia da oscar,dal cielo con duelli aerei(anche qui alla Nolan!)da oscar.La fotografia dei soldati in acqua e'straordinaria.Perche'solo 3stelle? Seppur ce'tutta questa magnificenza registica il film,per me,risulta statico se si parla di CINEMA!Ci sono anche buoni attori,T.
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Un film di guerra fuori dai canoni tradizionali.Piu'di trecentomila soldati alleati prigionieri nel no n muoversi sullaspiaggia di Dunkirk nel maggio 1940,completamente circondato dalle truppe tedesche,via terra e con bombardamenti dal cielo.Qui ci voleva solo C.Nolan per girare non un film,ma un quadro surreale tutto dipinto con colori che a tratti il film non sembra neanche di guerra,ma sembra si svolga in un altro mondo.Inquadrature sulla spiaggia da oscar,dal cielo con duelli aerei(anche qui alla Nolan!)da oscar.La fotografia dei soldati in acqua e'straordinaria.Perche'solo 3stelle? Seppur ce'tutta questa magnificenza registica il film,per me,risulta statico se si parla di CINEMA!Ci sono anche buoni attori,T.Hardy,K.Brannagh e altri ma non sono per nulla protagonisti e in po' il racconto nei 100minuti di film ne risente.Dunkirk e'tutto una visione splendida di immagini nell'ambito della storia.Qui ce'cento minuti di Christopher Nolan! se questo basta allora il film e'da vedere almeno una volta assolutamente.
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sil_irace
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domenica 17 settembre 2017
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dove non osa la luftwaffe (e nemmeno nolan)
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Non comincia male Dunkirk, ma del resto non evolve bene, non si sviluppa, andando ad impattare verso la precisa scelta di stravolgere i ritmi narrativi, di non approfondire mai troppo i protagonisti, dando importanza ad una storia priva di appigli, se non quelli automatici della paura e del tempo che scorre. Non è un problema di cambi di ritmo, o di flashback che arrivano troppo tardi per essere capiti dagli spettatori. E’ l‘intera opera che rimane priva di quel filo rosso che invece dovrebbe essere obbligo e delizia di ogni film di guerra: il nemico. Il nemico che vediamo sempre da lontano, se non alla fine, in una delle ultime scene (quella che peraltro ho gustato di più). Rimane il perso per strada, i colpi inceppati, in quella che, almeno a vedere dai trailer, sarebbe potuta essere una vera e propria macchina da guerra filmica.
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Non comincia male Dunkirk, ma del resto non evolve bene, non si sviluppa, andando ad impattare verso la precisa scelta di stravolgere i ritmi narrativi, di non approfondire mai troppo i protagonisti, dando importanza ad una storia priva di appigli, se non quelli automatici della paura e del tempo che scorre. Non è un problema di cambi di ritmo, o di flashback che arrivano troppo tardi per essere capiti dagli spettatori. E’ l‘intera opera che rimane priva di quel filo rosso che invece dovrebbe essere obbligo e delizia di ogni film di guerra: il nemico. Il nemico che vediamo sempre da lontano, se non alla fine, in una delle ultime scene (quella che peraltro ho gustato di più). Rimane il perso per strada, i colpi inceppati, in quella che, almeno a vedere dai trailer, sarebbe potuta essere una vera e propria macchina da guerra filmica. Ecco allora che tutto si rivela come l’ennesimo film di Nolan, quel Nolan che ha fatto dell’introspezione suo vanto e merito, ma che è processo troppo sottile in un film d'azione vero e proprio. Di certo da riguardare, ma senza troppe aspettative.
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iuriv
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sabato 23 settembre 2017
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una guerra mai vista.
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Dunkerque è stata teatro di uno degli episodi più drammatici della seconda guerra mondiale, ma anche uno dei meno trattati dal cinema. Così ci pensa l'insospettabile Nolan a portare in scena la terribile evacuazione e lo fa con la sua solita cifra stilistica.
Il regista riempie lo schermo con un 'estetica trascinante, aiutato dalla coinvolgente colonna sonora di Zimmer e con degli effetti audio da urlo.
Chris rispolvera una sua vecchia scelta di narrazione, spalmando la vicenda su tre livelli temporali differenti miscelati tra loro da un montaggio preciso.
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Dunkerque è stata teatro di uno degli episodi più drammatici della seconda guerra mondiale, ma anche uno dei meno trattati dal cinema. Così ci pensa l'insospettabile Nolan a portare in scena la terribile evacuazione e lo fa con la sua solita cifra stilistica.
Il regista riempie lo schermo con un 'estetica trascinante, aiutato dalla coinvolgente colonna sonora di Zimmer e con degli effetti audio da urlo.
Chris rispolvera una sua vecchia scelta di narrazione, spalmando la vicenda su tre livelli temporali differenti miscelati tra loro da un montaggio preciso. Questo stile funziona ancor meglio che in Inception (e infatti io quel film non lo reggo, mi dispiace) e contribuisce ad aumentare il livello di tensione che permea tutta la pellicola.
Nolan non punta sul sangue, come certe tendenze crudiste ci hanno abituato in questi ultimi anni. Piuttosto il film se la gioca sulla forza psicologica della situazione. Si lavora sul livello ansiogeno degli avvenimenti e sulla sensazione che non ci sia alcuna via d'uscita dalla spiaggia francese. L'accompagnamento di Zimmer e la fotografia gelida di Nolan ci proiettano dentro una pellicola di stampo horror, dove il mostro non si vede ma fa sentire la sua presenza in maniera implacabile. Toglie il fiato allo spettatore e ai suoi personaggi, quasi mai capaci di parlare. Anche perché, in momenti come quelli davvero non c' nulla da dire.
Insomma, si potrebbe dire che Nolan è un grande autore rubato al muto. Come a conferma di questa mia teoria, infatti, appena i suoi personaggi aprono la bocca si manifesta inesorabilmente uno dei difetti congeniti di questo regista (per me eh, poi son opinioni).
Se Chris è capace di utilizzare la tecnica per toccare la corda emotiva in maniera sopraffina, non si può dire altrettanto per il suo modo di trattare i sentimenti umani. Ha fatto di peggio in passato, sia chiaro (il trattato di Anne Hattaway in Interstellar me lo porto ancora dentro come una cicatrice), però anche qui scivola in una certa retorica di fondo che stona. La sceneggiatura mette in bocca a un soldato del 1940 parole che difficilmente immagino potesse pronunciare, per esempio. In più il finale si abbandona a qualche stereotipo comodo che avrei preferito non ascoltare. Intendiamoci, il concetto del coraggio di una nazione che da sola ha retto il peso del conflitto per molto tempo è importante e ci sta; solo speravo che, da un regista capace di interpretare la guerra in modo così personale, si potesse ascoltare con toni più innovativi.
Ma non importa, è Nolan e così ce lo dobbiamo tenere. Dunkirk rimane un grandissimo film, da ammirare possibilmente in sala. Vero Cinema.
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daniela
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lunedì 25 settembre 2017
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leggere la storia
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Più che un film di guerra mi è sambrato un film sulla sconfitta e sull'abbandono a mala pena riscattato dal salvataggio finale grazie all'intervento delle imbarcazioni civili dei privati che provvedono al salvataggio dei superstiti. Il film è comunque spettacolare, con navi che affondano sotto i colpi delle bombe tedesche, mitragliate sul pontile affollato di soldati, inseguimenti tra aerei nemici che si abbattono a vicenda, tuttavia quello che rimane come senso finale del film è la supremazia militare tedesca, in quella fase della guerra, che si contrappone alla retorica inglese dell'onore che tende a trasformare una sconfitta in un salvataggio trionfale.
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Più che un film di guerra mi è sambrato un film sulla sconfitta e sull'abbandono a mala pena riscattato dal salvataggio finale grazie all'intervento delle imbarcazioni civili dei privati che provvedono al salvataggio dei superstiti. Il film è comunque spettacolare, con navi che affondano sotto i colpi delle bombe tedesche, mitragliate sul pontile affollato di soldati, inseguimenti tra aerei nemici che si abbattono a vicenda, tuttavia quello che rimane come senso finale del film è la supremazia militare tedesca, in quella fase della guerra, che si contrappone alla retorica inglese dell'onore che tende a trasformare una sconfitta in un salvataggio trionfale. Per i due soldati però che in modo rocambolesco alla fine riescono a tornare in patria, non si tratta di un ritorno da festeggiare, hanno ancora sulla pelle il senso vero della sconfitta di chi c'era e ha vissuto tutto quello che vuol dire perdere e non aver saputo difendere la patria. Bella la musica di Hans Zimmer ma non eccezionale.
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[+] l'inconcludenza del film
(di pepoide)
[ - ] l'inconcludenza del film
[+] per pepoide
(di l''uomodellasala)
[ - ] per pepoide
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