Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Hong Kong, USA, Buthan |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Khyentse Norbu |
Attori | Shahana Goswami, Devesh Ranjan, Swaroopa Ghosh, Rohit Raj, Mohamed Adamaly Pubudu Sathyapala, Parakrama Jayasinghe, Gayan Anuradha Dissanayake, Ruvin De Silva, Dhanushka Nilaweera, Yashodha Suriyapperuma, Rajah Ganesshan, Kaushalya Navaratne, Geeta Chandran, Maximus Alles, Kushan Weerasuriya, Pankaj Pawan, Jerome Codipilly, Udayana Wijewanta, Maria Giakoumakou, Shehan Omerdeen, Chinthaka Fernando, Swethekie Munasinghe, Sanjeev Varma, Aakansha Maheshwari, Yomal Croos, Dimitri Fernando, Kusal Mawella. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 7 ottobre 2013
Terzo lungometraggio del regista Khyentse Norbu, Vara: A Blessing è il film d'apertura del Busan Film Festival 2013.
CONSIGLIATO NÌ
|
Un villaggio dell'India meridionale. Lila è la figlia di una danzatrice di bharatanatyam, una danza tradizionale tamil. Come la madre, Lila è probabilmente destinata a divenire una devadasi, ovvero una danzatrice rituale che si esibisce presso i templi durante le cerimonie religiose - attività che prevede una dedizione totale verso la divinità, ma che sovente si converte pure, per mancanza di altre forme di sostentamento, in pratiche di prostituzione. Ma Lila s'innamora di Shyam, un giovane di bassa casta, dedito alla scultura votiva, perennemente maltrattato e perseguitato dagli altri abitanti del villaggio. Nelle sue fantasie e nei suoi sogni, Lila lo identifica romanticamente con Krishna.
A dieci anni dalla sua ultima prova registica, il monaco buddhista bhutanese Khyentse Norbu torna dietro la macchina da presa con Vara: a Blessing, adattamento di un racconto del celebrato scrittore bengalese Sunil Gangopadhyay. Un'operazione di prestigio globalizzato, con benedizione di Jeremy Thomas (che ha un credit come produttore esecutivo), e coadiuvata da collaboratori tecnici di consolidata reputazione arthouse internazionale, quali il montatore William Chang (sodale di Wong Kar-wai) e il tecnico del suono Tu Duu Chih (sound designer dei film di Hou Hsiao-hsien e Tsai Ming-liang). Peccato che inevitabilmente ingenuità e naïveté che costituivano lo charme de La coppa (1999) e Maghi e Viaggiatori (2003) si siano perse per la strada, rimpiazzate da una confezione liscia e patinata, fatta d'immagini languide e ostentatamente ricercate (composizioni da quinte teatrali ad opera del direttore della fotografia Bradford Young) e di una ritmica di montaggio sincopata che mal si adatta a quel che poteva essere un potente melodramma (non per nulla il racconto originale s'intitola "Sangue e lacrime").
Il risultato, esoticamente bello e ben recitato (in inglese, nell'originale), ma privo d'anima e tangibile passione, ricorda più un inserto di Vanity Fair che Charulata, il capolavoro di Satyajit Ray evocato da Khyentse Norbu in un'insolita dedica ("specialmente ai primi 11 minuti") a fine film.