Titolo originale | Vetar |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Serbia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Tamara Drakulic |
Attori | Tamara Stajic, Eroll Bilibani, Darko Kastratovic, Tamara Pjevic . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,95 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 28 marzo 2017
Tamara Drakulic racconta il coming of age attraverso spazi ovattati da attraversare e silenzi densi di languore da superare. Con sguardi e parole.
CONSIGLIATO SÌ
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La sedicenne Mina passa le vacanze con il padre su una ventosa spiaggia del Montenegro, lungo il fiume Boyana. Ha perso la mamma da piccola e sviluppato una sua piccola saggezza, tendente allo scetticismo. Mentre il padre e gli altri avventori del luogo cercano per tutto il giorno il momento di vento giusto per volare sull'acqua con i loro kite-surf, Mina sperimenta un'altra percezione del tempo, nei lunghi riposi forzati sull'amaca. Ma le cose avvengono, anche laddove tutto pare immobile: una rivelazione che cambia la vita, letta dentro un messaggio telefonico, e un ragazzo più grande, Saša, che sembra cercare la sua compagnia.
Al suo primo ingresso nella cosiddetta fiction di Tamara Drakulic, fino ad ora autrice di un cinema più sperimentale, non si chiude la porta del passato alle spalle ma, anzi, il passaggio è fluido, gestito in perfetta continuità. Anche in questo Vetar / Wind è l'atmosfera a fare il film e la visione della regista, armata di steadycam, a creare tale atmosfera. Indolente, incantata, ipnotizzata dal gioco delle ombre attraverso le ciglia, Mina vive la sua età di passaggio, nella paura non espressa che non succederà mai nulla e che passerà inosservata al destino amoroso e avventuroso degli adulti come inosservato, scandalosamente, le pare che passi il cadavere di quel ragazzo sconosciuto che ha tentato di nuotare alla foce del fiume.
Quello che agli altri appare come un luogo paradisiaco, lontano dai tempi e dagli sguardi della società, a lei appare un assaggio d'inferno, con la differenza che ci si arrostisce al sole anziché alle fiamme del peccato. Nel suo immaginario ci sono i pavimenti degli hotel di cui parlano i suoi compagni di scuola e che suo padre non ha l'aria di poter prendere mai in considerazione. Eppure, man mano che passano i giorni, Mina comincia a sentirsi una giovane principessa di quella palude, regale nella sua immobilità, lontana dalla snobberia hippy di Sonja, la bionda e perfetta fidanzata di Saša. La lunga consuetudine di Mina con la solitudine è infatti più in linea con quel luogo silenzioso e selvaggio, cui ha finito forse per affezionarsi e di certo per assomigliare. Con un cerchietto di plastica e strass tra i capelli, una bocciatura in filosofia ma uno sguardo antropologico acuto, l'adolescente della Drakulic appoggia finalmente la testa sulla spalla del suo principe a cavallo di uno scooter e con muta felicità accetta il suo destino di bellezza, sulla spiaggia, al tramonto.