Titolo originale | Merci Patron! |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Franc¸ois Ruffin |
Attori | François Ruffin, Bernard Arnault, Jocelyne Klur, Serge Klur . |
Uscita | lunedì 1 maggio 2017 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,02 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 giugno 2017
Le Monde ha scomodato Ernst Lubitsch, Frank Capra e Michael Moore per definire questo film di Francois Ruffin.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel momento in cui la LVMH di Bernard Arnault (una società sotto il cui acronimo si celano alcuni dei più importanti marchi della cosmesi, della moda e della gioielleria) trova rifugio fiscale in Belgio lasciando la Francia, François Ruffin, giornalista della rivista "Fakir", entra in azione. Il suo scopo dichiarato è quello di trovare una pace sociale tra Arnault e tutte quelle persone che hanno perso il lavoro a causa delle sue delocalizzazioni.
Sarebbe fare un torto a Ruffin paragonarlo a Michael Moore perché le sue radici affondano profondamente nella cultura europea e francese in particolare. Ruffin indossa le vesti di un ingenuo Candide volterriano per mettere a nudo una politica del lavoro capace di far pagare il conto solo ai più deboli salvaguardando i potenti (anche nelle assemblee dell'azionariato in cui i piccoli azionisti vengono messi in un salone davanti a un video senza poter quindi interloquire con chi detiene il potere).
La sua impresa inizia con l'incontro con chi è stato licenziato e a cui si finge di voler chiedere una riconciliazione con il 'padrone'. Visti i netti rifiuti si va a cercare se sia vero che abiti venduti al prezzo di 1000 euro siano stati comunque tessuti e cuciti in Francia per 'scoprire' che non è affatto così. Anzi, si cercano continuamente luoghi in cui poter ulteriormente delocalizzare la produzione pagando ancor meno la manodopera.
Inizia da questo punto in avanti una messa in scena (tutta documentata) degna de La stangata di George Roy Hill. La famiglia Klur è stata letteralmente ridotta sul lastrico dai licenziamenti e vive sotto la cosiddetta soglia di povertà. Ecco allora che viene escogitato un piano per permettere loro di non perdere l'unico bene che hanno (la casa) coinvolgendo direttamente gli emissari di Arnault e facendo loro intendere che la storia dei Klur sarebbe molto interessante per il sindacato ma, più ancora, proprio per la rivista... Fakir. Seguire, con l'ausilio di una candid camera, le trattative dà modo di mettere a nudo la mediocrità di chi si cela dietro una facciata di lusso e glamour. Il '68 ci ha dimostrato che una risata non li seppellirà ma, come in questo caso, almeno si dimostra valido strumento per provocare una crepa nell'edificio dello sfruttamento eretto a sistema.