weach
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giovedì 2 dicembre 2010
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volo nell’ indefinito
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Cuore selvaggio di David Lynch è pellicola in linea con la cinematografia del regista ,un poco metaforica, anche grottesca,pervasa di sensualità anche perversa , un poco magica noir , violenta , estetica; ma anche fumetto, fuori da schemi logici ; il propellente è essenzialmente istintivo ,ma anche sadico ; ma c’è anche sentimento allo stato puro, libero dalle prigioni canoniche.
Nella istrionica celebrazione dell’ assurdo il fumetto prende sempre più toni disperati mentre la ricerca di David Lynch sublima null’introspezione della mente disperdendosi ,o se vogliamo , restando sospesa fra un mondo onirico e surreale .
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Cuore selvaggio di David Lynch è pellicola in linea con la cinematografia del regista ,un poco metaforica, anche grottesca,pervasa di sensualità anche perversa , un poco magica noir , violenta , estetica; ma anche fumetto, fuori da schemi logici ; il propellente è essenzialmente istintivo ,ma anche sadico ; ma c’è anche sentimento allo stato puro, libero dalle prigioni canoniche.
Nella istrionica celebrazione dell’ assurdo il fumetto prende sempre più toni disperati mentre la ricerca di David Lynch sublima null’introspezione della mente disperdendosi ,o se vogliamo , restando sospesa fra un mondo onirico e surreale .
Colori forti , sentimenti malati sono il pasto che ci viene servito per anime irrequiete che non hanno un richiamo culturale per riemergere dall’abisso e recuperare un attimo di consapevolezza.
In breve è film del “ volo nell’ indefinito “.
Ma anche il male ha una sua logica , deve essere consumato velocemente,per essere assaporato “caldo”. e guarda caso,il calore, questo fuoco ................ può trasmutare in vero amore .
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Weach illuminati
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blackdragon89
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mercoledì 28 marzo 2012
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"e' un mondo cattivo senza pietà."
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Due anni dopo il suo ultimo lavoro torna il genio malato del regista statunitense, chiamato questa volta per rappresentare sul grande schermo un romanzo di Barry Gifford.
Si tratta della trasposizione romantica e a tratti grottesca del Mago di Oz, in cui un mondo violento e selvaggio non può non trascinare il giovane Sailor Ripley (Nicolas Cage) nel suo baratro di oscuri eventi. Incarcerato dopo un omicidio colposo si trova davanti come unica alternativa per abbracciare la tanto sognata libertà una spensierata fuga con l'amata Lula, troppo ingenua e spensierata per distinguere la realtà dietro a sogni e speranze. Le basterà girare la testa per scorgere la strega dell'Est avvicinarsi con l'ausilio del vento, segno che la realtà non è come ci si aspetta.
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Due anni dopo il suo ultimo lavoro torna il genio malato del regista statunitense, chiamato questa volta per rappresentare sul grande schermo un romanzo di Barry Gifford.
Si tratta della trasposizione romantica e a tratti grottesca del Mago di Oz, in cui un mondo violento e selvaggio non può non trascinare il giovane Sailor Ripley (Nicolas Cage) nel suo baratro di oscuri eventi. Incarcerato dopo un omicidio colposo si trova davanti come unica alternativa per abbracciare la tanto sognata libertà una spensierata fuga con l'amata Lula, troppo ingenua e spensierata per distinguere la realtà dietro a sogni e speranze. Le basterà girare la testa per scorgere la strega dell'Est avvicinarsi con l'ausilio del vento, segno che la realtà non è come ci si aspetta.
Identificabile è l'approccio Lynchano in qualsiasi sua riproduzione. Nulla è lasciato al caso, tant'è che ogni dettaglio ha una sua precisa funzione. Spesso il lavoro del regista si concentra sul lato oscuro delle piccole città americane, dove le scene nude e crude sono all'ordine del giorno, o dove una giacca in pelle di serpente diventa il simbolo di individualità e libertà personale.
Numerosi sono poi gli espedienti per aggiungere acqua al mulino. Il film è volutamente costruito su un ritmo altalenante, enfatizzato sia da una colonna sonora che colpisce in intensità cogliendo lo spettatore alla sprovvista, sia dalle rivelazioni che animano i continui Flashback, ma soprattutto dalla presenza ricorrente del fuoco, immagine del distacco. Un movimento rapido e scattante come quello descritto da un fiammifero o un accendino è il segnale per un cambio di scena e del ritmo narrativo.
Ma le fiamme sono per loro stessa lampante natura anche ciò che meglio delinea l'impetuosa violenza di un mondo esterno malvagio e provocatorio. Davanti a un simile avvenire è facile distendere la mano in segno di resa. Una sfera di cristallo marca il cambio di fase e il nefasto ciclo di eventi può riprendere il suo corso, a meno di non scorgere la fantomatica Strega Buona del paese di Oz e convincersi che forse l'amore è l'unica arma a disposizione contro un cuore selvaggio.
Un film che ha i suoi alti e bassi, in virtù di un'alternanza ritmica che per scelta stessa del regista spezza la catena in più punti, appiattendone il bilancio generale. Lodevole è invece la scelta di ambientazioni e colonne sonore suggestive e simboliche, così come lodevole può essere definita l'interpretazione di un Nicolas Cage nel cuore della carriera, folle al punto giusto da seguire Lynch nella sua crociata in nome del surreale.
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jacopo b98
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domenica 22 giugno 2014
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un opera potente, con vizi e virtù di david lynch
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Sailor (Cage) e Lula (Dern) sono fidanzati e si amano sinceramente e teneramente. Quando un delinquentello cerca di assassinare Sailor, lui lo uccide con le sue mani e finisce in prigione a scontare la pena. Lula lo aspetta e, quando esce di galera, decidono di scappare insieme, infrangendo tra l’altro la libertà vigilata. Inizia un’appassionata fuga d’amore, piena di incontri bizzarri e terrificanti, sempre inseguiti e braccati dagli scagnozzi di Santos (Freeman), piccolo criminale assoldato dalla mostruosa madre (Ladd) di Lula per far fuori Sailor e riportarle a casa la figlia. Dal romanzo di Barry Gifford, sceneggiato dallo stesso Lynch, il regista statunitense ha tratto questa bizzarra storia d’amore.
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Sailor (Cage) e Lula (Dern) sono fidanzati e si amano sinceramente e teneramente. Quando un delinquentello cerca di assassinare Sailor, lui lo uccide con le sue mani e finisce in prigione a scontare la pena. Lula lo aspetta e, quando esce di galera, decidono di scappare insieme, infrangendo tra l’altro la libertà vigilata. Inizia un’appassionata fuga d’amore, piena di incontri bizzarri e terrificanti, sempre inseguiti e braccati dagli scagnozzi di Santos (Freeman), piccolo criminale assoldato dalla mostruosa madre (Ladd) di Lula per far fuori Sailor e riportarle a casa la figlia. Dal romanzo di Barry Gifford, sceneggiato dallo stesso Lynch, il regista statunitense ha tratto questa bizzarra storia d’amore. È una vicenda violenta, cruda, lynchiana al 100%, ricca di personaggi alla Twin Peaks, di tremenda violenza a cattiveria, eppure tutto ruota attorno ai due personaggi di Sailor e Lula, fondamentalmente buoni e positivi. Sailor è ingegno, per certi versi un idiota, e solo alla fine riesce a riscattarsi con il suo ritorno da Lula, ma, pur commettendo un omicidio e una rapina, alla fin fine si rivela un personaggio di buon cuore. Lula invece comprende fin da subito l’essenza della loro storia, ma fatica a farla capire a Sailor. E intorno a questi due focosi, teneri amanti, l’inferno: non c’è un solo personaggio buono, positivo o minimamente normale (se si fa eccezione forse per l’ingenuo Johnny Ferragut interpretato da Harry Dean Stanton), e contrariamente sono decine i personaggi al limite dell’inumano; Bobby Peru in particolare è l’icona stessa del Male assoluto, interpretato da un Dafoe mostruoso, bravissimo e perfetto come sempre. E poi c’è la madre di Lula, Marietta, personaggio di terrificante follia schizzo-frenica, sempre in bilico tra amore, odio, violenza ecc. L’interpretazione della Ladd peraltro è una delle più riuscite della sua carriera e fu meritatamente candidata all’Oscar. Bravissimi sono anche i due protagonisti: Cage (che canta personalmente anche le varie canzoni che Sailor interpreta per Lula) e la Dern non saranno mai più così bravi e convincenti e qui hanno a loro disposizione due dei più interessanti ruoli della loro carriera. Tuttavia Cuore selvaggio resta un grande distillato del cinema di David Lynch e, come spesso accade, il regista è troppo autoreferenziale e talvolta (qui ben più di qualche volta) esagera, accumula, eccede. E va bene l’eccesso, ma non troppo: si rischia (come spesso accade in questo film, purtroppo) il manierismo. Il cane che porta via la mano mozzata, il personaggio della Rossellini, talvolta quello di Dafoe, le fatine del mago di Oz (si, ve lo giuro, non sto scherzando!) sono solo delle macchiette lynchiane, più impressionanti e curiose che riuscite. E qui si ha il limite di un film che di altri difetti non ne ha molti, a partire da un curatissimo lato visivo (fotografia di Frederick Elmes). Un entusiasta Bertolucci presidente di giuria, scontrandosi con l’intera Cannes, gli assegnò forzatamente la Palma d’Oro.
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ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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kitsch, rock, e qualche altra kappa
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Kitschissimo. Luci psichedeliche e highway assolate nel deserto. Un film che tocca vari estremi, per quanto improbabile o quasi ridicolo. Lynch fa il verso a un certo tipo di umanità mettendo in scena quelli che sono i protagonisti meno 'intelligenti' della sua filmografia. Stupidi, forse un po' tonti, ma audaci e capaci di vivere la loro vita in libertà e contro ogni regola, anche quelle del buon gusto.
Non apprezzo particolarmente Nicolas Cage, ma qui l'ho trovato ottimo, soprattutto in apertura e durante le scene cantate. Indimenticabile la sequenza in discoteca, che parte dalla dissolvenza della foga ballerina su un letto fino a trasformarsi nel dancefloor.
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Kitschissimo. Luci psichedeliche e highway assolate nel deserto. Un film che tocca vari estremi, per quanto improbabile o quasi ridicolo. Lynch fa il verso a un certo tipo di umanità mettendo in scena quelli che sono i protagonisti meno 'intelligenti' della sua filmografia. Stupidi, forse un po' tonti, ma audaci e capaci di vivere la loro vita in libertà e contro ogni regola, anche quelle del buon gusto.
Non apprezzo particolarmente Nicolas Cage, ma qui l'ho trovato ottimo, soprattutto in apertura e durante le scene cantate. Indimenticabile la sequenza in discoteca, che parte dalla dissolvenza della foga ballerina su un letto fino a trasformarsi nel dancefloor. Volumi musicali altissimi, elementi disturbanti. Un ottimo Defoe inquietante come sempre, anima di una scena splatter che definirei simpatica e in linea con il resto del film: osé, sensuale, rocker.
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alexander 1986
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giovedì 31 luglio 2014
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le scarpine rosse della nostra salvezza
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Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono follemente innamorati e intendono fidanzarsi nonostante il parere a dir poco contrario della madre di lei, Marietta (Diane Ladd, vera madre della Dern). Fuggono insieme su un'auto sportiva, spinti da un spirito di ribellione feroce ma non cieco. Durante la loro odissea tra le strade brulle, selvagge, del profondo Sud americano, i due innamorati incontreranno e affronteranno ostacoli di ogni sorta, fra criminali e entità quasi paranormali. Nel caos del loro mondo troveranno insieme le vere motivazioni del loro amore.
Tratto dal primo di una lunga serie di romanzi dello scrittore Barry Gifford, 'Wild at Heart' non ha mai goduto di grande simpatia neppure fra gli appassionati di Lynch i quali in genere lo bollano fra le sue opere minori.
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Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono follemente innamorati e intendono fidanzarsi nonostante il parere a dir poco contrario della madre di lei, Marietta (Diane Ladd, vera madre della Dern). Fuggono insieme su un'auto sportiva, spinti da un spirito di ribellione feroce ma non cieco. Durante la loro odissea tra le strade brulle, selvagge, del profondo Sud americano, i due innamorati incontreranno e affronteranno ostacoli di ogni sorta, fra criminali e entità quasi paranormali. Nel caos del loro mondo troveranno insieme le vere motivazioni del loro amore.
Tratto dal primo di una lunga serie di romanzi dello scrittore Barry Gifford, 'Wild at Heart' non ha mai goduto di grande simpatia neppure fra gli appassionati di Lynch i quali in genere lo bollano fra le sue opere minori. Le molteplici citazioni da 'Il mago di Oz' hanno colpito così tanta gente da fare in modo che questa pellicola venisse considerata una sorta di rilettura goticheggiante e parodistica del celebre capolavoro. Analisi invero riduttiva, perché quella messa su dal regista statunitense è un'operazione ben più raffinata: la messa in ridicolo di un modo di concepire la favola come metafora della realtà, mentre è la realtà ad essere metafora della favola. Vinse la Palma d'oro al 43° festival di Cannes esclusivamente grazie alla folgorazione che ne ebbe Bernardo Bertolucci.
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samn97
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domenica 18 gennaio 2015
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grottesto e iperrealistico on the road movie
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Se c'è una cosa che non vi prenderà nel guardare questo ottimo prodotto di Lynch è la noia. Le situazioni sono estremamente mutevoli e dinamiche, i personaggi fuori da ogni calcolo e prevedibilità e l'intera vicenda è animata da sfumature sempre in divenire, il tutto pervaso da un forte romanticismo che colora in modo particolare l'intero film. é visionario, iperrealistico, grottesco e satirico, incentrato sul viaggio non solo metaforico attraverso una desolatissima America. Anche la musica gioca la sua parte, e accompagna - estremizzandoli - momenti grotteschi, violenti, comici, tragici. Una nota particolare va alle interpretazioni, tutte volutamente (e con grandissimo risultato) esagerate.
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Se c'è una cosa che non vi prenderà nel guardare questo ottimo prodotto di Lynch è la noia. Le situazioni sono estremamente mutevoli e dinamiche, i personaggi fuori da ogni calcolo e prevedibilità e l'intera vicenda è animata da sfumature sempre in divenire, il tutto pervaso da un forte romanticismo che colora in modo particolare l'intero film. é visionario, iperrealistico, grottesco e satirico, incentrato sul viaggio non solo metaforico attraverso una desolatissima America. Anche la musica gioca la sua parte, e accompagna - estremizzandoli - momenti grotteschi, violenti, comici, tragici. Una nota particolare va alle interpretazioni, tutte volutamente (e con grandissimo risultato) esagerate. I due protagonisti, Nicolas Cage e Laura Dern, sono entrambi eccellenti nel delineare una coppia sgangherata, selvaggia dentro, animati dall'amore e dalla follia della libertà. Willem Dafoe è uno dei personaggi più malsani dello schermo e sa essere davvero disgustoso; ma l'interpretazione migliore è senza dubbio quella della grande Diane Ladd (madre anche nella realtà di Laura Dern). Il suo ritratto folle e straordinario di Marietta Fortune è angosciante ed inquietante, ma diventa solo una donna ridicola nel momento della sconfitta. Giocando con il proprio corpo e l'impostazione vocale con immensa professionalità e razionalità spazia nella pazzia più malata, ma la cosa che tiene costantemente sotto controllo è il rapporto iperprotettivo verso la figlia, che rappresenta la base di tutti i suoi gesti estremi. Ormai iconica è la scena dove in una cristi isterica di senso di colpa si tinge la faccia con il rossettto come se fosse il sangue di un simbolico suicidio (tant'è che prima si spezza il rossetto sul polso e poi si disegna uno squarcio sulla gola). Stratosferico anche il momento finale in cui grida un acutissimo "no" al telefono acquisendo la consapevolezza di aver perso il potere sulla figlia.
Palma d'Oro al Festival di Cannes: la giuria era tendenzialmente contraria, ma la decisione indiscutibile del presidente di giuria Bertolucci fu quella effettiva.
Nomination all'Oscar 1991 alla Miglior Attrice non Protagonista per la grandissima interpretazione di Diane Ladd.
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howlingfantod
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mercoledì 28 gennaio 2015
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troppi generi, ma pur sempre lynch
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All' inizio non sembra nemmeno un film di Lynch, quasi una celebrazione della cultura americana, la libertà, Elvis, Marylin e che se ne voglia, più pop o mainstream o polpettone che si voglia dire all’americana di per esempio il più torbido e drammatizzante “Velluto blu” che pure gli assomiglia nei contenuti intrinseci, ma progressivamente le atmosfere si stemperano nel consolidato clichè oscuro-decadente orrori fico Lynchiano nei meandri della psiche individuale e collettiva della nostra presente e prossima società malata, con molti più barocchismi rispetto ad altre prove del maestro, con molte più gratuità e scarti dalla tensione drammatica fino a sfociare in un melò fino quasi quindi a diventare quasi una parodia di sé stesso per quello che appare questo film , interessante per la commistione di piani e generi ma non impressionante ed indimenticabile come altri.
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All' inizio non sembra nemmeno un film di Lynch, quasi una celebrazione della cultura americana, la libertà, Elvis, Marylin e che se ne voglia, più pop o mainstream o polpettone che si voglia dire all’americana di per esempio il più torbido e drammatizzante “Velluto blu” che pure gli assomiglia nei contenuti intrinseci, ma progressivamente le atmosfere si stemperano nel consolidato clichè oscuro-decadente orrori fico Lynchiano nei meandri della psiche individuale e collettiva della nostra presente e prossima società malata, con molti più barocchismi rispetto ad altre prove del maestro, con molte più gratuità e scarti dalla tensione drammatica fino a sfociare in un melò fino quasi quindi a diventare quasi una parodia di sé stesso per quello che appare questo film , interessante per la commistione di piani e generi ma non impressionante ed indimenticabile come altri. Tre pallini perché in fondo è sempre Lynch.
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paolo salvaro
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venerdì 19 luglio 2013
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i deliri lynchiani stonano con il resto dell'opera
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Dopo aver visto nell'ordine Mulholland Drive, Velluto Blu, Inland Empire, The Elephant man ed Eraserhead ed averli amati uno più dell'altro mi sono avventurato nella visione di questo film, aspettandomi di tutto e di più conoscendo David Lynch. Fare un film normale, lo sappiamo, non rientra nei suoi canoni di grande artista che anzichè cadere nella disgustosa e totale follia ed incongruenza come un Harmony Korine qualsiasi, si limita a lanciare in questa pellicola di tanto in tanto frammenti ed accenni di delirio abissale.
Il film è buono, inutile dirlo, non sarebbe di David Lynch altrimenti, ed annovera nel suo cast una divina Laura Dern ed un quasi convincente Nicolas Cage.
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Dopo aver visto nell'ordine Mulholland Drive, Velluto Blu, Inland Empire, The Elephant man ed Eraserhead ed averli amati uno più dell'altro mi sono avventurato nella visione di questo film, aspettandomi di tutto e di più conoscendo David Lynch. Fare un film normale, lo sappiamo, non rientra nei suoi canoni di grande artista che anzichè cadere nella disgustosa e totale follia ed incongruenza come un Harmony Korine qualsiasi, si limita a lanciare in questa pellicola di tanto in tanto frammenti ed accenni di delirio abissale.
Il film è buono, inutile dirlo, non sarebbe di David Lynch altrimenti, ed annovera nel suo cast una divina Laura Dern ed un quasi convincente Nicolas Cage. Tuttavia i classici elementi di rottura della situazione normale (sempre che in questo film se ne possa trovare una) sono questa volta eccessivi. Nel caso di Eraserhead, il tutto era funzionale e legato all'atmosfera e alla situazione tragica in generale, qui invece si passa di colpo da una tranquilla chiacchierata a letto ad un tizio che si infila degli scarafaggi su per il buco del culo. Geniale, certo, ma totalmente fuori contesto. Trasformare un Road movie in un qualcosa di onirico ed introspettivo non era un impresa facile e Lynch ci è riuscito ed il prezzo di farmi passare l'appetito lo pago volentieri se lo spettacolo offerto è questo.
Tuttavia a mio avviso si è cercato di buttare dentro troppa roba tutta insieme, fondendo troppi elementi e perdendo il caratteristico equilibrio lynchiano che fosse di inquietudine (Eraserhead) di mistero (Mulholland Drive, Inland Empire) o di sconvolgimento emotivo (The elephant man, Velluto blu) si manteneva comunque costante per tutto il film. Qui si rimbalza per tutta la pellicola da una sensazione all'altra, dal disgusto alla compassione, dalla pietà alla rabbia e mentre molti hanno visto in questo una forza, a me non ha fatto particolarmente piacere. Quindi, sebbene siano ammirevoli gli sforzi e gli effetti prodotti non me la sento di dargli più di tre stelle, sebbene la colonna sonora sia sublime. Comunque consigliatissimo.
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dodo
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domenica 4 febbraio 2007
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ancor prima di tarantino...
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Prima ancora di Tarantino c'era un certo David Lynch, regista con alle spalle una carriera da "estroso", segnata da pochi film ma buoni... Un David Lynch capace di passare da registri completamente differenti: da film introspettivi di tipo psicanalista o che descrivevano attraverso “parodia” fenomeni quali la follia o il disturbo psichico; a film che giocavano con la “magia nera” e con gli estremismi del sesso: sempre con lo scopo di esplorare i meandri del nostro inconscio, di sondare le nostre parti emotive più intime e nascoste. Un David Lynch con la passione della magia nera, si; ma anche con la passione per il "pulp", da quanto si deduce guardando questo film.
Lynch anticipa "Le Iene", a dimostrazione che il sostrato per il rigurgito pulp era pronto e fresco da tempo.
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Prima ancora di Tarantino c'era un certo David Lynch, regista con alle spalle una carriera da "estroso", segnata da pochi film ma buoni... Un David Lynch capace di passare da registri completamente differenti: da film introspettivi di tipo psicanalista o che descrivevano attraverso “parodia” fenomeni quali la follia o il disturbo psichico; a film che giocavano con la “magia nera” e con gli estremismi del sesso: sempre con lo scopo di esplorare i meandri del nostro inconscio, di sondare le nostre parti emotive più intime e nascoste. Un David Lynch con la passione della magia nera, si; ma anche con la passione per il "pulp", da quanto si deduce guardando questo film.
Lynch anticipa "Le Iene", a dimostrazione che il sostrato per il rigurgito pulp era pronto e fresco da tempo...
La cosa che più stupisce è l'andamento impresso al film da Lynch: alcuni trucchi, perfino alcuni dialoghi, ricordano quel "matto" di Quentin. Ad esempio la “fissa” di concentrarsi su piccoli dettagli come la marca delle sigarette, o l’uso fitto di rapidi falshback per descrivere situazioni particolari allo scopo di imprimere un certo stile humour, una certa comicità al film.
Lo straordinario regista di "Mulholland Drive", prende spunto da un romanzo di Barry Clifford, con protagonisti Nicholas Cage (Sailor) e Diane Ladd (Luna). I due vivono un’avventura “estrema” colma di piccoli incidenti di percorso, i quali apparentemente sembrano nascondere un significato.
David si diverte ad escogitare aneddoti che imprimano al film quel “ghigno” Tarantiniano, e ci riesce. Un esempio la comparsa di Willem Defoe nel ruolo di un gangster messicano attratto da Luna e che cerca di fare la pelle a Sailor. Oppure la storia della morte del padre di Lula che è rievocata durante tutto l’arco del film, o le manie emotive e sessuali della mamma dell’esagitata Lula. Il film ti catapulta in un clima di rilassata dissennatezza, proprio i sentimenti che sembrano vivere i due protagonisti. Unico neo: la durata come al solito esagerata del film (circa due ore e mezza) unico elemento sempre ricorrente nei film di Lynch. Anche l’andamento del film in verità risulta a tratti monotono, ma questa è come detto, una delle poche caratteristiche riconoscibili del regista.
Note importanti: l’assegnazione della Palma d’oro a Cannes.
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(di d.l.)
[ - ] qualche rilievo
[+] grazie per i tuoi appunti...
(di dodo)
[ - ] grazie per i tuoi appunti...
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(di laurapalmer)
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(di filmtalker 98)
[ - ] per favore
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dandy
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sabato 26 marzo 2011
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quando si tende a esagerare.....
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Dal romanzo omonimo di Barry Gifford,è sceneggiato dallo stesso Lynch,un viaggio nell'immaginario del cinema americano,trattato alla pari di una vera e propria odissea delirante e caotica,che si conclude in un gigantesco falò del kitsch.Sopravvalutato a Cannes,dove un entusiasta Bernardo Bertolucci,in veste di presidente della giuria lo ha premiato con la Palma d'oro.Il fascino è indubbio,e le citazioni ricchissime:da"Il Mago di Oz" alla soap-opera,dal softcore agli incidenti visionari di James Ballard,dal road movie alle canzoni di Elvis Presley.Tutto spinto all'eccesso,forse troppo.E la provocazione finisce per smorzarsi,così come l'inventiva.
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Dal romanzo omonimo di Barry Gifford,è sceneggiato dallo stesso Lynch,un viaggio nell'immaginario del cinema americano,trattato alla pari di una vera e propria odissea delirante e caotica,che si conclude in un gigantesco falò del kitsch.Sopravvalutato a Cannes,dove un entusiasta Bernardo Bertolucci,in veste di presidente della giuria lo ha premiato con la Palma d'oro.Il fascino è indubbio,e le citazioni ricchissime:da"Il Mago di Oz" alla soap-opera,dal softcore agli incidenti visionari di James Ballard,dal road movie alle canzoni di Elvis Presley.Tutto spinto all'eccesso,forse troppo.E la provocazione finisce per smorzarsi,così come l'inventiva.Scadendo così nel manierismo.Comunque il cast non fa una grinza(Cage era ancora in grado di recitare).Diane Ladd è davvero la madre di Laura Dern.Sherilyn Fenn è la donna ferita nell'incidente.Il personaggio di Perdita Durango,fugacemente interpretato da Isabella Rossellini,tornerà con ben altro spessore nel film di Alex de la Iglesia.Il più sopravvalutato dei film di Lynch,ma non del tutto da buttare via.
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