Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 179 minuti |
Regia di | Park Jungbum |
Attori | Seung-yeon-I Lee, Myeong-hoon Park, Shin Heatbit, Park Jungbum . |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 30 marzo 2015
Lavorare, guadagnare un salario e vivere di quei soldi. Questo semplice postulato è sempre stato un problema per Jungchul. Il film è stato premiato al Florence Korea,
CONSIGLIATO SÌ
|
Jang-chul ha perso la casa in seguito a una calamità naturale e ha bisogno di soldi per mantenere se stesso, la sorella Soo-yun, che soffre di disturbi mentali, la piccola nipotina Hana e l'amico fedele Myung-hoon. Dopo aver lavorato in un cantiere edile inutilmente - il capo fugge con i guadagni degli operai - Jang-chul e i suoi si mettono al servizio di una piccola azienda che lavora la pasta di soia. Le cose sembrano andare meglio, ma quando Jang-chul crede di avere la situazione sotto controllo, avviene un imprevisto fatale.
Quasi centottanta minuti di film per raccontare le due vite lavorative di Jang-chul, lo sfortunato protagonista di Alive, interpretato dallo stesso regista Park Jungbum. Un'odissea ai margini della civiltà, un viaggio nei meandri di uno strato crescente della popolazione, sospeso tra la condizione di quasi nullatenenza e l'ambizione di "possedere qualcosa". Park illustra due differenti realtà, un'industria del secondario e una piccola azienda agricola, per osservare altrettante sfaccettature dello sfruttamento capitalista. Lo scontro sociale non esiste più, sostituito da un insieme di monadi disposte a ogni genere di colpo basso reciproco pur di ottenere una promozione, per quanto insignificante. Nemmeno di fronte all'evidenza di un divario di censo incolmabile, palesata quando il padrone spiega che il raccolto serve a finanziare il matrimonio della figlia, scatta una forma di rivalsa sociale. Il gesto anarcoide e distruttivo compiuto da Soo-yun, infatti, nasce con tutt'altri propositi e mira solo a un (insensato) escapismo, all'inseguimento di chimere irraggiungibili. Un'opera di dicotomie quella di Park: la provincia, che dona disperazione senza false illusioni, è contrapposta al luccichio menzognero di Seoul. La libertà aerea di Soo-yun, portata alla pazzia dalle proprie ambizioni artistiche, contro la concretezza terrigna senza orizzonti di Jang-chul. È l'esito ad accomunare i destini di personalità così antitetiche: Jang-chul non capirà mai i sogni della sorella ma subirà la medesima frustrazione, vedendo vanificato continuamente il proprio progetto di ricostruzione, perso in un loop di produttività sprecata, che non si traduce mai in profitto. Come un pappagallo tenuto affamato per lavorare meglio, incapace di uscire da una gabbia che solo un po' di follia è in grado di aprire.
Lavorare, guadagnare un salario e vivere di quei soldi. Questo semplice postulato è sempre stato un problema per Jungchul, impiegato in una fabbrica di pasta di soia. Durante l'inverno, gli viene l'idea di aspettare primavera per migrare nelle Filippine, dove il clima è mite e la vita più facile. L'unica cosa che deve ancora fare per poter partire e realizzare il suo sogno, è raggiungere la quota di produzione di pasta di soia che ha promesso al suo capo. Sfortuna vuole che una muffa nera cominci a espandersi sulle migliaia di forme di pasta di fagioli di soia depositate nella camera di fermentazione...