luca scial�
|
lunedì 19 marzo 2012
|
i fantasmi del passato e le proprie paure
|
|
|
|
Pietro è un giovane siciliano che sogna di fare l'attore e per riuscirci si trasferisce a Roma. Ma non riesce ad andare oltre un lavoro notturno in un cornettificio. La casa che ha preso in affitto risale all'inizio '900 e ben presto si accorge che essa è infestata da fantasmi. Dopo i primi normali timori riesce a fare amicizia con queste figure, capendo chi erano in vita: una compagnia teatrale degli anni '30 morta misteriosamente. Questi fantasmi del passato rispecchiano anche le sue paure. Non resta che aiutarli per aiutare sé stesso.
Anche in questo lungometraggio il regista turco Ozpetek mette in campo tutta la sua bravura nel proporre storie insolite e da prospettive inusuali.
[+]
Pietro è un giovane siciliano che sogna di fare l'attore e per riuscirci si trasferisce a Roma. Ma non riesce ad andare oltre un lavoro notturno in un cornettificio. La casa che ha preso in affitto risale all'inizio '900 e ben presto si accorge che essa è infestata da fantasmi. Dopo i primi normali timori riesce a fare amicizia con queste figure, capendo chi erano in vita: una compagnia teatrale degli anni '30 morta misteriosamente. Questi fantasmi del passato rispecchiano anche le sue paure. Non resta che aiutarli per aiutare sé stesso.
Anche in questo lungometraggio il regista turco Ozpetek mette in campo tutta la sua bravura nel proporre storie insolite e da prospettive inusuali. In questa occasione mostra anche una certa maturazione, proponendo una storia convincente e ben raccontata, che oscilla tra Questi fantasmi di De Filippo e Fantasmi a Roma di Pietrangeli. Una storia che oscilla anche tra il malinconico e il leggero, con una morale di fondo. Ottima la prova di Elio Germano che tiene testa ad una squadra di attori ben affiatata e assortita, tra i quali spiccano Margherita Buy e Beppe Fiorello.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scial� »
[ - ] lascia un commento a luca scial� »
|
|
d'accordo? |
|
perfetta
|
martedì 10 aprile 2012
|
divertente e malinconico
|
|
|
|
Tornano anche questa volta molte componenti della cinematografia di Ozpetek come l'omossesualità, le grandi famiglie, il passato che torna e poi la cucina sempre al centro dei suoi film stavolta con un dolce semplice e quotidiano, proprio come il personaggio. Il protagonista è infatti un personaggio autentico nella sua semplicità, che impara a conoscere se stesso attraverso ciò che gli accade tra sogno e realtà.
Bel cast, bei costumi e trucchi, è un film che fa sorridere ma allo stesso tempo riflettere su quanto sia importante la presenza dei sogni nella vita degli uomini, quanto li si debba affrontare per meglio aver chiari i nostri desideri e infine cercare di realizzarli.Il percorso può essere tortuso e contrastante come Ozpetek ci mostra, ma le paure possono trasformarsi in consapevolezza, accettazione e quindi gioia.
[+]
Tornano anche questa volta molte componenti della cinematografia di Ozpetek come l'omossesualità, le grandi famiglie, il passato che torna e poi la cucina sempre al centro dei suoi film stavolta con un dolce semplice e quotidiano, proprio come il personaggio. Il protagonista è infatti un personaggio autentico nella sua semplicità, che impara a conoscere se stesso attraverso ciò che gli accade tra sogno e realtà.
Bel cast, bei costumi e trucchi, è un film che fa sorridere ma allo stesso tempo riflettere su quanto sia importante la presenza dei sogni nella vita degli uomini, quanto li si debba affrontare per meglio aver chiari i nostri desideri e infine cercare di realizzarli.Il percorso può essere tortuso e contrastante come Ozpetek ci mostra, ma le paure possono trasformarsi in consapevolezza, accettazione e quindi gioia. La stessa accettazione che cercano proprio i 6 personaggi in cerca d'autore pirandelliani citati in modo nemmeno troppo nascosto dal regista.
Da vedere con lo spirito giusto, sapendo di non essere davanti ad un capolavoro ma sicuramente ad una storia da cui trarre molti spunti di riflessione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a perfetta »
[ - ] lascia un commento a perfetta »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
venerdì 13 aprile 2012
|
fantasmi e psicanalisi
|
|
|
|
Pietro Ponte è un giovane irrisolto: sul piano professionale -fa l'impastatore di cornetti ma vorrebbe intraprendere la carriera di attore-, sul piano delle relazioni sociali -la sua timidezza e le sue paure lo spingono a racchiudersi in una gabbia esistenziale insieme ad una lontana cugina-, sul piano sessuale ("non riesco a fare il gay, figuriamoci l'eterosessuale")- . Insomma è alla ricerca di una identità soddisfacente finora solo vagheggiata. Un giorno si ritrova da solo in casa con i fantasmi dei componenti di una compagnia teatrale che cercano di interloquire con lui, intrappolati in quella casa finchè l'enigma della loro scomparsa non sarà risolto. Dopo le prime paure e diffidenze, Pietro accetta il rapporto con gli intrusi (ormai la “sua famiglia”) indagando sui loro misteri e nello stesso tempo rovistando criticamente nei meandri della sua dimensione interna finora confusa e caotica.
[+]
Pietro Ponte è un giovane irrisolto: sul piano professionale -fa l'impastatore di cornetti ma vorrebbe intraprendere la carriera di attore-, sul piano delle relazioni sociali -la sua timidezza e le sue paure lo spingono a racchiudersi in una gabbia esistenziale insieme ad una lontana cugina-, sul piano sessuale ("non riesco a fare il gay, figuriamoci l'eterosessuale")- . Insomma è alla ricerca di una identità soddisfacente finora solo vagheggiata. Un giorno si ritrova da solo in casa con i fantasmi dei componenti di una compagnia teatrale che cercano di interloquire con lui, intrappolati in quella casa finchè l'enigma della loro scomparsa non sarà risolto. Dopo le prime paure e diffidenze, Pietro accetta il rapporto con gli intrusi (ormai la “sua famiglia”) indagando sui loro misteri e nello stesso tempo rovistando criticamente nei meandri della sua dimensione interna finora confusa e caotica. La collaborazione tra lui e l'insolita famiglia darà proficui frutti ad entrambi: la verità è liberazione da ogni gabbia. La rappresentazione finale in teatro cui assiste Pietro nel vuoto della sala è una sorta di palingenesi generale, fine di una proiezione psico/onirica e nello stesso tempo ritorno ad una realtà ben più ricca di conoscenze, di risorse, di slanci, di affettività. E' difficile (ri)conoscere le varie facce di noi stessi se non le estrapoliamo dal nostro labirinto interiore (come nella realtà fa lo psicoterapeuta), condizione essenziale per affrontarle senza annullamenti e paure ed arrivare così ad una risultante evolutiva. Pietro vede i fantasmi in cui identifica le proprie componenti dell'io: la virilità (Fiorello), la femminilità (Buy), l'ambiguità (il belloccio innamorato), l'umiltà sociale (la domestica), la corporalità (il grassone), la materialità (il bambino goloso), la curiosità verso il diverso (il turco); guardandoli in faccia, vede il collage di se stesso e fa un'operazione di sintesi compositiva da cui uscirà più strutturato e quindi più maturo, segnando il trapasso dal bambino che gioca con le figurine all’uomo libero che si apre al mondo quale condizione per vincere le sfide difficili e talvolta dolorose della vita. Ma i fantasmi sono anche artisti: se loro sono passati a miglior vita, l'arte non può morire, non ammette vincoli ed ingabbiamenti, al limite non ammette tradimenti perchè non si schiera. La persona tradisce, non l'artista che è la personificazione della libertà (l'attrice scampata alla morte). Ozpetek consolida alcuni punti fermi della sua produzione: il contesto romano, il gruppo che riscalda o protegge, sia esso la famiglia o il clan o gli amici, il riferimento all'omosessualità vissuta, che qui è molto più sfumato. Ma fa un salto qualitativo: la narrazione deborda verso il fantastico, non fine a se stesso ma intriso di onirismo e di intimismo ai limiti della psicanalisi. E gioca con il rapporto finzione/realtà, come hanno fatto altri registi; l'ultimo è stato Woody Allen con Midnight in Paris, con cui è possibile intravedere qualche affinità. Ma il tocco magico e la poesia di Allen sono un’altra cosa. Ozpetek ha la capacità di confezionare prodotti raffinati, i suoi film non hanno smagliature, sono ben recitati, ma difficilmente superano un livello di spessore tale da renderli indimenticabili. Qui, nonostante le illustri citazioni (appunto Allen o Pirandello), il cambiamento di registro tematico non migliora i risultati: il film è elegante ma freddo, fa riflettere ma non induce a pensieri nuovi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
blufont
|
lunedì 16 aprile 2012
|
ozpetek light
|
|
|
|
Ci ha abituato ad emozioni intense Ozpetek: grandi passioni, drammi umani sviscerati, storie che si intrecciano. Eppure non bastano l'originalità del soggetto (almeno per il cinema italiano) né l'ottima interpretazione di Elio Germano né la morbida regia a fare di Magnifica Presenza il film che ci si aspetta di vedere. Non è una commedia, sebbene non manchi l'elemento ironico, in quanto l'obbiettivo principale della pellicola non è quello di divertire. Non è una ghost-story: la trama è nota a tutti fin da subito. Non è un giallo: la rivelazione finale è sviluppata con troppo poco pathos per farne l'elemento centrale.
[+]
Ci ha abituato ad emozioni intense Ozpetek: grandi passioni, drammi umani sviscerati, storie che si intrecciano. Eppure non bastano l'originalità del soggetto (almeno per il cinema italiano) né l'ottima interpretazione di Elio Germano né la morbida regia a fare di Magnifica Presenza il film che ci si aspetta di vedere. Non è una commedia, sebbene non manchi l'elemento ironico, in quanto l'obbiettivo principale della pellicola non è quello di divertire. Non è una ghost-story: la trama è nota a tutti fin da subito. Non è un giallo: la rivelazione finale è sviluppata con troppo poco pathos per farne l'elemento centrale. Non è un film psicologico o introspettivo: la personalità di Pietro non evolve dall'inizio alla fine del film, la sua omosessualità era già chiara sia a lui che al suo entourage (e non trova spazio la frase detta alla cugina "non riesco ad essere gay, figuriamoci eterosessuale"), cosi come le sue doti di attore restano dubbie. Non è un dramma: i risvolti personali (la vita sentimentale di Pietro e della cugina, la drammatica fine degli attori fantasmi) sono trattati con (voluta?) leggerezza e sfiorano il cuore dello spettatore senza toccarlo. Non è un film surreale: gli attori, seppure dichiaratamente fantasmi ed invisibili al resto del mondo, sono per Pietro una presenza più che reale nella sua vita quotidiana, e ne è la prova la bella scena sul finale in cui la loro assenza per Pietro diviene un tormento . E' prettamente nello stile del regista restare in equilibrio tra comicità ed emozioni, leggerezza e profondità, ma forse in quest'ultima opera il suo di solito sapiente equilibrismo è stato un pò sopraffatto da un'eccessiva ambizione o da troppi elementi che distolgono lo spettatore dal messaggio cardine del film. Al di sotto, quindi, delle aspettative create dai suoi film migliori, resta comunque una bella pellicola, soprattutto rispetto alle solite commedie all'italiana che invadono le sale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a blufont »
[ - ] lascia un commento a blufont »
|
|
d'accordo? |
|
enrichetti
|
domenica 1 aprile 2012
|
oìkos
|
|
|
|
Le case di Ozpetek non sono mai delle semplici dimore, non sono mai solo abitazioni, sono luogo vitale, sono oìkos. Pietro si accorge subito di essere entrato nella sua casa, piena di storia e di storie, di vita passata che non è passata. Vi trova la magia, come Irene in "Cuore Sacro". Vi trova il capo di un filo che lo porterà nei sordidi, e magnifici insieme, meandri della memoria, come successe a Giovanna in "La finestra di fronte". La casa di Pietro sono le due donne al bar che si (pre)occupano di lui; il vicino che lo assiste in ospedale; la bici parcheggiata sotto il pergolato e le scale che portano al piano; la cugina ed il suo strizzacervelli; i compagni di lavoro ed i provini in teatro.
[+]
Le case di Ozpetek non sono mai delle semplici dimore, non sono mai solo abitazioni, sono luogo vitale, sono oìkos. Pietro si accorge subito di essere entrato nella sua casa, piena di storia e di storie, di vita passata che non è passata. Vi trova la magia, come Irene in "Cuore Sacro". Vi trova il capo di un filo che lo porterà nei sordidi, e magnifici insieme, meandri della memoria, come successe a Giovanna in "La finestra di fronte". La casa di Pietro sono le due donne al bar che si (pre)occupano di lui; il vicino che lo assiste in ospedale; la bici parcheggiata sotto il pergolato e le scale che portano al piano; la cugina ed il suo strizzacervelli; i compagni di lavoro ed i provini in teatro. E' Roma, di cui è intrisa l'aria che entra, pervade, si mescola, portando con sè il respiro di tutti. La presenza di una compagnia di teatro, tradita e scomparsa negli anni delle persecuzioni naziste, trasformata in business dalla padrona di casa, crea intorno al giovane l'intimità che cercava. La presenza di Pietro crea intorno agli attori uno spazio, intimo anch'esso, da dove possono finalmente toccare la verità che cercavano. Liberi, si scende tutti in strada ed è la scena più spettacolare, la sintesi di tutto il percorso e il punto di partenza. Una grande energia sprigiona da quei corpi stretti tra loro, al riparo dei muri della casa, che si muovono, sorridono, guardano, con timore estasi e desiderio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enrichetti »
[ - ] lascia un commento a enrichetti »
|
|
d'accordo? |
|
gpistoia39
|
lunedì 9 aprile 2012
|
finzione, realtà e tradimento.
|
|
|
|
Innanzi tutto un film magnifico, che fa sognare e ti lascia in bocca il gusto che la vita, se solo lo volessmo tutti, sarebbe bellissima, o meglio più sopportabile, se sapessimo viverla apprezzando di più l'arte, perchè Ozpeteck ci porta nel mondo dell'arte pura. I fantasmi ci danno l'occasione di pensare al passato non tanto lontano della guerra e dell'invasione nazista, del tradimento di questa Livia Morandini (personaggio inventato ma che non si discosta molto da una possibile realtà storica), in un confronto sta il moderno e il passato, il modo di recitare del 1943 in teatro, e invece la fiction e il modo di recitare il TV. Poi tutto torno al suo posto i fantasmi si fanno portare in teatro dove devono stare e dove è la loro casa.
[+]
Innanzi tutto un film magnifico, che fa sognare e ti lascia in bocca il gusto che la vita, se solo lo volessmo tutti, sarebbe bellissima, o meglio più sopportabile, se sapessimo viverla apprezzando di più l'arte, perchè Ozpeteck ci porta nel mondo dell'arte pura. I fantasmi ci danno l'occasione di pensare al passato non tanto lontano della guerra e dell'invasione nazista, del tradimento di questa Livia Morandini (personaggio inventato ma che non si discosta molto da una possibile realtà storica), in un confronto sta il moderno e il passato, il modo di recitare del 1943 in teatro, e invece la fiction e il modo di recitare il TV. Poi tutto torno al suo posto i fantasmi si fanno portare in teatro dove devono stare e dove è la loro casa. Magnifico film surreale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gpistoia39 »
[ - ] lascia un commento a gpistoia39 »
|
|
d'accordo? |
|
ralphscott
|
lunedì 19 marzo 2012
|
premiare l'originalità
|
|
|
|
Anche questa volta,come nei suoi precedenti,il meglio va cercato nelle idee,sebbene aleggi un senso di occasione non del tutto sfruttata. Sorretto da validi interpreti,Germano su tutti,il racconto offre molti spunti che non sempre sviluppa pienamente. Le riuscite figure delle bariste,ad esempio,esauriscono bruscamente la loro invadente,iniziale curiosità. Le difficoltà relazionali della cugina (P.Minaccioni) vengono accennate,ma non approfondite. Idem per il rapporto che la stessa ha con Pietro. Consueta cura per la confezione che questa volta,grazie ai personaggi degli anni '40,consente al regista di dar sfogo alla messa in scena di costumi e trucchi di sicuro impatto.
[+]
Anche questa volta,come nei suoi precedenti,il meglio va cercato nelle idee,sebbene aleggi un senso di occasione non del tutto sfruttata. Sorretto da validi interpreti,Germano su tutti,il racconto offre molti spunti che non sempre sviluppa pienamente. Le riuscite figure delle bariste,ad esempio,esauriscono bruscamente la loro invadente,iniziale curiosità. Le difficoltà relazionali della cugina (P.Minaccioni) vengono accennate,ma non approfondite. Idem per il rapporto che la stessa ha con Pietro. Consueta cura per la confezione che questa volta,grazie ai personaggi degli anni '40,consente al regista di dar sfogo alla messa in scena di costumi e trucchi di sicuro impatto. Anche l'anziana star che si produce in un cameo è puntualmente presente:una Proclemer gustosamente spietata. Ella ci spiega di non sentirsi traditrice perchè per esserlo bisognerebbe schierarsi,mentre lei è stata solo per sè stessa,per salvare la pelle. Di impatto la sequenza finale,dove l'aspirante attore porta i suoi fantasmi,in metrò,al teatro,nella loro dimensione ideale. Un film che va premiato per il coraggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ralphscott »
[ - ] lascia un commento a ralphscott »
|
|
d'accordo? |
|
vanina vanini
|
domenica 18 marzo 2012
|
atmosfera e magia ozpetekiana, ma incanta meno
|
|
|
|
È quando un regista ti è caro che ti frega, hai le tue belle aspettative e così ti butti nel cine sperando che il film sia ancora migliore, ma così non è.
Le Fate, resta ancora insuperato, 'realtà' vince su fantasia, anche se gli attori sono sempre ottimamente diretti, e Germano è bravissimo, protagonista a buon diritto, brillante e vivo, delicato e duttile.
L'atmosfera è tipica del cinema di Ozpetek, coi suoi usuali rimandi nostalgici al passato, un passato drammatico al tempo stesso struggente.
L'invenzione delle 'magnifiche presenze' per un racconto d'arte e di mistero, ci fa spiare un mondo a cui pochi è consentito l'accesso, in bilico fra il teatro e il transgender, un'interessante commistione, forse ancora nuova al cinema.
[+]
È quando un regista ti è caro che ti frega, hai le tue belle aspettative e così ti butti nel cine sperando che il film sia ancora migliore, ma così non è.
Le Fate, resta ancora insuperato, 'realtà' vince su fantasia, anche se gli attori sono sempre ottimamente diretti, e Germano è bravissimo, protagonista a buon diritto, brillante e vivo, delicato e duttile.
L'atmosfera è tipica del cinema di Ozpetek, coi suoi usuali rimandi nostalgici al passato, un passato drammatico al tempo stesso struggente.
L'invenzione delle 'magnifiche presenze' per un racconto d'arte e di mistero, ci fa spiare un mondo a cui pochi è consentito l'accesso, in bilico fra il teatro e il transgender, un'interessante commistione, forse ancora nuova al cinema.
Interessante l'uso di consumati personaggi televisivi come Mauro Coruzzi alias Platinette o la nuova e divertentissima Drusilla Foer (Gianluca Gori), conferme la Buy, Puccini e Fiorello. La Proclemer è -la cattiva perfetta-, come Girotti malinconico e smemorato de Le Finestre. Qualche omaggio a Almodòvar (?) nell'uso dei colori e dei personaggi di contorno. Si esce dalla sala col sorriso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vanina vanini »
[ - ] lascia un commento a vanina vanini »
|
|
d'accordo? |
|
tiberiano
|
mercoledì 4 aprile 2012
|
un collage di dejà vu
|
|
|
|
Ozpetek non vuole rischiare sperimentazioni ardite e innovative e ci ripropone una fiction leggera con ingredienti già collaudati,quindi già visti.
Da Le Fate Ignoranti, ritroviamo gay e travestiti, più la Buy, stavolta decisamente poco a suo agio, che pare uscita da un quadro di Tamara de Lempicka; come in Cuore Sacro, riecco una vecchia casa che nasconde un segreto di chi ci ha vissuto (e una donna cinica nell'ombra); come ne La Finestra di Fronte, ci sono i dolci, il forno e un fatto tragico del passato di cui alcuni personaggi hanno perso la memoria, .
Non mancano poi citazioni da altri film, non di Ozpetek, però:'The Others','Questi Fantasmi' e la magica interferenza presente-passato che si ritrova anche in 'Paris by Midnight'.
[+]
Ozpetek non vuole rischiare sperimentazioni ardite e innovative e ci ripropone una fiction leggera con ingredienti già collaudati,quindi già visti.
Da Le Fate Ignoranti, ritroviamo gay e travestiti, più la Buy, stavolta decisamente poco a suo agio, che pare uscita da un quadro di Tamara de Lempicka; come in Cuore Sacro, riecco una vecchia casa che nasconde un segreto di chi ci ha vissuto (e una donna cinica nell'ombra); come ne La Finestra di Fronte, ci sono i dolci, il forno e un fatto tragico del passato di cui alcuni personaggi hanno perso la memoria, .
Non mancano poi citazioni da altri film, non di Ozpetek, però:'The Others','Questi Fantasmi' e la magica interferenza presente-passato che si ritrova anche in 'Paris by Midnight'. La stralunata compagnia degli spettri ricorda la Famiglia Addams (con Fiorello jr a ricalcare un improbabile Gomez).
Qualche esuberanza: come in Saturno Contro, un cast sovrappopolato - inutilmente, visto il risultato generale.
Un terzo del cast a mio avviso si poteva evitare.
Qui infatti è soltanto Germano a tenere in piedi il suo personaggio e tutto lo sviluppo narrativo del film.
Germano è un attore (e si vede) ed è brava anche la Minaccioni come sua spalla.
La signora Proclemer, che non è certo da ieri che recita, con pochi minuti fa eclissare tutti gli altri, scialbi figuranti. Potevano evitarsi pure qua e là alcune lungaggini.
Alcune scene sono quasi ininfluenti ai fini dell'ambientazione e della narrazione.
L'invito a cena del tipo conosciuto in un incontro casuale anni fa, le apparizioni dei transessuali in tram, come pure la scena piuttosto dark dei transessuali nel laboratorio di costumi, con un'inquietante Platinette senza la consueta parrucca a turbante.
Il film incuriosisce, ma non coinvolge più di tanto e certamente non entusiasma, anche perchè molti elementi narrativi sono scontati: Il protagonista, che è omosessuale, ed è gay, oltre al premuroso vicino di casa in carne ed ossa, perfino un etereo e lezioso spettro che corteggia Germano con pudica discrezione.
Poi personaggi turchi e musiche turche, scene di danza collettiva.
Da un regista ormai affermato ci si aspetta (e si pretende, anche) qualcosa di nuovo, che vada oltre la solita fiction in salsa Ozpetek, tanto rassicurante e politically correct (niente baci tra uomini qui, solo ombretto e fondo tinta un po' per tutti).
Carino, ma certamente non strepitoso ed emozionante. Non chiamatelo capolavoro, per favore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tiberiano »
[ - ] lascia un commento a tiberiano »
|
|
d'accordo? |
|
giuliacanova
|
domenica 18 marzo 2012
|
il gioco delle parti
|
|
|
|
Ozpetek è un regista che mi piace perchè sa essere autore popolare e raffinato allo stesso tempo. E ho apprezzato, anche se non tutti in egual misura, i suoi film precedenti. Mi piace molto come dirige gli attori e come racconta i temi a lui più congeniali: omosessualità, ricerca della propria identità, l'intreccio con il peso della memoria delle vite che racconta nelle sue storie. In Magnifica Presenza questi elementi ci sono tutti. Mi è piaciuta anche la prova di Elio Germano che spesso trovo fuori misura nel delineare i personaggi che interpreta. Qui invece l'ho trovato misurato, e credibile nello smarrimento del protagonista che pur si muove in una sceneggiatura surreale. Il "gioco delle parti" fa capolino in questa messa in scena di respiro pirandelliano, permettendo così al racconto licenze che altrimenti avrebbero potuto stridere con il risvolto più drammatico.
[+]
Ozpetek è un regista che mi piace perchè sa essere autore popolare e raffinato allo stesso tempo. E ho apprezzato, anche se non tutti in egual misura, i suoi film precedenti. Mi piace molto come dirige gli attori e come racconta i temi a lui più congeniali: omosessualità, ricerca della propria identità, l'intreccio con il peso della memoria delle vite che racconta nelle sue storie. In Magnifica Presenza questi elementi ci sono tutti. Mi è piaciuta anche la prova di Elio Germano che spesso trovo fuori misura nel delineare i personaggi che interpreta. Qui invece l'ho trovato misurato, e credibile nello smarrimento del protagonista che pur si muove in una sceneggiatura surreale. Il "gioco delle parti" fa capolino in questa messa in scena di respiro pirandelliano, permettendo così al racconto licenze che altrimenti avrebbero potuto stridere con il risvolto più drammatico. Infatti il film si muove su una miscela di differenti piani di racconto. E attraverso l'intreccio tra presente e passato, realtà e rappresentazione, la storia man mano che si sviluppa vira verso il dramma. Ed è in quel nodo del racconto che il film ci regala, inattesa, la (magnifica) presenza di Anna Proclemer. Tuttavia anche io ho notato che il film non ha una sua unitarietà precisa, non ci guida ben orchestrato per tutta la storia come nei film precedenti di Ozpetek, per poi prepotentemente lasciarci dentro qualcosa nell'epilogo. Qui dall'inizio ci sentiamo soli a seguire i forse troppi piani di racconto che vanno ognuno per conto suo, con momenti anche non proprio coerenti e con qualche "divagazione " di stile. Non ci si sente mai veramente trasportati dai protagonisti e dalla storia. Il film è comunque godibile, ma spiace che non sia stato quel di più che le premesse lasciavano presagire.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuliacanova »
[ - ] lascia un commento a giuliacanova »
|
|
d'accordo? |
|
|