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Ultimo aggiornamento venerdì 23 marzo 2018
Le storie di cinque persone s'intrecciano in Marocco, da un villaggio berbero tra le montagne dell'Atlante nel 1982 fino a Casablanca del 2015.
CONSIGLIATO SÌ
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Il Marocco, da un villaggio berbero tra le montagne dell'Atlante nel 1982 a Casablanca del 2015. Tra il passato e il presente, cinque destini sono coinvolti senza saperlo: una donna berbera che si trasferisce a Casablanca per amore, un maestro di scuola berbero che viene costretto a insegnare in arabo, una giovane donna della capitale che sfida le imposizioni dell'integralismo islamico, un ragazzo gay che sogna di diventare il Freddie Mercury del Marocco e una ragazzina delle classi alte. Diversi volti, diverse traiettorie, diverse lotte ma la stessa ricerca della libertà sul sottofondo di una rivolta che sale.
Il regista francese di origini marocchine che raccontava di emarginati come i ragazzi delle bidonville diventati terroristi kamikaze in Les Chevaux de Dieu (2012) e le prostitute in Much Loved (2015), questa volta mira al cuore della società marocchina.
Nabil Ayouch traccia il ritratto del Marocco dopo la Primavera araba, diviso fra tradizione e modernità, dilaniato da corruzione, integralismo islamico e violenza in cui è ancora possibile intravedere la luce della speranza. Razzia è il quadro di una società che rivendica il proprio diritto alla diversità e alla tolleranza, che grida il proprio desiderio di libertà. Scritto dal regista insieme alla compagna Maryam Touzani, che inoltre debutta al cinema come attrice protagonista nel ruolo di Salima, Razzia è il film di resistenza di un regista determinato e un uomo coraggioso che è diventato una figura chiave del Marocco progressista. Nonostante il suo film precedente, Much Loved, abbia subito nel suo Paese la censura politica e popolare, e i diversi incidenti che hanno disturbato le riprese anche di Razzia, Nabil Ayouch non perde la speranza.
"Felice colui che può vivere secondo i suoi desideri", con questo proverbio berbero inizia il racconto corale di individui che resistono. Da talentuoso ritrattista, Ayouch dipinge sui volti dei suoi protagonisti, osservati in lunghi primi piani, tutte le tensioni, i problemi, i sogni e le frustrazioni di persone che cercano di esistere in una società che li soffoca. "Partire per un altrove che ci chiama o restare e battersi", risuona più volte durante il film la frase che dà voce al dilemma dei personaggi costretti a una lotta quotidiana per l'affermazione di sé. Alternando tempi e spazi, Nabil Ayouch segue i passi dei protagonisti che a loro insaputa si incrociano costantemente.
Sul fondo di immagini di manifestazioni che dilagano nelle strade di Casablanca, il regista racconta la rivolta personale e quotidiana di ciascuno dei personaggi. Emblematica è la figura del ragazzo gay, noncurante degli sguardi di disprezzo del padre, che sogna cantando Freddie Mercury e quella di Salima che rifiuta di essere la reclusa che il compagno vorrebbe e, a casa di un'anziana signora nella medina di Casablanca, ritrova la libertà ballando. Ma la lotta è estenuante e non sempre possibile vincerla. Ayouch racconta di una donna che lascia il villaggio berbero per cercare l'uomo amato ma mai più ritrovato e del maestro travolto dal processo di arabizzazione, che lo costringe a insegnare in arabo a dei bambini che parlano solo berbero. Ayouch racconta delle discriminazioni attraverso la storia di Monsieur Joe, il proprietario ebreo di un ristorante, della mancanza d'amore attraverso lo sguardo di solitudine della ragazzina della Casablanca ricca, rinchiusa nelle ville luccicanti in cui dimenticare di essere in Marocco.
In questo affresco della società marocchina, colpisce la perdita di ciò che si era, della felicità, della libertà. "Che importa la lingua se gli togliete la voce, che importa la fede se gli togliete i sogni", si chiede il maestro che insegnava ai bambini berberi ad ascoltare il suono delle montagne. Razzia, dunque, vuole mostrare il rischio di una disumanizzazione di una società stretta tra imposizioni morali, politiche e religiose, schiacciata dal peso di giudizi e pregiudizi. Con l'amore di un figlio per la propria madre, Nabil Ayouch guarda la sua terra che con la sua telecamera sembra voler abbracciare. Negli sterminati spazi delle montagne color ocra dell'Atlante in un passato radioso, il regista torna a respirare l'aria che manca nella Casablanca di oggi. Quando i mariti, i padri, i politici sono gli unici che possono dettare il comportamento giusto, non resta che alzare la gonna un po' più su e continuare ad andare avanti. Lo spirito di rivolta prende corpo, dunque, nella bellezza tragica di Salima che emerge come una luce di speranza nelle notti buie di Casablanca. Razzia è, infine, quell'istante di sollievo che porta l'acqua del mare sulle caviglie nude.