Anno | 2014 |
Genere | Fantascienza |
Produzione | Italia |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Lorenzo Sportiello |
Attori | Ana Ularu, Simon Merrells, Bashar Rahal, Mya-Lecia Naylor, Antonia Liskova George Zlatarev, Meto Jovanovski, Velislav Pavlov, Anton Poriazov, Hristo Mitzkov, Alexandra Lopez, Mario Draganov, Atanas Srebrev. |
MYmonetro | 2,93 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 ottobre 2014
L'esordio di Lorenzo Sportiello nel lungometraggio.
CONSIGLIATO SÌ
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Kurt ed Eve vagano in un deserto che sembra postatomico alla ricerca di un porto franco dove poter vivere e partorire. Lei infatti porta in grembo un bambino, lui invece caccia quei pochi animali che si trovano per sfamarli e usare la carne come merce di scambio. Arrivati alle porte (o meglio alle mura) di un grande aggregato urbano, usano la carne per corrompere e avere accesso a dei tunnel che consentono l'ingresso di straforo alla città. Un incidente li rivela e vengono così condotti in un centro di detenzione utile a stabilire il loro grado di "sostenibilità", quanto cioè consumino e quindi quanto la loro presenza non destabilizzi l'equilibrio di una società (quella più civile che vive dentro le mura dell'aggregato urbano). Solo quando l'indice di sostenibilità raggiunge lo zero la grande città può permettersi di accoglierli nel suo alveo di benessere.
Nell'inizio e nella fine di Index zero c'è il meglio della produzione di fantascienza più recente, la distopia di un futuro che parla di presente (i tunnel, la selezione, l'estrema disparità di benessere, i centri di detenzione rimandano con sufficiente eloquenza a molti dei conflitti irrisolti legati alle migrazioni dei popoli contemporanei) in cui la tecnologia non è più il centro della storia come accadeva qualche anno fa ma un elemento di arredo che, al pari della fotografia desaturata, restituisce un'idea di mondo futuro probabile, di evoluzione della società lungo il medesimo asse sul quale poggia oggi ma nella peggiore delle direzioni. Il parto come evento raro sembra prelevato da I figli degli uomini nella stessa maniera in cui lo sfondo sociale rimanda a District 9.
Nonostante i modelli alti, Sportiello risolve bene il problema della credibilità del contesto, tratta la parte di effetti speciali con la dignità necessaria a guadagnare per il suo film un posto nel salotto buono della fantascienza e poi, nella parte centrale ambientata nel centro di detenzione, sembra guardare un po' di più alla tradizione italiana, nonostante il film faccia di tutto per emanciparsene. Nonostante sia girato in Bulgaria con attori non italiani (dotati di fisionomie molto lontane dalle nostre) e parlato in lingua inglese, lo stesso Index Zero trova nella sua sezione più meditativa pregi e difetti del nostro cinema contemporaneo, la necessità di sfruttare lo sguardo e non soltanto di limitarsi ad ammirare i fatti per come sono ma anche l'eccessivo indugiare su dolori interni la cui comunicazione è troppo fideisticamente lasciata ad una recitazione muta (che nel caso specifico non può dirsi eccezionale).
Pensato prima come cinema d'infiltrazione e poi come cinema d'evasione da un carcere Index Zero idealizza un eden (la parte civilizzata del mondo, piena di benessere nella quale le malattie possono essere curate e la vita prospera) opponendogli un deserto in cui niente sembra poter sfuggire alla morte eppure popolato e vitale, come un mercato mediorientale. In questo modo confonde le acque, non prende necessariamente una parte e crea una suggestione di futuro al tempo stesso romantica e pericolosa, incrociando il sogno di un domani migliore cullato dalla coppia protagonista al suo scontrarsi contro il peggiore dei presenti. Purtroppo la storia non mantiene il ritmo giusto lungo tutto il suo svolgersi, nè riesce a lavorare con coerenza sui toni del racconto in ognuno dei 3 momenti che la caratterizzano, dunque alla fine sembra non avere il fiato e l'allenamento per giocare assieme ai pesi massimi della fantascienza indipendente, tuttavia è un'indubbia dimostrazione di vitalità e abilità filmica.
Index zero racconta di un futuro (non troppo) lontano dove negli Stati Uniti d'Europa vive una società basata sugli ndici di sostenibilità. Se non raggiungi un determinato indice di sostenibilità sei fuori dalla cosiddetta "società normale": o emarginato in qualche capannone periferico o sbattuto fuori nel deserto, al di là del solido muro che divide [...] Vai alla recensione »
In Italia la cecità della critica è pari a quella della produzione e della distribuzione. Ma come si fa a non accorgersi della qualità veramente rara di questo film? Qualità tecnica, registica, attoriale... Non una riga su scelte stilistiche, acrobazie scenografiche, cura nel montaggio visivo e sonoro . incredibile miei cari! Complimenti vivissimi all'autore.