Dunkirk |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard.
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Titolo originale Dunkirk.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- USA, Gran Bretagna, Francia 2017.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 31 agosto 2017.
MYMONETRO
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La Guerra senza fronzoli: Nolan e il Terrore
di FrancescoM94Feedback: 410 | altri commenti e recensioni di FrancescoM94 |
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venerdì 1 settembre 2017 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dunkirk è la decima fatica di quel regista britannico tanto osannato quanto contestato. Dopo Memento (2000), Inception (2009) ed Interstellar (2014), Nolan confeziona un prodotto totalmente immersivo, narrativamente atipico, tecnicamente inoppugnabile, in grado di appagare vista, udito ed intelletto dello spettatore. Il fil rouge che lega Dunkirk ai tre film di cui sopra? Ovviamente il Tempo.
Procediamo con ordine.
Il contesto storico:
Operazione Dynamo. La Patria che si riprende i suoi trecentotrentamila Figli legittimi. È la storia di una vittoria (strategica) nella sconfitta (sul campo). È la storia della più grande evacuzione militare di sempre messa in atto dalla combinazione Marina - Civili tra il 27 maggio e il 4 giugno 1940.
Nove giorni infernali, interminabili. Unico obiettivo: tornare a casa.
Lo spazio e il tempo:
il molo, il mare, il cielo. Rispettivamente: sette giorni, un giorno, un'ora dall'evacuazione. Il carissimo Christopher estrapola tre precisi momenti e si addossa totalmente (e nuovamente) la responsabilità dell'intreccio narrativo non convenzionale, costringendo lo spettatore al gusto della concentrazione e al malessere psicologico, senza ricorrere a spargimenti di sangue.
I soldati, ragazzi innocenti, fragili.
Lo script è scarno: appena settantasei pagine. A Dunkerque non servono le parole. A Dunkerque non esistono fantomatici eroi retorici Spielberghiani, non c'è tempo per i triangoli amorosi alla Micheal Bay. La pellicola è un costante richiamo all'istinto ultimo dell'essere umano: la sopravvivenza individuale, egoistica, anche a spese dei propri compagni se necessario.
Mors tua, vita mea.
La cinepresa di Nolan indugia ossessivamente sui loro volti da cui traspaiono stati d'animo contrastanti: tristezza, coraggio, rassegnazione, pazzia, ma soprattutto terrore. Terrore nei confronti di un nemico che vola e naviga ma che mai si espone in prima linea, che mai scopre il suo volto. È impersonale: è la Germania all'apice del potere, è la Wehrmacht all'ennesima potenza.
Hans Zimmer. Colonna sonora: il ticchettio di un orologio automatico che scandisce l'inesorabile scorrere del Tempo. I picchi nei momenti clou. Elettrizzante, esasperante, ossessiva. Perfetta.
Nolan. E i suoi 106 minuti di suspance.
Il suo sapiente utilizzo della cinepresa e la maestosità dell'IMAX, la riduzione all'osso degli effetti speciali, l'assenza di sangue, il sodalizio con Zimmer e Hoytema. Parola d'ordine: osare. Perché sono loro tre, da un paio d'anni a questa parte, i veri protagonisti.
Cinema d'Autore nudo e crudo, non per tutti. Il suo capolavoro? Sarà il Tempo a dircelo.
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