Sabotaggio

Film 1936 | Spionaggio 76 min.

Regia di Alfred Hitchcock. Un film Da vedere 1936 con Sylvia Sidney, John Loder, Oskar Homolka, Desmond Tester, Joyce Barbour, S.J. Warmington. Cast completo Titolo originale: Sabotage. Genere Spionaggio - Gran Bretagna, 1936, durata 76 minuti. - MYmonetro 3,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Lo spione di turno è il proprietario di un cinema londinese. Ottima libera trasposizione de L'agente segreto di Conrad.

Consigliato sì!
3,50/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
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Lo spione di turno è il proprietario di un cinema londinese. Ottima libera trasposizione de L'agente segreto di Conrad, girata da Hitchcock in patria prima del trasferimento a Hollywood.

a cura della redazione
mercoledì 2 agosto 2006

Nel gennaio del 1936, dopo aver portato a termine il montaggio dell'Agente segreto, Hitchcock partì con Charles Bennett e Ivor Montagu, suoi fedeli collaboratori in diversi film del periodo inglese, alla volta dell'amata Saint Monitz. Qui, nel giro di poche settimane, i tre stesero la sceneggiatura di un nuovo film, elaborando il soggetto ché lo stesso regista e Alma avevano tratto da un romanzo di Conrad, The Secret Agent (1907; lo stesso Conrad ne aveva ricavato in seguito, nel 1922, un'opera teatrale); per evitare confusioni con la precedente opera di Hitchcock - L'agente segreto, appunto - il film, dopo non poche indecisioni, sarebbe stato infine intitolato Sabotage (Sabotaggio; in America uscì invece con il titolo The Woman Alone). Consapevole delle serie difficoltà che comporta trasporre sullo schermo un'opera letteraria "importante", nel corso della sua lunga carriera Hitch evitò con cura di ricorrere a testi di grandi autori; ma Conrad, all'epoca, non era ancora assurto ai massimi onori dell'olimpo letterario e il romanzo presentava in effetti più di un terna in grado di sollecitare l'interesse del regista. Hitchcock non esitò a modificare alcuni elementi dell'opera di Conrad: "aggiornò" il tema del complotto tramutando gli anarchici del romanzo in agenti al servizio di non ben identificate potenze straniere (data l'epoca del film, si può pensare alla Germania nazista); arricchì il personaggio di Stevie trasformando il bambino ritardato e volutamente non ben delineato del romanzo in un ragazzino vivace e simpatico; sostituì il negozio di giornali e tabacchi del romanzo con un cinematografo; eliminò il finale tragico in cui la signora Verloc si suicida annegandosi. Osserva Donald Spoto che, nonostante tali modifiche (che turbarono non poco i fan di Conrad), la versione cinematografica rende comunque assai bene la cupezza del romanzo, se non proprio la ricchezza di sfumature dei personaggi. Una volta tornato a Londra, Hitch affidò la revisione dei dialoghi a lan Hay e Helen Simpson, che terminarono il lavoro prima della fine di febbraio. Le riprese - secondo Spoto a causa di una serie di capricci del regista - iniziarono però soltanto in maggio.
Per il personaggio del detective Hitchcock avrebbe voluto Robert Donat, il bravo protagonista del Club dei trentanove, ma l'attore non poté essere della partita, secondo Hitch perché il produttore che lo aveva sotto contratto (Alexander Korda) all'ultimo momento avrebbe rifiutato di cederlo, secondo Spoto perché Donat era in quel periodo gravemente malato di asma. Purtroppo l'attore che prese il suo posto non aveva né il suo talento né il suo fascino e Hitchcock, che aveva tratteggiato il personaggio del detective pensando a Donat, fu costretto a modificare in parte anche i dialoghi. Hitch non fu molto soddisfatto nemmeno dall'interpretazione di Sylvia Sidney ("avrei voluto qualche espressione in più sul suo viso"), che invece a noi pare di ottimo livello. La Sidney, un'attrice americana di formazione teatrale, era abituata a recitare secondo la modalità più diffusa allora a Hollywood: le scene venivano girate senza interruzioni e riprese contemporaneamente da più angolazioni oppure ripetute sistemando la cinepresa in un punto diverso; le inquadrature ritenute più efficaci venivano poi selezionate in sede di montaggio. La tecnica di Hitch consistente nel "montare" il film in un certo senso già prima delle riprese e nel far recitare quindi l'attore "inquadratura per inquadratura" innervosì parecchio la Sidney, costretta a numerose interruzioni e privata del benché minimo controllo sulla scena nel suo complesso; pare inoltre che l'attrice facesse fatica a recitare scene prive di dialogo, come quella, fondamentale, dell'uccisione di Verloc. Il risultato, a ogni modo, è eccellente.
Uno spiacevole incidente si ebbe, durante le riprese, quando Hitchcock pretese di far costruire una vera e propria linea tramviaria dagli studi di Lime Grove alle vicinanze di White City per una scena che sullo schermo sarebbe durata solo pochi secondi. Montagu, in qualità di produttore associato (la casa di produzione era la Gaumont-British), si oppose: senza quella spesa assurda il film sarebbe costato una cifra ragionevole, perché sfondare il budget previsto? Di fronte all'insistenza del regista, Montagu chiese di essere sollevato dal suo incarico e da allora ruppe praticamente i rapporti con Hitch; paradossalmente, alla fine fu utilizzato un set molto meno elaborato rispetto a quello che Hitchcock avrebbe voluto far costruire. Sabotaggio uscì alla fine dell'anno, accolto in maniera diseguale dalla critica e negativamente dal pubblico, che non perdonò a Hitchcock di aver fatto morire il piccolo Stevie in maniera così crudele e soprattutto inaspettata, "a tradimento". Un insegnamento che il regista non dimenticò ma che comunque, anche in seguito, non mise sempre in pratica.
A Truffaut, che gli chiedeva qual era il suo giudizio complessivo su Sabotaggio, Hitch rispondeva con una battuta: "È un po'... sabotato. Se si toglie qualche scena... è un film disordinato, costruito in modo approssimativo; non mi piace granché". Completamente diverso il parere di Chabrol e Rohmer, secondo i quali Hitch avrebbe mirato a "una regia di strabiliante virtuosismo" per impressionare favorevolmente il pubblico e soprattutto i produttori americani: "[...] Hitchcock ha preferito l'accademismo. Pulito e ripulito, troppo levigato per essere onesto,
il 'film psicologico' che ci si aspettava da Hitchcock ormai da tempo". Vi sia stata o meno, da parte di Hitch, l'intenzione di far colpo sugli americani, non si può dire che vi sia riuscito appieno. Sabotaggio non è un film "gradevole", non nel senso in cui possono esserlo film come Il club dei trentanove (1935) o La signora scompare (1938), che riscossero infatti un enorme successo. È al contrario un film cupo, aspro, che si sofferma su aspetti e particolari tristi o penosi o addirittura crudeli; anche il coté romantico della vicenda (l'amore di Ted per la signora Verloc, infine ricambiato) ha poco spazio e il finale, costellato di tante morti, non riesce a essere lieto. Per certi versi l'opprimente atmosfera del film ricorda quella del Ladro (1955); in Sabotaggio si aggiunge la morte, la spietatezza dell'attentato, il dolore acerbo della signora Verloc, "dilaniata" anch'essa dalla morte del fratello e dalla scoperta che ne è responsabile proprio il marito. Lo spettatore vive istante per istante, con il cuore in gola, l'ultima ora di vita del piccolo Stevie, sperando fino all'ultimo che l'ordigno non esploda, che il ragazzino sia risparmiato. Inflessibile come il meccanismo a orologeria della bomba, come i cartelli che scandiscono il passare dei giorni ("giovedì"; "venerdì"; "il giorno del corteo del sindaco"), Hitch ci fa assaporare tutta l'atrocità della strage, di ogni strage. Così come ci fa cogliere perfettamente lo smarrimento della signora Verloc di fronte all'impulso che la assale mentre adopera il coltello per tagliare l'arrosto (si veda a tale proposito l'intervista di Truffaut a Hitch). In queste scene soprattutto si rivela lo "strabiliante virtuosismo" del regista, certo non privo di una buona dose di autocompiacimento, come notato da Chabrol e Rohmer, ma non fine a se stesso.


SABOTAGGIO disponibile in DVD o BluRay

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 4 maggio 2010
Luca Scialo

Un gruppo di terroristi semina il panico a Londra con piccoli attentati, tra cui anche il sabotaggio dell'impianto elettrico dell'intera città. Il loro capo, un apparente tranquillo proprietario di un cinema, riceve la proposta di compiere un attentato dalle dimensioni ben più grandi, in occasione di una parata alla quale avrebbe partecipato anche il sindaco; braccato da un fruttivendo [...] Vai alla recensione »

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