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mercoledì 23 novembre 2016
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film molto lento e triste
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Ritmo del film molto lento eccetto gli ultimi quindici minuti dove si cerca di coinvolgere lo spettatore ormai troppo assonnato e annoiato. Il tema di per sè è intrigante, attuale e coinvolgente se pensiamo che almeno una volta nella vita ogni donna è stata vittima di violenza non solo fisica, ma parlo proprio di violenza psicologica,a mio parere la più subdola e pericolosa. Il film presenta, in tutta la sua noia e tristezza,la banalità di rapporti interpersonali marci fino all'osso con qualche frase volgare e qualche scena di sesso messa lì forse per suscitare un pò di interesse nello spettatore che ovviamente si trova infastitdico da tanta crudezza.
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Ritmo del film molto lento eccetto gli ultimi quindici minuti dove si cerca di coinvolgere lo spettatore ormai troppo assonnato e annoiato. Il tema di per sè è intrigante, attuale e coinvolgente se pensiamo che almeno una volta nella vita ogni donna è stata vittima di violenza non solo fisica, ma parlo proprio di violenza psicologica,a mio parere la più subdola e pericolosa. Il film presenta, in tutta la sua noia e tristezza,la banalità di rapporti interpersonali marci fino all'osso con qualche frase volgare e qualche scena di sesso messa lì forse per suscitare un pò di interesse nello spettatore che ovviamente si trova infastitdico da tanta crudezza. Personalmente non lo consiglio a meno che non abbiate preso un doppio espresso, la cosa più divertente è stato il silenzio assordante della gente che usciva dalla sala. Pessimo .
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martedì 22 novembre 2016
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poteva essere molto bello
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ciao a tutti, la storia trattata in questo film è molto bella, peccato come sia fatto, svolgimento davvero lentissimo e scene fin troppo crude evitabilissime.
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allegric86
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sabato 19 novembre 2016
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un thriller vero ma con qualche difetto
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Un orco dei nostri giorni, dannatamente insospettabile, deteriora la vita delle donne che lo circondano, sviluppando una normalità quotidiana che si discosta dal benessere reciproco di coppia: in gioco ci sono gli elementi femminili migliori, dalla sensualità alla sensibilità, passando dal senso di maternità. Un mix di bellezza usurato dall’unico protagonista maschile che tiene le redini delle tre protagoniste: è un ex marito, un amante e un padre. O forse è solo l’uomo che ognuna di loro cercava nel momento sbagliato. In un viaggio introspettivo, spesso maldestro e impreciso, Rachel (Emily Blunt) deve sconfiggere prima sé stessa e la propria debolezza con l’alcol per arrivare alla verità, compiendo quel viaggio che sa di miracoloso e che la rende una protagonista positiva, a cui possiamo perdonare il perenne status confusionario che viviamo in prima persona.
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Un orco dei nostri giorni, dannatamente insospettabile, deteriora la vita delle donne che lo circondano, sviluppando una normalità quotidiana che si discosta dal benessere reciproco di coppia: in gioco ci sono gli elementi femminili migliori, dalla sensualità alla sensibilità, passando dal senso di maternità. Un mix di bellezza usurato dall’unico protagonista maschile che tiene le redini delle tre protagoniste: è un ex marito, un amante e un padre. O forse è solo l’uomo che ognuna di loro cercava nel momento sbagliato. In un viaggio introspettivo, spesso maldestro e impreciso, Rachel (Emily Blunt) deve sconfiggere prima sé stessa e la propria debolezza con l’alcol per arrivare alla verità, compiendo quel viaggio che sa di miracoloso e che la rende una protagonista positiva, a cui possiamo perdonare il perenne status confusionario che viviamo in prima persona. Non solo pensieri e parole, ma flashback e immagini improvvise, che lungo la pellicola si schiariscono e prendono la forma reale dei fatti, abbandonando quella sfuocatura che nella prima mezzora avvolge non solo la testa della protagonista ma lo stesso film. La pellicola, in effetti, parte lenta. E la gestione della sequenza temporale lascia un po’ perplessi: il regista non trova una soluzione omogenea per svelarci i fatti, il climax narrativo riesce in parte, nonostante il pathos finale sia raggiunto. Lo spettatore se ne andrà con quel sottile stato di “confusione”, trasportato non tanto dalle storie intrecciate (e sovrapposte) delle tre protagoniste, ma soprattutto per averle condivise con Rachel, l’anello debole e vulnerabile della società, tramite visioni e pensieri, conditi con vera sofferenza.
“La ragazza del treno” è un thriller vero, che pesca a mani basse dal genere (già visto) condito con sesso e dramma, anche fisico. Non è rivoluzionario e nemmeno indimenticabile. Ma il filo conduttore, nel complesso, lo rende piacevole: il viaggio esistenziale della protagonista, tra immaginazione e realtà, ci abitua al colpo di scena, all’imprevedibilità che naturalmente scaturisce dall’instabilità mentale. Il treno rappresenta per eccellenza “il viaggio”, e l’utilizzo spasmodico che ne fa la protagonista sottolinea il senso ultimo della narrazione: una donna alla ricerca della propria destinazione, un luogo inizialmente sconosciuto, ma che poi prende forma e dà un senso all’esistenza rassegnata di Rachel.
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luigi chierico
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giovedì 17 novembre 2016
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da dimenticare come il libro
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“Entrai nel treno. Mi insinuai lungo la sovraffollata corsia fra i sedili,e in un attimo il palmo della mia mano fu sulla bocca del bambino. Nessuno se ne accorse. Il treno correva, tranne la ragazzina.” Così scrive Markus Zusac nel bellissimo romanzo “Storia di una ladra di libri”.
Non crediate di incontrare anche in questo treno Liesel, interpretata dalla giovanissima quattordicenne Sophie Nelisse,qui la ragazza per la scrittrice Paula Hawkins è Rachel Watson, una donna sposata, separata dal marito, una pendolare, una bugiarda, una perdente posto, visionaria, beve sempre alcolici, curiosa, interpretata da Emily Blunt di 33 anni. Per Rachel sono anche ragazze Megan, interpretata da Haley Bennett di 28 anni e Anna, interpretata da Rebecca Ferguson di 33 anni.
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“Entrai nel treno. Mi insinuai lungo la sovraffollata corsia fra i sedili,e in un attimo il palmo della mia mano fu sulla bocca del bambino. Nessuno se ne accorse. Il treno correva, tranne la ragazzina.” Così scrive Markus Zusac nel bellissimo romanzo “Storia di una ladra di libri”.
Non crediate di incontrare anche in questo treno Liesel, interpretata dalla giovanissima quattordicenne Sophie Nelisse,qui la ragazza per la scrittrice Paula Hawkins è Rachel Watson, una donna sposata, separata dal marito, una pendolare, una bugiarda, una perdente posto, visionaria, beve sempre alcolici, curiosa, interpretata da Emily Blunt di 33 anni. Per Rachel sono anche ragazze Megan, interpretata da Haley Bennett di 28 anni e Anna, interpretata da Rebecca Ferguson di 33 anni. La prima delle due ragazze ha una lunga vita alle spalle, tante storie da raccontare, piuttosto spregiudicata; la seconda ad una moglie ha portato via il marito a cui ha dato un figlio.
Rachel dal treno spia Megan ed Anna, ma lei non è Lisa Carol Fremont, la splendida e bravissima Grace Kelly del film “La finestra del cortile”, e non è il voyeur mr. Hire, il grande Michel Blanc, del film “L’insolito caso dei mr. Hire”. Dopo aver letto il libro ricco di contraddizioni ed inconcludente, piuttosto disordinato, ho voluto vedere questo film nella certezza che lo spettacolo sarebbe stato meglio della lettura,una volta tanto. Non mi sono sbagliato. I tre diari diventano tre racconti frammentari, pagine sciolte da rimettere al loro posto, un puzzle da ricomporre, un’altalena di date per giungere ad una conclusione che i lettori di gialli si aspettano. Il film ha dalla sua parte una buona fotografia, delle belle riprese, una interpretazione piuttosto modesta, degli scollamenti. Lo spettatore è costretto a leggere le date, i mesi , i giorni, le ore piuttosto che ad assistere ai fatti. All’inizio sarebbe stato meglio presentare prima le tre “ragazze” e precisare che i fatti narrati sono stati ricostruiti attraverso la lettura dei loro diari. Il treno è il protagonista di tantissimi film ed è un po’ come la vita, quanti sono rimasti soltanto dietro un finestrino senza mai scendere per terra! quanti ancora sempre seduti al loro posto non si sono neanche mai affacciati al finestrino per vedere almeno da dietro i vetri cosa c’era fuori dallo scompartimento!. Una finestra che si apre, un bambino, una coppia che si bacia. Non è così per Rachel che vede tutto e il 9 luglio annota : “Il mucchietto di "vestiti che ho visto la settimana scorsa è ancora allo stesso posto più impolverato e triste di prima” ed ancora il 13 agosto:”Sono rimasta in treno a guardare un mucchietto di vestiti abbandonati lungo i binari…”. Il mucchietto anacronisticamente non può essere collegato ai fatti a cui assisterete, temo che Paula Hawkins scriva un seguito, ma mi auguro che il regista Tate Taylor non debba ripetersi. Il film visto con una certa superficialità e senza andare per il sottile non raggiunge comunque le tre stelle, neanche una per ragazza, peraltro sono cresciute in età ed esperienze, mentre Emily Blunt, Haley Bennett e a Rebecca Ferguson hanno dato la loro partecipazione senza infamia e senza lodo. chibar22@libero.it
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dhany coraucci
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mercoledì 16 novembre 2016
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più che un giallo un intenso dramma femminile
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Se c'è una cosa che rende questo film davvero sorprendente è che si tratta di un giallo modulato su tonalità che con il giallo non hanno nulla a che fare, piuttosto vibra di colori invernali, un po' spenti e cupi, sempre annebbiati, velati dal ghiaccio, del resto lo sguardo della protagonista è il primo a non essere limpido, poiché affonda nell'opacità dell'alcol. Mi è piaciuto moltissimo. C'è un omicidio, ma soprattutto c'è la vita interiore di tre donne molto diverse tra di loro, accomunate però da un identico malessere che, contrariamente al mistero indagato, non si fa via via più chiaro ma si addensa, rivelando ossessioni e disturbi, fallimenti, drammi e una femminilità profondamente in crisi alla quale gli squilibri temporali e i diversi punti di vista della narrazione danno uno spessore che va al di là di una comune investigazione per entrare in spazi intimi e privati, non a caso è uno psicanalista a cui sono affidate tante confidenze a fare da trait d'union alla vicenda.
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Se c'è una cosa che rende questo film davvero sorprendente è che si tratta di un giallo modulato su tonalità che con il giallo non hanno nulla a che fare, piuttosto vibra di colori invernali, un po' spenti e cupi, sempre annebbiati, velati dal ghiaccio, del resto lo sguardo della protagonista è il primo a non essere limpido, poiché affonda nell'opacità dell'alcol. Mi è piaciuto moltissimo. C'è un omicidio, ma soprattutto c'è la vita interiore di tre donne molto diverse tra di loro, accomunate però da un identico malessere che, contrariamente al mistero indagato, non si fa via via più chiaro ma si addensa, rivelando ossessioni e disturbi, fallimenti, drammi e una femminilità profondamente in crisi alla quale gli squilibri temporali e i diversi punti di vista della narrazione danno uno spessore che va al di là di una comune investigazione per entrare in spazi intimi e privati, non a caso è uno psicanalista a cui sono affidate tante confidenze a fare da trait d'union alla vicenda. E cosa c'è di più privato e personale, per una donna, che il proprio rapporto con la maternità? E' questa la vera protagonista della storia, al punto che difficilmente potrà essere compresa appieno se non da una donna stessa: il finale (a sorpresa) ne è una chiara dimostrazione. Emily Blunt non mi è mai stata particolarmente simpatica ma qui devo dire che è eccezionale e molto credibile nel ruolo disturbante di alcolizzata e la sua è una magnifica, disturbata, interpretazione.
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pier delmonte
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mercoledì 16 novembre 2016
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ma che scarso!
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Tre donne, tre pazze, tre big jim, schizzati pure loro, prima parte del film noiosa, poi decolla ma si capisce come andra’ a finire, e ‘sta storia del treno ma a chi la vogliamo raccontare? Agli spettatori di un cinema? Ma per favore. Solo due morti nel film ma una strage in sala, ovviamente morti a forza di sbadigli.
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maopar
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martedì 15 novembre 2016
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dal finestrino del treno...
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Trovandosi in treno in vicinanza di posti conosciuti, la casa del mare o i luoghi della gioventù ecc. si è portati a guardare in modo attento, per riconoscere velocemente i luoghi familiari…e perché no di individuare persone note.. Figurarsi se, dovendo passare tutti i giorni sulla stessa tratta ,davanti la casa dove la giovane sposa Rachel ha visto svanire le sue speranze di moglie e di madre.. Uno sguardo lanciato su quello che fù che poteva essere…ma che ormai appartiene ad altri.. Sembrerebbe un film romantico destinato a strappare lacrime…ma non è così. Tra la carrozza del treno e quel quartiere di villette si instaura un rapporto temporale di eventi che sorprendono lo spettatore.
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Trovandosi in treno in vicinanza di posti conosciuti, la casa del mare o i luoghi della gioventù ecc. si è portati a guardare in modo attento, per riconoscere velocemente i luoghi familiari…e perché no di individuare persone note.. Figurarsi se, dovendo passare tutti i giorni sulla stessa tratta ,davanti la casa dove la giovane sposa Rachel ha visto svanire le sue speranze di moglie e di madre.. Uno sguardo lanciato su quello che fù che poteva essere…ma che ormai appartiene ad altri.. Sembrerebbe un film romantico destinato a strappare lacrime…ma non è così. Tra la carrozza del treno e quel quartiere di villette si instaura un rapporto temporale di eventi che sorprendono lo spettatore..delineando un triller insospettato, per chi non ha letto il libro, dove si delineano storie di donne diverse tra loro ma che troveranno intesa e comprensione . Un romanzo scritto da una donna, che racconta di tre donne diverse tra loro ma unite da una esperienza comune di maternità ..cercata disperatamente da una, rifiutata da una altra.. e difesa dalla terza.. Tutto si chiarirà nella drammaticità del racconto ..sotto lo sguardo materno e comprensivo del detectiv ,anch’essa donna …Un bel film che consiglio , anche in tarda ora perché non rischierete di addormentarvi…
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marezia
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domenica 13 novembre 2016
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ai detrattori del film
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Smettetela di dire che è vuoto, sterile, debole e inconcludente perché ciò dimostra solo la vostra scarsa sensibilità (sempre che l'abbiate visto naturalmente). Amen.
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genoa1952
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domenica 13 novembre 2016
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deludente
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tratto da un romanzo discreto ma, a mio parere, largamente sopravalutato (linguaggio, telaio della trama simili ad altri usciti in contemporanea, sempre da autrici femminili) il film e' decisamente peggio. Regia inesistente, attori con una sola espressione per tutta la durata del film, dialoghi a tratti imbarazzanti, colonna sonora tetra che peraltro ben si adatta alla noia che pervade, che spreco !
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andrea diatribe
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sabato 12 novembre 2016
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amnesia e ossessione
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Che cosa ha visto e cosa è realmente successo? Sono le domande che si pongono gli spettatori e la protagonista del film La ragazza del treno (The Girl on the Train), un thriller diretto da Tate Taylor e adattamento dell’omonimo bestseller di Paula Hawkins. Rachel è una pendolare che osserva tutti i giorni, attraverso il vetro del treno, le vite delle persone. In seguito al divorzio e al licenziamento non le sono rimasti che i continui spostamenti dalla contea di Westchester a Manhattan, scrutando gli altri dal finestrino, insieme al suo vizio per l’alcool. In particolare, rimane ossessionata dalla vita di una coppia, Megan e Scott, che abita poche case più in là di dove stava lei con l’ex marito Tom, nel frattempo risposato con una donna di nome Anna, da cui ha avuto una figlia.
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Che cosa ha visto e cosa è realmente successo? Sono le domande che si pongono gli spettatori e la protagonista del film La ragazza del treno (The Girl on the Train), un thriller diretto da Tate Taylor e adattamento dell’omonimo bestseller di Paula Hawkins. Rachel è una pendolare che osserva tutti i giorni, attraverso il vetro del treno, le vite delle persone. In seguito al divorzio e al licenziamento non le sono rimasti che i continui spostamenti dalla contea di Westchester a Manhattan, scrutando gli altri dal finestrino, insieme al suo vizio per l’alcool. In particolare, rimane ossessionata dalla vita di una coppia, Megan e Scott, che abita poche case più in là di dove stava lei con l’ex marito Tom, nel frattempo risposato con una donna di nome Anna, da cui ha avuto una figlia. Il ricordo di un amore fallito le fa male, e i due coniugi Megan e Scott sembrano essere proprio tutto quello che il rapporto con l’ex marito non è mai stato, fatto che la porta ad emarginarsi sempre di più con la sua dipendenza. Un giorno Rachel vede incrinarsi il mondo idilliaco rappresentato dalla coppia: la ragazza tradisce il marito con un altro uomo. Tornano così i fantasmi del divorzio di Rachel uniti alla rabbia verso la giovane fedifraga, che sparirà poi misteriosamente nel nulla, portando la stessa donna a immaginarsi come probabile artefice della sua scomparsa, non riuscendo a ricordare quello che le è accaduto per le amnesie procurate dall’alcool.
La ragazza del treno è un thriller psicologico giocato tutto sulla situazione instabile della protagonista Rachel, interpretata da una brava Emily Blunt, che tratteggia bene una donna fragile, tormentata e forse pericolosa. L’abuso di alcolici consente uno stratagemma narrativo che sfuma completamente ogni confine tra realtà e apparenza, tra verità e bugia, dove la protagonista non sa più a cosa credere, in chi credere e, soprattutto, se credere a se stessa, visti i blackout e i ricordi confusi che ha. È un racconto di detection di Rachel, che intraprende un percorso per scagionare se stessa e per riassemblare coerentemente i tasselli di un puzzle distorto dalla visione creata dall’alcool (con l’artificio visivo di una cattiva messa a fuoco), ma anche a livello di intreccio narrativo con i diversi piani temporali che svelano man mano la vicenda. Infatti, il film racconta anche le storie degli altri due personaggi femminili e dei tre personaggi maschili: una prima storia della coppia formata dalla ragazza scomparsa (Haley Bennett) e Scott (Luke Evans), la seconda dei coniugi Tom (Justin Theroux) e Anna (Rebecca Ferguson), e infine il personaggio dello psicologo Kamal Abdic (Edgar Ramirez). L’atmosfera inquieta che si respira – basata sui temi del voyeurismo, dell’amore malato e della realtà che non è come sembra – ricorda vagamente il film di Fincher L’amore bugiardo - Gone girl, senza arrivare ad una simile profondità registica e narrativa. Il tema dello sguardo morboso ricorda anche La finestra sul cortile di Hitchcock, come ricorda la sceneggiatrice Erin Cressida Wilson, con la macchina da presa che indugia tanto sulle vite private delle due coppie osservate da Rachel.
La ragazza del treno è un buon thriller tutto incentrato sui caratteri femminili (la recitazione delle protagoniste è la parte migliore del film), ma che pecca maggiormente per la sua forzatura al racconto a volte troppo didascalico e descrittivo: basti vedere il montaggio dell’epilogo con la fontana delle tre Grazie.
Tirando le fila, un’importante chiave di lettura focalizzata alla fine del film, anche se superficiale, è l’eroismo del genere femminile che vuole difendersi dalla misoginia del mondo maschile, avere una propria autonomia e consentire una possibilità di riscatto.
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