Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Pascal Bonitzer |
Attori | Kristin Scott Thomas, Isabelle Carré, Jean-Pierre Bacri, Claude Rich . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 3 settembre 2012
Il matrimonio di Damien e Iva è stanco e annoiato, per di più Damien ha problemi col figlio ribelle e con il padre assente. L'incontro con Aurore gli infonderà il coraggio che gli manca. Il film ha ottenuto 2 candidature a Cesar,
CONSIGLIATO SÌ
|
Damien Hauer è un professore di sinologia, stanco e svogliato, sposato ad una regista teatrale più impegnata fuori casa che dentro il matrimonio, e padre di Noé, che sta lasciando l'infanzia per un'età più difficile. Per impedire che l'amica di un'amica, una certa Zorica, venga espulsa dalla Francia in quanto clandestina, la moglie gli domanda il favore che gli costa di più al mondo, chiedere aiuto al padre, membro del Consiglio di Stato. Durante uno di questi umilianti tentativi per avere l'attenzione del vecchio genitore, Damien conosce meglio Aurore, una giovane cameriera che sembra interessata al suo corso di cultura cinese. O magari proprio a lui.
Pascal Bonitzer si è accostato alla regia relativamente tardi, ma la sua lunga attività di eminente critico cinematografico e l'esperienza da sceneggiatore (tra gli altri, di Rivette, Ruiz, Téchiné) rende il suo lavoro sorprendentemente completo, senza per questo appesantirlo di un inutile manto di saccenteria. Al contrario, il brio dei suoi dialoghi si avvia a divenire giustamente esemplare. Quando poi una scrittura come la sua può contare su un interprete del calibro di Jean-Pierre Bacri, l'alchimia rischia di essere perfetta. Con l'espressione di uno che guarda la Gioconda e le risponde silenziosamente con lo stesso tono, Bacri tempera ogni velleitarismo dell'autore o degli interlocutori in scena, ammantando ogni cosa di cupa perplessità, spesso anche sofferta o auto-infierita, e riportando ogni dramma alla commedia, che è spesso la sua sorgente o la destinazione finale. Per questo, l'accoppiata indovinata autore-attore è uno dei principali motivi di ricchezza e di qualità di questo film così locale, così esageratamente francese, da risultare "globale", specie da quando i ristoranti di sushi hanno invaso ogni dove, e non solo l'elegante Palais-Royal.
Ma il movimento più sofisticato, la mossa più importante, che fa di Cherchez Hortense un caso raro e gradito, è il modo in cui la materia sociale attuale e urgente dell'immigrazione viene inserita nel corpo della commedia romantica. Con una fluidità e un bilanciamento dei pesi senza pari. Profondamente cosciente che si tratta di una questione che tocca l'identità, Bonitzer usa la struttura della danza delle coppie e del gioco degli equivoci (anche sessuali) per parlare di un'altra irregolarità, quella di chi è senza documenti. Ne esce un film d'amore, sì, ma anche un film politico, che invita "globalmente" al coraggio.