Lascio agli altri le analisi esistenziali e mi dedico allo stile come contenuto. Uso il cinema per analizzare il cinema, a costo di provocare, perche' penso che il cinema si alimenti anche di cinema, nella sua costante evoluzione del linguaggio, di immagini e di suoni. Quindi metto a confronto 2 western: questo "deserto dei morti viventi" dei Coen con "Il Grande Silenzio" di Corbucci (1968). Ci sono cosi' tanti punti di contatto e parallelismo estetico tra questi 2 film da suggerire un caso di plagio (...ma nel cinema il plagio non esiste, e' evoluzione). Il piu' suggestivo ed originale western della storia del cinema, violentissimo, (girato in Svizzera), contro questo western del ventunesimo secolo abilmente mascherato da moderno thriller esistenzialista. Vento e neve bianca, vento e deserto accecante, sangue rosso su luce, silenzi e sentenze, donne impotenti e bounty killers, Trintignan e' Bardem, che invece della bombola, fa saltare il pollice, con lo stesso silenzioso, impassibile distacco.. anche lui nel finale verra' falciato via, per caso. Ma Morricone lasca lo spazio al "grande silenzio" dei Coen, che citano il film di Corbucci, con l'assenza del commento musicale. Guardatevi i 2 film in sequenza, in un'altra emozionante notte tuttacinema, leggerete chiaramente l'evoluzione stilistica del linguaggio ed il legame espressivo tra le 2 opere.
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zopiro
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venerdì 14 marzo 2008
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il grande silenzio
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Trintignant è una pistola al servizio di una giustizia punitiva: vendica la morte del padre, per se stesso; uccide il bounty killer di un giovane, per una vecchia madre; cerca di uccidere Tigrero, Klaus Kinski, per la donna di colore (a cui Tigrero aveva ammazzato il marito). Credo che il killer psicopatico Bardem sia il Kinski di Corbucci. L'unico punto in comune tra i due film mi sembra essere il finale, dove entrambi i cattivi si salvano. Che dici?
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domenica 16 marzo 2008
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stile narrativo piu' che dettagli di storyboard
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Restringendo l'analisi ai singoli caratteri condivido,anzi la corrispondenza e' persino piu' limitata di quanto dici.Io invece mi tengo piu' lontano dai dettagli caratteriali, come anche da altre caratteristiche: come la colonna sonora (Morricone contro "il silenzio"),lo storyboard (una storia basata sulle relazioni tra caratteri, contro una storia che gira intorno ad una valigia di soldi e ad una bombola di gas, cioe' agli oggetti, dove i caratteri agiscono in solitario, separati da muri e porte). La relazione tra i 2 film la vedo nella "meccanica" dello stile narrativo. Tempi di scena lunghissimi, con rapporto "suono-azione" contro "parlato" tutto a favore dell'azione. Lasciando allo spettatore il collegamento dei segmenti di narrazione,abilmente scollegati, richiedendogli uno sforzo di
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Restringendo l'analisi ai singoli caratteri condivido,anzi la corrispondenza e' persino piu' limitata di quanto dici.Io invece mi tengo piu' lontano dai dettagli caratteriali, come anche da altre caratteristiche: come la colonna sonora (Morricone contro "il silenzio"),lo storyboard (una storia basata sulle relazioni tra caratteri, contro una storia che gira intorno ad una valigia di soldi e ad una bombola di gas, cioe' agli oggetti, dove i caratteri agiscono in solitario, separati da muri e porte). La relazione tra i 2 film la vedo nella "meccanica" dello stile narrativo. Tempi di scena lunghissimi, con rapporto "suono-azione" contro "parlato" tutto a favore dell'azione. Lasciando allo spettatore il collegamento dei segmenti di narrazione,abilmente scollegati, richiedendogli uno sforzo di attenzione per cogliere la continuita', attenzione distratta dall'azione violenta che chiude molte scene e che non si vede, ma di cui,di nuovo,si coglie solo l'esito: pollice saltato/buco del chiodo)
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domenica 16 marzo 2008
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...continuo: nuova tecnica per "l'azione violenta"
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Tanti trovano il film dei Coen violentissimo, ma il film non mostra la violenza colta dallo spettatore: la violenza esplode solo nella testa di chi guarda al termine dell'intuizione di azione non raccontata, solo indotta dall'esito finale. Anche Corbucci ha usato questa tecnica, per la prima volta, in antagonismo con i film violenti della sua epoca (es: quelli di Leone, dove la violenza e' raccontata nella sua evoluzione e poi bruscamente terminata nell'esito, per non scendere nel gore). Varranno anche le analisi sui contenuti esistenziali fatte da tanti, io dico che il film dei Coen riporta in primo piano un modo "nuovo" di raccotare l'azione violenta, particolarmente impressionante, perche' "annulla l'azione" e collega direttamente inizio e fine, lasciando a chi guarda una incredula e shoccante deduzione del "non visto".
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Tanti trovano il film dei Coen violentissimo, ma il film non mostra la violenza colta dallo spettatore: la violenza esplode solo nella testa di chi guarda al termine dell'intuizione di azione non raccontata, solo indotta dall'esito finale. Anche Corbucci ha usato questa tecnica, per la prima volta, in antagonismo con i film violenti della sua epoca (es: quelli di Leone, dove la violenza e' raccontata nella sua evoluzione e poi bruscamente terminata nell'esito, per non scendere nel gore). Varranno anche le analisi sui contenuti esistenziali fatte da tanti, io dico che il film dei Coen riporta in primo piano un modo "nuovo" di raccotare l'azione violenta, particolarmente impressionante, perche' "annulla l'azione" e collega direttamente inizio e fine, lasciando a chi guarda una incredula e shoccante deduzione del "non visto". Per i Coen e per Corbucci le scene evolvono con tempi che si allungano fino ad uno spasimo violento, che diventa inaspettato ed istantaneo, "non visto", ma terribile
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domenica 16 marzo 2008
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..finisco: i contenuti conseguenza del "non visto"
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La lunga cavalcata nella neve con cui apre Corbucci e' riletta dai Coen nella lunga sequenza nel deserto di apertura. Corbucci non puo' rinunciare alla musica e la confina fuori dallo storyboard, ma silenzio e vento vengono usati in entrambi i film per espandere l'attesa dell'istante violento. I Coen esplicitano sull'intero storyboard quello che Corbucci iniziava a seminare all'interno di un impianto narrativo tradizionale (..ma eravamo negli anni 70 ed anche i movimenti di camera sono quelli di un film di quegli anni). I Coen amplificano ed estremizzano quella tecnica al punto di farne essenza narrativa dell'intero film (operazione coraggiosa e ben premiata). I contenuti "giustizialisti" di Corbucci, evoluti in "esistanziali" per i Coen, emergono in entrambi i film dalla tecnica "violenta" dal narrato, esaltata dallo scarno recitato.
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La lunga cavalcata nella neve con cui apre Corbucci e' riletta dai Coen nella lunga sequenza nel deserto di apertura. Corbucci non puo' rinunciare alla musica e la confina fuori dallo storyboard, ma silenzio e vento vengono usati in entrambi i film per espandere l'attesa dell'istante violento. I Coen esplicitano sull'intero storyboard quello che Corbucci iniziava a seminare all'interno di un impianto narrativo tradizionale (..ma eravamo negli anni 70 ed anche i movimenti di camera sono quelli di un film di quegli anni). I Coen amplificano ed estremizzano quella tecnica al punto di farne essenza narrativa dell'intero film (operazione coraggiosa e ben premiata). I contenuti "giustizialisti" di Corbucci, evoluti in "esistanziali" per i Coen, emergono in entrambi i film dalla tecnica "violenta" dal narrato, esaltata dallo scarno recitato. Pubblico e critica, "violentati" dal "non visto", si aggrappano a questo contenuti eviscerandoli con fiumi di parole, che il film (dei Coen) non dice.
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domenica 16 marzo 2008
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da un film all'altro
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Parola di Sergio Donati: "Il grande silenzio" è un western 'abruzzese'(fu girato nel Parco Nazionale, dalle parti di Pescasseroli)e pare che Corbucci avesse girato anche un finale alternativo, ottimista, che lo avrebbe allontanato definitivamente dal film dei Coen... mi spiace ma non riesco proprio a vederci affinità! Ad esempio il sottile filo di ironia nera che percorre il film dei Coen è totalmente assente nell'altro. Invece trovo somiglianze, a livello di narrazione, con "Chi ucciderà Charley Varrick?" di Siegel(qualcuno lo consigliava in questo forum): lo sto rivedendo adesso ed è interessante paragonarli!
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lunedì 17 marzo 2008
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charley varrick o jakie brown ... entrambi
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Ti credo sulla location. Io ho citato un "antico" ricordo di un'intervista lasciata dallo stesso Corbucci, dove se non sbaglio, parlava di Svizzera. D'accordissimo sul finale: ho visto quello alternativo "classico", che per fortuna e' rimasto nel cassetto della moviola. Non ho Charley Varrick in cineteca, ma l'accostamento mi pare valga quanto quello che ho fatto,altrove,con Jackie Brown: valido per quanto concerne aspetti di sceneggiatura e di black-humour, meno per gli aspetti di tecnica del linguaggio visivo (al di la' delle diversita' di location e ruolo dei caratteri). So di essere maniacale nell'analisi dell'immagine, ma penso che la capacita' che ha una sequenza di passare nel cervello come emozione e' una questione di decimi di secondo in piu' o in meno in relazione a quantita' di luce, colore, dinamica dei soggetti ripresi.
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Ti credo sulla location. Io ho citato un "antico" ricordo di un'intervista lasciata dallo stesso Corbucci, dove se non sbaglio, parlava di Svizzera. D'accordissimo sul finale: ho visto quello alternativo "classico", che per fortuna e' rimasto nel cassetto della moviola. Non ho Charley Varrick in cineteca, ma l'accostamento mi pare valga quanto quello che ho fatto,altrove,con Jackie Brown: valido per quanto concerne aspetti di sceneggiatura e di black-humour, meno per gli aspetti di tecnica del linguaggio visivo (al di la' delle diversita' di location e ruolo dei caratteri). So di essere maniacale nell'analisi dell'immagine, ma penso che la capacita' che ha una sequenza di passare nel cervello come emozione e' una questione di decimi di secondo in piu' o in meno in relazione a quantita' di luce, colore, dinamica dei soggetti ripresi. Il sincro sonoro poi, in molti casi, e' un catalizzatore determinante. Mi sembra che quel film di Corbucci giocasse,gia' in quell'epoca,su questi registri.
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zopiro
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lunedì 17 marzo 2008
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confronti e ricerche
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Vagare da un film all'altro per trovare simmetrie è un piacere enorme per ki ama il cinema. Ognuno lo fa a suo modo e confrontarsi è sempre arricchente!
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gus da mosca
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martedì 18 marzo 2008
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smontare un film, con la moviola in testa.
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Concordo ancora. Con 2 player, 2 schermi ed una pila di DVD, il gioco del confronto diventa appassionante. Anche se blobbando i film si rompe l'equilibrio tra le scene e si perde una delle componenti fondamentali: la continuita' dell'opera. Esempio: i film di Argento contengono scene isolate magistrali, ma soltanto 3 o 4 delle sue prime opere, viste complete, mantengono un uniforme equilibrio di stile espressivo. Forse la cosa migliore e' imparare leggere il montaggio per sequenze di un film, smontandolo solo mentalmente.
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