Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Sung-hyun Kim |
Attori | Won-young Choi, Ho Kang, E-Jung Kim . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 15 ottobre 2012
Affermando l'idea che anche i piccoli conflitti possano portare alla morte, Your Time Is Up è un film su due fratelli e sulla rappresaglia.
CONSIGLIATO SÌ
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Lee Seok-ho è stanco di provvedere al fratello Jin-ho, mantenuto e scialacquatore. Decide di dargli un ultimatum sull'ultimo prestito; per rispettare l'impegno Jin-ho deve recuperare i soldi da Hee-young, la prostituta di cui è innamorato, ambigua e circondata da soggetti assai poco racomandabili.
Selezionato per il concorso (sezione New Currents) di Busan 2012, Your Time is Up potrebbe essere preso come esempio di una cinematografia in salute, come pure come capro espiatorio di una in crisi. Apparente contraddizione, ma nel primo caso si intende il lato industriale della questione, per come il film dimostra per l'ennesima volta la perfezione di meccanismi di produzione di film di genere thriller e/o noir in Corea del Sud, ormai splendidamente oliati. Anche il più sconosciuto dei debuttanti riesce a confezionare un prodotto tecnicamente impeccabile per fotografia, regia e cast. È questo è un bene, noi italiani ne sappiamo qualcosa, se ripensiamo al poliziottesco o alla commedia di altri tempi rispetto alle difficoltà di oggi. Il problema del film di Kim Sung-hyun, invece, sta
nell'inconsistenza di una sceneggiatura che gira su se stessa e che si avvale di situazioni- tipo ormai consunte per chiunque si sia nutrito dei numerosi noir prodotti in Corea nell'ultimo decennio; a cui aggiungere - nel caso specifico di Your Time is Up - incoerenze narrative gravi. Il personaggio del poliziotto, inspiegabile e inspiegato, rappresenta solo
un ostacolo alla fluidità narrativa, senza contare la fragilità - per spessore e credibilità -
del personaggio di Hee-young, femme fatale al centro della vicenda e dei tragici destini di
diversi uomini. Anche i salti temporali per sottolineare eccessivamente un parallelismo tra
le vicende dei due fratelli Lee paiono del tutto pleonastici, anche per lo spettatore meno
smaliziato.
Dove Kim Sung-hyun cerca di trovare una propria via è calcando la mano sull'efferatezza
(scelta comoda anche qui), aumentando le percentuali di sangue (e sesso) rispetto al
consueto, nonché la crudezza di sequenze come quella delle ceneri mortuarie aspirate
con un elettrodomestico.
Un film che funziona, una visione che, per un neofita, può rappresentare una sorta di
epifania. Per tutti gli altri si tratta solo di elegante routine.