Anno | 2011 |
Genere | Documentario |
Produzione | Canada |
Durata | 81 minuti |
Regia di | Isabelle Lavigne, Stephane Thibault |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 maggio 2011
Isabelle Lavigne e Stephane Thibault girano un documentario sul microcosmo femminile egiziano legato alla danza del ventre.
CONSIGLIATO SÌ
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Sono animali notturni Bossy, Amira e Hind, le tre sorelle egiziane protagoniste di La nuit, elles dansent, presentato alla Quinzaine des realizateurs, alla 64esima edizione del festival del cinema di Cannes. Dopo le dieci di sera si calano nei costumi succinti, che fasciano le loro forme prosperose e agitano il corpo in movenze imparate dalla madre Reda, maestra di danza del ventre. È un'arte a cui non possono rinunciare, perché tramandata da generazioni da madre in figlia, ma che le espone a una vita sociale non facile. Sono ricercate e ambite alle feste di matrimonio, ai ritrovi per soli uomini, che le guardano ma non le vorrebbero come spose. Sono poco di buono nella mentalità comune, espongono il proprio corpo in movenze provocanti e pertanto non approvate dalla comunità. Ma Reda, quarantenne determinata, da poco vedova e incinta dell'ottavo figlio, non può curarsi di ciò che pensa la gente. Deve badare a portare a casa il minimo per allevare i figli. Si difende con gli occhi spiritati di ghiaccio, che contrastano con la pelle ambrata, dalle accuse delle altre donne: "Io non avvio le mie figlie alla prostituzione. Sono artiste e guadagnano professionalmente". Poi in solitudine, nelle preghiere, chiede a Dio che non la trascini all'inferno. La vita di Reda e delle sue figlie non è facile: abitano in una casa povera, accerchiate dalle maldicenze della gente. Bossy preferirebbe fare qualsiasi altra cosa pur di non andare di nuovo sul palco, Amira scontenta i clienti e si attira le ire delle altre donne a cui sottrae l'amato; Hind si sente abbandonata dalla madre e ha una relazione con un uomo già sposato.
La fatica, la misoginia, la povertà traspaiono attraverso l'immagini negli sguardi tristi in mezzo ai veli colorati e licenziosi. Il film ha il pregio di far entrare lo spettatore nella vita egiziana da un buco della serratura inusuale, con il difetto di non sapere riannodare le storie attorno a una trama forte, rimanendo profondamente ancorato a uno stampo documentaristico. Bellissime però la forza e la gestualità di queste donne, tutt'altro che remissive, teatrali nei gesti, decisive nei fatti. Sperando che la rivoluzione della mentalità - la politica ha già dato - non sia troppo lontana.