Titolo originale | Pa-joo |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Chan-ok Park |
Attori | Bo-kyeong Kim, Han-joon Kim, Ja-yeong Kim, Jin-ah Kim, Min-su Kim, Ye-ri Han Lee Sun-kyun, Eung-soo No, Jin-su Park, Se-jong Park, Kang-gook Son, Yo-sep Song, Seo Woo, Choi Wook. |
Tag | Da vedere 2009 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 24 marzo 2011
La passione, un incidente mortale, la partenza per un paese surreale: Paju.
CONSIGLIATO SÌ
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Attivista politico in fuga dalla legge e segnato da una tragedia, Joong-sik lascia Seoul per la quiete di Paju. Qui trova un lavoro come insegnante, grazie al quale conoscerà la donna destinata a diventare sua moglie; la convivenza con lei e la sorella minore Eun-mo si rivelerà più problematica del previsto.
In una cinematografia sempre più sbilanciata verso le donne (come celebrato da Actresses e non solo) e il loro ruolo sottilmente predominante, pur all'interno di una società apparentemente maschilista, era tempo che i rapporti di forza cominciassero ad equilibrarsi anche dietro la macchina da presa. La più seria candidata a vestire i panni di Ann Hui coreana sembra Park Chan-ok, anche se Paju - collocato in apertura al festival di Rotterdam - è solo il suo secondo film, uscito dopo anni di travagliata gestazione. Un lungo lavoro di cesello che si avverte nella raffinatezza dei dialoghi e nelle scelte di montaggio, fondamentali per rendere fruibile una complessa narrazione a incastro, in cui segreti e vendette si intrecciano con la passionalità dei sentimenti, siano essi repressi o liber(at)i. Paju, emblema della provincia e della scelta, connaturata ad essa, di rassegnazione ed esilio dagli affanni della città, è come un limbo destinato a ospitare anime turbate, in cerca di un'impossibile redenzione. Lontana dalle cose che contano, immersa in una caligine perenne, è come se Paju costituisse l'humus ideale per una (silenziosamente) tragica storia d'amore. E il bilanciamento tra sottotesto politico - dove la battaglia contro le autorità confina con la mera autodistruzione - e complicato svolgimento sentimentale è supportato da una scenografia da dopobomba, in cui gli edifici appaiano diroccati e devastati dalle intemperie, in sintonia con l'anima dei protagonisti, lacerata dalle sciagure che il caso (o la divina Provvidenza, considerato il calvario vissuto consciamente da Joong-sik) ha loro riservato. Nella strenua e quasi incomprensibile lotta di Joong-sik in difesa delle case in via di demolizione è possibile leggere la parabola di un uomo così aggrappato al passato, ai rimpianti e al fardello dei propri errori da risultare necessariamente l'ultimo a mollare, oltre che l'ultimo a voltare pagina. Scegliendo di (soprav)vivere fino in fondo (a)l limbo di Paju, dove tutto accade anche se nulla sembra accadere.