Giovane e bella

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Un film di François Ozon. Con Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen.
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Titolo originale Jeune et jolie. Drammatico, durata 94 min. - Francia 2013. - Bim Distribuzione uscita giovedì 7 novembre 2013. - VM 14 - MYMONETRO Giovane e bella * * * - - valutazione media: 3,40 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il "Diario di un vizio" di Mr.Ozon Valutazione 3 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41450 | altri commenti e recensioni di Francesco2
sabato 11 gennaio 2014

  Intorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.
EIntorno a questo film si è aperto, su questo sito, un dibattito già interessante e vivace. Chi scrive vorrebbe apportare un proprio contributo, puntando ad offrire una differente chiave di lettura rispetto a quanto ha letto su “My Movies”.
Quello della protagonista , scandito oltretutto dalle stagioni  e quindi da una successione cronologica è il “Diario di un vizio”., rubando il titolo ad un film di Ferreri. La giovane non è incapace di amare, ma non può e/o non vuole farlo. La prima affermazione si giustifica valutando la tenerezza con cui una ragazza“Amorale” parla dell’uomo anziano che è morto, e dell’   affetto con cui la trattava.    La seconda valutando come rompe anche il legame col ragazzo che conosciamo) nel finale.
E’ come se questa giovane non volesse legarsi a nessuno. Il suo desiderio di conoscenza dell’amore (E del sesso) si concretizza prendendo e dando un po’ da e a tutti, compreso –Forse- il patrigno, cui lancia delle presunte occhiate equivoche. Non le interessa il denaro, che tutt’al più – Come qualcuno ha già osservato –le “Serve”, come status del suo valore.
Come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, allora, ognuno dei suoi incontri occasionali diventa un pezzo di un mosaico. Forse, alla fine, quel mosaico si chiama amore, ma è una raccolta di sensazioni e sentimenti che si danno e si prendono ogni volta.
In questo, però, ecco due momenti di rottura: lo choc procurato dalla morte, improvvisa, di uno dei protagonisti (Era comunque un signore anziano e cardiopatico), e il Ritrovare quella stanza che le procura uno stato di choc, forse definitivo.
Non c’è più, in questo caso, quella levità nel “Ripetere ancora”, di cui qualcuno parlò per “Io ballo da sola” di Bertolucci.

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