Figli del secolo

Film 1915 | Drammatico

Regia di Yevgeni Bauer. Un film con Arseniy Bibikov, V. Glinskaya, Ivan Gorskij, Vera Kholodnaya, S. Rassatov. Cast completo Titolo originale: Deti veka. Genere Drammatico - Russia, 1915,

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Ugo Casiraghi
Ugo Casiraghi

Appare Vera Cholodnaja nel cinema di Bauer, almeno in quello presentato a Pordenone. Non la «schiava d'amore» del film di Michalkov, bensì una vittima della società del tempo. Scriveva Jay Leyda: «Vera Cholodnaja, la moglie di un ufficiale mal pagato, per rimpinguare il bilancio familiare cercò lavoro nei teatri di posa. Possedeva un vestito da sera nero che rinfrescava appuntandosi un fiore sulla spalla o alla vita. Abito nero, capelli neri, pallore cadaverico, facevano da cornice agli enormi occhi verde-bottiglia e davano risalto alla sua persona anche in mezzo a una folla di comparse. All'apice della fama soleva dire: 'I miei occhi sono il mio pane'. Sarebbe divenuta una diva dai capelli neri in un paese di biondi, dove per contrasto erano adorate la bruna Francesca Bertini e l'ancor più bruna Asta Nielsen. Bauer la scopri tra le comparse e le affidò una parte di primo piano nel Canto dell'amore trionfante, da Turgenev, facendone una stella russa. Alcuni suoi colleghi ritengono dovesse la sua fama alla modestia con cui si piegava alle esigenze di un regista intelligente (il solito Bauer) e alla grazia di un viso e di un Corpo estremamente fotogenici».
Il personaggio di Figli del secolo (adottiamo questo titolo invece di Bambini moderni del catalogo, che ci sembra fuorviante) è piuttosto simile alla Cholodnaja pre-diva della realtà: moglie di un modesto impiegato di banca, deve fronteggiare le insistenti e non gradite avances del capufficio del marito. L'ambientazione iniziale è al Gum, il grande emporio moscovita qui insolitamente deserto, dove avviene l'incontro con un'amica ricca che già stabilisce la differenza di classe ancora una volta al centro della vicenda. La donna è corteggiata dall'anziano principale durante un carnevale sul lago, e si capisce al pranzo successivo. dall'ironico applauso dell'amica e dei commensali all'arrivo dei due, che essa ha ceduto. Suo marito è stato licenziato e lei spera di farlo riassumere. Ma ciò non avviene e anzi il capufficio incarica un legale di offrirgli dei soldi perché si tolga definitivamente di mezzo. L'uomo rifiuta i soldi e quando la moglie, ormai completamente passiva, se ne va con l'amante e si porta appresso anche il bambino, si uccide. Già sappiamo che è la legge inesorabile di questi melodrammi. La recitazione della Cholodnaja è di una sobrietà davvero rara all'epoca e del tutto funzionale alla tacita ma ferma protesta sociale di cui il film è pervaso, proprio perché così vicino alla realtà comune. E un'opera misurata e, nella calcolata misura con cui è ritratto il personaggio femminile nella sua triste passività, anche straziante.

Da Alfabetiere del cinema, a cura di L. Pellizzari, Falsopiano, Alessandria, 2006

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