anonimo
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lunedì 24 ottobre 2005
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di nuovo 2 grandi: howard e crowe
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Un bellissimo film....benchè non ami la boxe, rappresenta uno spaccato di vita reale che ha caretterizzato tanti emigranti.
Mi ha commosso, grande Crowe e la Zellweger ci fa capire che non è solo Bridget Jones. Mi chiedo solo, visto che è altamente consigliato, come mai a Roma è presente solo in 2 sale....forse per far posto a Benigni? questo non va.
Comunque, lo consiglio vivamente.
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i boanerghes
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lunedì 17 ottobre 2005
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famiglia e onestà
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E’ la storia vera di un pugile americano Jim Braddock, marito fedele, padre affettuoso, lavoratore giornaliero al porto durante la crisi economica del 1929. Nel film tutti gli aspetti di questo periodo storico sono ben narrati: la decadenza della classe media, la fame, la povertà, la disperazione di chi non ha un lavoro ed ha perso tutto.
Attraverso la storia di questo pugile, con la sua perseveranza e la sua voglia di riscatto, ci viene raccontato come anche nei momenti più difficili al centro della vita di un uomo ciò che rappresenta la sua forza sono alcuni valori fondamentali. Il suo riscatto parte infatti dall’unità della sua famiglia e dal suo senso dell’onestà che non vengono messi in discussione neanche quando non ha più nulla da dare da mangiare ai suoi figli.
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E’ la storia vera di un pugile americano Jim Braddock, marito fedele, padre affettuoso, lavoratore giornaliero al porto durante la crisi economica del 1929. Nel film tutti gli aspetti di questo periodo storico sono ben narrati: la decadenza della classe media, la fame, la povertà, la disperazione di chi non ha un lavoro ed ha perso tutto.
Attraverso la storia di questo pugile, con la sua perseveranza e la sua voglia di riscatto, ci viene raccontato come anche nei momenti più difficili al centro della vita di un uomo ciò che rappresenta la sua forza sono alcuni valori fondamentali. Il suo riscatto parte infatti dall’unità della sua famiglia e dal suo senso dell’onestà che non vengono messi in discussione neanche quando non ha più nulla da dare da mangiare ai suoi figli.
Oggi la famiglia viene attaccata in tanti modi e di fronte alle difficoltà oggettive si propongono come validi alcuni surrogati di famiglia oppure la via più semplice sembra essere quella della separazione come anche il film evidenzia confrontando la scelta del personaggio principale con quella di altre famiglie; il film racconta come, la famiglia possa sopravvivere alle difficoltà più terribili e come da queste sappia uscirne rinforzata. Anzi di più, la chiave del successo di quest’uomo sta nella forza che trova all’interno della sua famiglia e nel bellissimo ed emozionante rapporto che ha con sua moglie e i suoi figli.
Altro elemento di forza presentato nel film è la fede che questa famiglia vive all’interno di una comunità.
E’ un film che emoziona, che non ti lascia indifferente e che nel racconto di un riscatto umano legato alla storia di un pugile ti coinvolge a tal punto da farti desiderare di vivere con la stessa passione e la stessa determinazione una vita che sappia opporsi e superare le banalità e le superficialità su cui e’ basata invece, in maniera efficacemente contrapposta, la vita del campione del mondo con cui si trova a combattere sul ring.
La vicenda sportiva sicuramente enfatizza e rende vibrante questa storia di riscatto e speranza e ti trascina come ha trascinato quelle persone che nel film rappresentano la comunità in cui vive Braddock e quello strato sociale cosi piegato dalla crisi economica, esse ritroveranno speranza per il loro futuro nella vicenda di quest’uomo e della sua famiglia.
Buona visione
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catmar
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mercoledì 12 ottobre 2005
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bravi tutti
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Bravo il regista che riesce ad esprimere e a soddisfare la sete di valori e sentimenti primari:famiglia, onestà, grandezza d'animo,umiltà,non scivola mai nel buonismo cieco.
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maricatt
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mercoledì 12 ottobre 2005
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la zellweger
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Bhe forse il regista le ha riservato un ruolo "ombra pigolante".Per fortuna non siamo più solo così,viviamo un momento di Depressione ma siamo disposte a lottare e a urlare.
Sicuramente il suo personaggio fà risaltare ancor di più cinderella man del resto è lui il protagonista.Credetemi ci vuole un gran coraggio anche a fare l'ombra di qualcun'altro anche se si tratta di un set.un film equilibrato con un chiaro messaggio pro-famiglia.Un uomo così chi non lo vorrebbe?
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sally
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giovedì 29 settembre 2005
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un paio d'ore davvero emozionanti
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Bel film, non c'è che dire; bella storia, semplice, onesta e incredibilmente emozionante. Un Russel Crowe al massimo, espressivo come non si vedeva dai tempi de "Il Gladiatore". Storia di buoni sentimenti, dove la violenza viene usata soltanto come tramite; spicca l'amore per la famiglia e la moglie. Unica pecca, forse perchè eccessivamente accomodante. Ottima anche la regia, che si fa sentire; insomma un film che tiene inchiodati alla poltrona fino alla fine quando, finalmente, si può tirare un sospiro di sollievo.
Il pugile buono ha vinto.
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gigi
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mercoledì 21 settembre 2005
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rocky anni '30
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Bello è bello, per l'amor di Dio!
Crowe è bravissimo (un pochino meno Renée Zellweger) la ricostruzione stile America anni '30 è superba, commovente allo spasimo soprattutto nelle vicende della prima parte del film, dove viene applicato quasi a oltranza lo stratagemma di aumentare di volta in volta il livello di povertà nella quale sono costretti a vivere i personaggi. Quando pensi che abbiano toccato il fondo, ecco che succede qualcosa di peggio. E giù lacrime! Io pensavo che il bambino malato morisse. Sarebbe stata l'apoteosi del genere strappalacrime.
Però, alla fine mi è rimasto in bocca un po' troppo sapore di Rocky...
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bigdrugo
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martedì 20 settembre 2005
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il cinema ha bisogno di questi film!
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Una bella storia, compatta, solida con i pezzi ben incastrati fra loro, un protagonista assolutamente amabile, una storia vera per l'america della grande depressione (inizi anni '30), un cuore che batte al ritmo dei pugni, che danza al ritmo di quelle scarpette che ballano sul ring, un uomo onesto, umile, dalla rara integrità morale, che combatte perchè costretto da una povertà che potrebbe portargli via i figli... si ritroverà a combattere per la gente...
Un gran film, diretto magistralmente da Ron Howard con un oscar della portata di Russel Crow al quale non mancherà almeno una nomination ai prossimi oscar per questa grande interpretazione, stessa sorte alla notte degli oscar la meriterebbe Paul Giamatti che sempre più ci regala interpretazioni assolutamente sopra la media; al femminile Reneé Zellweger che interpreta la moglie del pugile protagonista Jim Braddock (Russel Crow).
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Una bella storia, compatta, solida con i pezzi ben incastrati fra loro, un protagonista assolutamente amabile, una storia vera per l'america della grande depressione (inizi anni '30), un cuore che batte al ritmo dei pugni, che danza al ritmo di quelle scarpette che ballano sul ring, un uomo onesto, umile, dalla rara integrità morale, che combatte perchè costretto da una povertà che potrebbe portargli via i figli... si ritroverà a combattere per la gente...
Un gran film, diretto magistralmente da Ron Howard con un oscar della portata di Russel Crow al quale non mancherà almeno una nomination ai prossimi oscar per questa grande interpretazione, stessa sorte alla notte degli oscar la meriterebbe Paul Giamatti che sempre più ci regala interpretazioni assolutamente sopra la media; al femminile Reneé Zellweger che interpreta la moglie del pugile protagonista Jim Braddock (Russel Crow).
Ottima la fotografia e le riprese del regista sul ring sono fantastiche, riesce a far vedere più di quanto un ring potrebbe mostrare, belle le inquadrature sugli occhi dei pugili, i flash dei fotografi sono ben utilizzati così come le sequenze a rallentatore.
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lalla
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domenica 18 settembre 2005
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crowe come brando, giamatti come malden
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Poco sopra, ho letto che Crowe non è Stallone. E menomale! Nel caso lo fosse non sarebbe il miglior attore drammatico della sua generazione, il Marlon Brando del Terzo Millennio, ma un qualsiasi mestierante muscoloso e con la faccia di pietra. Insomma, sarò anche il campione mondiale di lancio del telefono, salirà spesso agli onori delle cronache per faccende poco carine, ma questo bel giovanotto degli antipodi, sul set merita solo rispetto e ammirazione. Perchè, Paul Giamatti? Se questi due non beccano l'Oscar, quelli dell'Academy meriterebbero, metaforicamente, è ovvio, la fucilazione. Unica nota stonata in un gran bel film: la Zellweger. E' più tagliata per i ruoli brillanti che per quelli drammatici e a tratti, complice il doppiaggio, risultava insopportabile.
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filippo
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giovedì 15 settembre 2005
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cinderella e molto senso comune
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premessa: un ottimo film holliwoodiano, confezione illustre, riprese bellissime, attori di una volta, lacrime e gioia. cosa chiedere di più ad un film?
innanzitutto che si esponga e che non lasci filtrare in modo quasi nascosto la forte morale che pervade il film. una morale conservatrice, reazionaria, codina, tanto buon senso insomma, tantissimo senso comune. così che non ci si accorge dell'unico messagio che si porta un film del genere, volutamente di intrattenimento e volutamente politico. in che senso?
dal film esce vincitore un uomo, un lottatore, uno pagato per picchiare, e che picchia ancor di più se la famiglia ha fame. quindi un uomo con un alto senso etico. la famiglia prima di tutto, la moglie e i figli.
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premessa: un ottimo film holliwoodiano, confezione illustre, riprese bellissime, attori di una volta, lacrime e gioia. cosa chiedere di più ad un film?
innanzitutto che si esponga e che non lasci filtrare in modo quasi nascosto la forte morale che pervade il film. una morale conservatrice, reazionaria, codina, tanto buon senso insomma, tantissimo senso comune. così che non ci si accorge dell'unico messagio che si porta un film del genere, volutamente di intrattenimento e volutamente politico. in che senso?
dal film esce vincitore un uomo, un lottatore, uno pagato per picchiare, e che picchia ancor di più se la famiglia ha fame. quindi un uomo con un alto senso etico. la famiglia prima di tutto, la moglie e i figli. non si può odiare un uomo così. soprattutto se è presentato come un campione dimentica che trova riscatto attraverso i suoi pugni da un periodo di miseria e tristezza.
chi esce perdente?
un uomo che non ha alcun passato illustre da dimostrare, vive altrettanto la miseria, si alcolizza per fuggirne e si mostra violento_ per colpa dell'alcool- nei confronti della moglie. quale fine per uomo così dissoluto? la peggiore ovviamente: con l'intenzione di contestare lo stato, il governo colpevoli della miseria e dell'abbandono, organizzandosi magari in sindacati di lotta, quest'uomo viene ucciso in un conflitto con la polizia. cosa ancor peggiore nel film non appare colpevole la polizia ma anzie nel pieno del suo dovere di garante dell'ordine e della sicurezza, quindi assolutamente nel giusto.
ecco come si finisce a ribellarsi al potere ingiusto, la morale di howar è che con la violenza non si ottiene nulla? in parte per howar e soci la rivolzione proletaria, dei pezzenti si dirà, è sbagliata vale molto di più al lotta individuale, avere dei muscoli, sostanzialmente la legge della giungla accompagnata dall'ideale mai tramontato del focolare, unamoglie cara e fedele, dei filgi che vedono nel padre il più grande esempio di onestà e libertà.
certo era pur sempre un campione di boxe. ma i miti non sono fatti per discutere, solo per aprire i petti e inneggiare al successo, gioia e lacrime appunto.
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gas
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lunedì 12 settembre 2005
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meraviglioso cenerentolo...
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Cinderella Man è un film stupendo, sia per quanto riguarda la trame sia per l'interpretazione superlativa di Crowe. Il regista Ron Howard riesce veramente ad adattare al grande scherma una grandissima storia umana che commuove e coinvolge al 100% il pubblico. Unica nota è il buonismo generale che circonda il film ma si sa...Howard è (bello) così.
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