Antonio Ligabue: fiction e realtà

All'inizio degli anni '80 uno sceneggiato Rai dal titolo Ligabue, già raccontò la vita dell'emblematico pittore lombardo. Ora l'attore che all'epoca prestò il suo volto, cioè Flavio Bucci, si fa narratore di un documentario che parte da quello sceneggiato per riproporre i momenti salienti della vita dell'artista ma usa anche interviste a personalità di diversa competenza per illustrare la poetica di Ligabue.
Pittore naive ma fino ad un certo punto, matto vangoghiano ma non totalmente, Antonio Ligabue sembra sfuggente e molte delle interviste che dovrebbero spiegarlo sembrano girare a vuoto. Solo ogni tanto emerge qualche parola, qualche parere o qualche tecnicismo in grado di motivare allo spettatore le ragioni per le quali questo pittore lombardo tra il matto e il menomato è meritevole di un documentario.
L'ottica è molto poco filmica, al massimo didascalica, non c'è un vero lavoro sulle immagini e sui lavori dell'artista ma solo una loro riproposizione. Un film per non dimenticare che però prevede il cinema solo quando mostra immagini "altre" come quelle dello sceneggiato Rai o quelle dei documenti d'epoca. Per elevarsi sopra la media delle opere che semplicemente illustrano dei fatti o spiegano una personalità occorrerebbe che le immagini non fossero solo ciò che sembrano ma che fossero anche in grado di stringere rapporti proficui tra di loro in grado di generare un senso nuovo. 