Titolo originale | David Bowie Is |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Hamish Hamilton, Katy Mullan |
Attori | Vicky Broackes, Geoffrey Marsh, Kansai Yamamoto, Jonathan Barnbrook, David Bowie Michael Clark (V), Jarvis Cocker, Jeremy Deller, Christopher Frayling, Kathryn Johnson, Hanif Kureishi (II), Paul Morley, Terry O'Neill, Francesca Shashkova, Iain R. Webb. |
Uscita | lunedì 11 luglio 2016 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,19 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 13 luglio 2016
La più grande mostra mai allestita sul più camaleontico artista rock internazionale. In Italia al Box Office David Bowie Is ha incassato 163 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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23 marzo 2013: apre al Victoria & Albert Museum di Londra David Bowie Is Happening, la più grande mostra mai realizzata sull'artista britannico, composta da materiali provenienti dal suo archivio personale: oltre 300 oggetti tra costumi, foto, testi autografi, bozzetti, artwork, distribuiti lungo circa 50 anni di carriera. Una mostra che non può che essere multidisciplinare, tra moda, musica, cinema, teatro, grafica. Il successo dell'esposizione (che poi andrà "in tour" in tutto il mondo fino a primavera 2016) è tale da spingere gli ideatori a documentare l'esperienza in video, a vantaggio di chi non potrà visitarla.
Sono i due co-curatori, Victoria Broackes e Geoffrey Marsh, e la loro assistente Kathryn Johnson, a introdurci nella galassia Bowie, in una formula che sta tra il documentario e la ripresa live di un evento, con tanto di competenti guest star (lo scrittore Hanif Kureishi, lo stilista Kansai Yamamoto, il leader dei Pulp Jarvis Cocker, tra gli altri) a ribadire il ruolo cruciale di Bowie come musicista, icona di stile, sperimentatore di linguaggi interdisciplinari, alfiere della liberazione sessuale e incarnazione vivente di identità multiple. Al di là dell'indiscutibile ricchezza e leggibilità dell'installazione, lo stile registico adottato è immediato.
In omaggio alla versatilità con cui Bowie si è mosso tra arti performative differenti, David Bowie Is si presenta in parte come indubbio veicolo autopromozionale per l'istituzione ospitante, ma anche come una sorta di concert movie o di diretta tv di premio musicale: se l'urgenza dei curatori è dare, in rigoroso ma mai noioso ordine cronologico, tutte le definizioni possibili di chi Bowie sia stato e di cosa abbia rappresentato di volta in volta nei decenni, non ci si dimentica infatti di intervistare - come fossero a bordo palco o all'uscita da un'esibizione - i visitatori/fan, di raccoglierne l'entusiasmo e le reazioni. Si cattura così il coinvolgimento emotivo, vale a dire ciò a cui ogni espressione artistica tende; oltre e nonostante ogni interpretazione chiusa o letterale, contro cui il perenne trasformismo di Bowie lavora da sempre.
Altro espediente efficace è l'effetto che "congela" i visitatori nella loro osservazione mentre un flusso continuo di sounds and visions continua a dare spettacolo. Bowie non si è concesso ad hoc ma ogni oggetto e intervento ne testimonia la lucida consapevolezza nella costruzione della propria immagine, lo spirito di collaborazione profuso nel processo e la curiosità creativa (i disegni preparatori di Hunger City, progetto cinematografico da 1984 di George Orwell che non ha mai visto la luce). Documentario pubblicitario ma al tempo stesso operazione autentica nel cogliere e riflettere la seducente comunicatività di un artista che, da quella sua leggendaria epifania androgina a Top of the Pops (1972) ha felicemente rivoluzionato le vite di molti.