Anni felici

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Un film di Daniele Luchetti. Con Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Angélique Cavallari, Benedetta Buccellato, Martina Gedeck.
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Commedia, durata 100 min. - Italia, Francia 2013. - 01 Distribution uscita giovedì 3 ottobre 2013. MYMONETRO Anni felici * * 1/2 - - valutazione media: 2,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

assenza e felicità Valutazione 3 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
lunedì 7 ottobre 2013

“Chi è?” domanda lei al marito separato guardando la sua ultima opera, una gigantesca donna di creta sdraiata nel laboratorio; “La tua assenza” è la risposta. E’ la chiave di volta che troveranno Guido –fascinoso performer convertitosi con apparente convinzione alla nuova arte concettuale- e Serena -moglie borghese, restia alle trasformazioni culturali in atto- per rendere possibile la prosecuzione di un rapporto in via di sfaldamento, impervio, conflittuale, torrentizio ai limiti dell’ insostenibilità: ma felice. Intimamente felice al di fuori degli stridori delle mediazioni quotidiane, cioè istintivamente produttivo di amore, sesso, attrazione panica, ma impossibile da vivere secondo uno schema convenzionale come una ordinaria convivenza con figli, con ruoli prefissati anche se influenzati dalle nuove tendenze figlie del ’68 e sperimentate nel corso degli anni ’70, in cui la storia è ambientata. L’assenza –da tutte le convenzioni come la obbligatoria frequentazione di tutti i giorni ma anche dalle mode, dai miti e dagli slogan inneggianti alla riconquistata libertà di trasgredire partoriti dalla rivoluzione giovanile- è la formula  (o il compromesso) che, sbarazzatasi di una convivenza divenuta ossessiva  e lesiva dell’identità di entrambi, i due adotteranno per il futuro, improntando il rapporto alla saltuarietà d’incontri, all’accettazione delle molteplici esperienze dell’altro, ad una maturazione separata, come due linee spesso tangenti ma non coincidenti. E’ il figlio maggiore che, dopo tanti anni e come voce fuori campo, ne narra e testimonia l’e(in?)voluzione, sottolineando con il senno dell’adulto la perdita di un bene sacrificato alla conquista dell’assenza: la felicità appunto.
Luchetti inserisce la vicenda tumultuosa della coppia nell’anno del trionfo del referendum sul divorzio, visto come la vittoria della Resistenza contro la barbarie dell’Ancient Regime (il riferimento al manifesto dei fratelli Cervi); cioè in un momento foriero di inquietudine in cui l’onda espansiva dei fermenti sessantottini tende a scontrarsi con le prime disillusioni di una risacca culturale (che poi diventerà riflusso) e prelude all’avvio della degenerazione dello scontro armato. Inquietudine mista ad incertezza che si riscontra nei due giovani, l’uno proteso verso le idee, i principi e gli orientamenti artistici della rivoluzione, l’altra scettica verso prassi evolutive come il libero amore e le performance nudiste professate dal marito, rivelando posizioni tutt’altro che granitiche; saranno proprio le contraddizioni esplose nella coppia in questo clima a dare impulso a processi di trasformazione opposti (il distacco da mode o da impulsi acritici da una parte, il lasciarsi trascinare in esperienze relazionali trasgressive dall’altra) che porteranno alla scelta (per intima convinzione? per necessità? per viltà? per opportunità?) di un rapporto in cui l’assenza si depriva della felicità, come un LP che si rivela all'ascolto con l’antifruscio ma perde l’anima.
Il film, che parte in sordina come se il regista volesse aspettare per imporre il suo imprinting personale e rimandare il pathos  di una storia in crescendo, è cucita su misura sui due attori protagonisti, che ci hanno abituato a ruoli contrassegnati da fragilità, difficoltà di vivere, ansia di sottofondo. Bravo Rossi Stuart, nel mostrare i suoi slanci e debolezze nell’intrico culturale in movimento di quegli anni (interessante è la figura del suo grillo parlante, un critico d’arte tutt’altro che fine intellettuale e con intonazioni popolareggianti). Bravissima Michaela Ramazzotti, la cui bellezza angolosa, sensualità penetrante e capacità interpretativa non cessano di stupire e ne fanno degna erede, anche per mancanza di concorrenti, della grande Monica Vitti. Molto ben centrate le figure sempre stimolanti e mai banali dei due figli, coprotagonisti fin dall’inizio dell’azione e della dinamica familiare.

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