L'amour debout

Film 2018 | Drammatico 83 min.

Regia di Michaël Dacheux. Un film con Paul Delbreil, Adèle Csech, Samuel Fasse, Jean-Christophe Marti, Thibaut Destouches. Cast completo Titolo internazionale: Love Blooms. Genere Drammatico - Francia, 2018, durata 83 minuti. - MYmonetro 2,81 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 29 novembre 2018

Martin e Leah cercano con difficoltà di diventare adulti.

Consigliato sì!
2,81/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,11
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Un racconto dell'ordinario, un'immersione nei dubbi di due personaggi con incursioni nella cinefilia.
Recensione di Martina Ponziani
mercoledì 28 novembre 2018
Recensione di Martina Ponziani
mercoledì 28 novembre 2018

I venticinquenni Martin e Léa si sono appena lasciati. Lui cerca un ricongiungimento, lei vuole andare avanti. Lui entra in una confusione esistenziale e sessuale, lei si butta a capofitto nel lavoro da guida turistica tra Villette, Montmartre e Batignolles. Le stagioni passano e l’uno non sembra pensare più all’altra. Cercano di vivere la propria quotidianità tra nuovi amori, nuove conoscenze ed una nuova consapevolezza di se stessi.

In questo film di Michaël Dacheux le vite di due persone sembrano partire dallo stesso binario per dividersi poi in percorsi paralleli.

La strada narrativa più logica sarebbe stata quella di tentare un’interferenza tra le due traiettorie, invece si decide di sfruttare un passato comune come punto di partenza condiviso per intraprendere una semplicissima riflessione sull’esistenza. Su come si può reagire alla fine di una relazione. Su quali siano le priorità in quel preciso istante della vita. E soprattutto sui dubbi che ancora possono scaturire prima del passaggio definitivo nell’età adulta.

Tutto viene raccontato con una leggerezza ed un attaccamento al quotidiano sempre più raro da riscontrare nei nuovi autori, impegnati a trovare lo straordinario nell’ordinario. Qui avviene quasi il contrario, come se si volesse eliminare del tutto l’atto sensazionale per far emergere quanto sia già complesso il vivere ordinario. Da un certo punto in avanti, però, questa linearità viene interrotta dalla sensazione che l’autore voglia calcare la mano su delle tematiche che gli sono particolarmente care, come, ovviamente, quella del cinema.

Non è raro trovare, soprattutto nella cinematografia francese, un’interferenza metalinguistica sull’arte ma questa propensione, se non bilanciata, può risultare invadente. Il personaggio maschile, Martin, vuole fare il regista e tra le sue riflessioni non mancano quelle su come fare il suo lavoro. A queste si aggiungono quelle di personaggi collaterali ed alcuni piccoli omaggi ai grandi nomi della filmografia francese che faranno felici molti cinefili. Oltre a quelli sul cinema si susseguono anche riferimenti alla letteratura, alla pittura, tutti corpi che appaiono estranei al gusto minimalista espresso nella modalità di rapportarsi alle vicende private dei protagonisti. Ci si è spinti forse un po’ troppo oltre con l’autoreferenzialità, ma questo non vanifica il tentativo di un racconto a servizio dei personaggi.

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