Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Carlo Benso |
Attori | Toni Garrani, Nicola Pistoia, Crescenza Guarnieri, Azzurra Rocchi, Maurizio Bianucci Denny Cecchini, Nadia Visintainer, Enrico Licata, Alessia Bruni, Pierluigi Licenziato, Vilma Pili, Francesco Frangipane, Giorgia Minzocchi. |
Uscita | giovedì 4 giugno 2015 |
Distribuzione | Stemo Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 2,86 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 giugno 2015
La storia di Gregorio Samsa, un manager d'azienda che nel pieno della propria esperienza e competenza professionale, viene licenziato. In Italia al Box Office Fuorigioco ha incassato 2,4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Gregorio Samsa, un dirigente d’azienda sui cinquantacinque anni, viene improvvisamente licenziato. Da quel momento la sua vita cambia completamente. Le sue giornate trascorrono senza uno scopo. Sono giornate fondamentalmente vuote. La moglie prova a sostenerlo con il suo amore ma lei continua ad avere un lavoro mentre lui si sente inutile. Inizia allora ad osservare una giovane e bella dirimpettaia e si trova a dover affrontare il desiderio che nutre nei suoi confronti. Intanto cerca di trovare un modo per riavere il posto di lavoro che gli è stato tolto e che pensa di continuare a meritare.
Con Fuorigioco ci si trova di fronte ad un’opera prima che già analizzando il versante produttivo mostra e dimostra la passione che la anima. Perché Carlo Benso ha riunito intorno a sé una troupe che è in gran parte formata da giovani diplomati presso alcune scuole di cinema e con loro ha realizzato la sua opera prima. Ha potuto permettersi di appoggiarsi a una produzione seria ed ha avuto davanti alla propria macchina da presa quello che avrebbe potuto essere un problema e che invece si è rivelato una fondamentale risorsa. Perché è vero che ha avuto importanti esperienze sia come attore che come regista teatrale ma dirigere (per lo schermo e non per il palcoscenico) un cast di qualità come quello che si è trovato davanti, con un Ivo Garrani saldamente al centro della scena, poteva risultare un handicap. Molti registi alla prima esperienza ‘lasciano fare’ gli attori non perché si fidano di loro ma perché li temono. Dalla visione emerge invece un senso di messa a disposizione reciproca da parte di tutti. Forse perché tutti ritenevano importante trattare un tema come quello della perdita del lavoro senza falsi pietismi e senza viete retoriche.
Perché Gregorio Samsa (nome e cognome evocativi) non si ritrova, dopo il licenziamento, in mezzo alla classica ‘strada’. Ha una bella casa (oltre che una villa in cui si reca raramente ma che non vuole vendere), una moglie che lavora. Si potrebbe dire che non gli manca nulla. Salvo una cosa fondamentale: la dignità che dà l’avere un lavoro. Gregorio si sente profondamente e inesorabilmente inutile e così si ritrova a voler possedere ciò che gli manca: quella giovinezza che sente strettamente legata al poter avere ancora un ruolo ma che scoprirà poi non essere stata il motivo della sua defenestrazione. Il suo diventa un percorso di progressiva frustrazione in cui si accumulano senso di impotenza e impulsi di aggressività. Che un regista italiano scelga di affrontare, come sua opera prima, un tema del genere rappresenta un segnale importante che non va sottovalutato.
Opera artigianale di grande qualità, considerando il tema, il cast e un basso, bassissimo budget. Il valore aggiunto è la condivisione d'impresa, di esperienza, di idee e la fiducia di ogni membro del cast, tecnico ed aristico, di ogni persona comunque coinvolta, sia nei confronti dell'idea che nei confronti degli altri. Raro caso di reale condivisione consapevole.