Titolo originale | Christelle |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Carmit Harash |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 novembre 2017
Carmit Harash conclude la sua personale trilogia su una Francia sotto attacco, vulnerabile e senza orientamento.
CONSIGLIATO SÌ
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Carmit Harash, regista israeliana emigrata da oltre quindici anni in Francia, con i suoi film osserva e restituisce i paradossi sociali, le contraddizioni del suo Paese adottivo, una democrazia occidentale da cui ancora sente di non essere stata integrata come verrebbe.
Fuori concorso a Torino, Christelle è l'ultimo quadro di un trittico che comprende Où est la guerre e Attaque, entrambi in concorso al festival, rispettivamente nel 2015 e 2016. Il punto di vista è sempre, esplicitamente e morettianamante, quello della regista, con voce in campo e fuori campo, nel quadro, sola o insieme a amici e sconosciuti.
Spesso dalla camera di uno smartphone, che riprende a sua volta uno schermo televisivo, interni domestici o esterni e circostanze in cui filmare senza permessi è illegale (dalla metropolitana alla cabina elettorale).
Ma Christelle è anche il nuovo nome proprio che Carmit, una testa di meravigliosi capelli ricci e fisionomia distintamente mediorientale, decide di adottare per completare il suo processo di "francesizzazione", o meglio avviarla. Il film inizia con il suo comunicare questa decisione al suo compagno - autista aspirante attore, frustrato per il fatto di essere scritturato esclusivamente per ruoli di terrorista, per via dei suoi tratti somatici. Ma la vera provocazione del film è che Carmit rinata Christelle, nello sconcerto di persone a lei note e non, si dichiara elettrice di destra e sostenitrice di Marine Le Pen, della quale, nel pieno della campagna elettorale, seguiamo le manifestazioni di sostegno dal basso, gli spot ultranazionalisti. Col suo invertire il ruolo, anche di genere, e procedere eccentrico, imprevedibile - come l'interpellazione al suonatore di strada che con il suo sax stanco costituisce il leit motiv musicale del film, una triste versione di "Besame mucho" - Harash fa emergere razzismi, conformismi e l'ipermilitarizzazione di un'Europa che, anche se si pronuncia aperta, resta sotto lo scacco della paura del diverso. Tra centri commerciali vuoti, strade picchettate, manifestazioni politiche, una voce originalissima che dà un contributo importante nella comprensione dell'ascesa politica delle destre e del fallimento delle sinistre. Provando che per fare cinema con idee a volte basta uno smartphone.