Titolo originale | Yoru no onnatachi |
Anno | 1948 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Kenji Mizoguchi |
Attori | Kinuyo Tanaka, Sanae Takasugi . |
Tag | Da vedere 1948 |
MYmonetro | 3,42 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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La complicata storia di due sorelle, amanti dello stesso uomo. Oltre al sangue e all'amore, condivideranno anche lo stesso destino?
CONSIGLIATO SÌ
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Fusako Owada è una donna della notte del Giappone del dopoguerra. Prostituta e amante di un pericoloso trafficante di droga, vive la sua quotidianità fra le viuzze di una città in rovina, devastata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e il sollievo di alcuni piccoli vezzi che il suo uomo le offre. Ma a risvegliarla da questo torpore esistenziale, facendole perdere tutta la solidità e riscoprendola fragile e labile, è la scoperta che un'altra donna è nel cuore del suo amante... E questa altri non è che la sorella Kumiko.
Terribilmente contemporaneo, con una precisione antropologica e una feroce poetica, Kenji Mizoguchi firma questo piccolo gioiellino cinematografico, lontano dai suoi territori prediletti. Si parla di gagnster, violenza, donne e uomini sanguinosi, riti barocchi e miti torbidi e spietati... ma dove aleggia sempiternamente la speranza di cambiar vita. I personaggi di questa storia sembrano portare dentro di loro un inferno personale: «Donne come me», dice Fusako alla sorella «non devono più esistere». Dannati e dannate da un'esistenza vissuta nel Male. Bravissima (e meritatamente premiata in patria) l'attrice Kinuyo Tanaka, nel ruolo della protagonista, che ben disegna le iperboliche emozioni che la scuotono, facendo sciogliere quel gelo e quella metallicità che facevano parte del suo ruolo nella prima parte della pellicola. Altrettanto valente anche Tomie Tsunoda nel ruolo della sorella nervosa, pericolosa e fragile. Ottime la scenografia e la fotografia che rendono veramente mefistofelico il microcosmo in cui si sviluppa la trama (che evoca un po' la tragedia greca), direttamente creata da un romanzo di Eijiro Hisaita e sceneggiata da Yoshikata Yoda. Lontano da preoccupazioni politiche e formali, Mizoguchi fa un film che non è dei migliori, ma senza alcun dubbio, è uno dei più fluidi della sua filmografia.
Il Giappone dell’immediato dopoguerra ha avuto in Kurosawa e Mizoguchi i suoi grandi rapsodi, che ne hanno cantato la caduta e il dolore scrutando nei bassifondi di Tokio e nelle strade di Osaka, fra macerie reali e morali con cui s’imparò a convivere, purchè non ci si chiedesse perché farlo,sarebbe stato difficile rispondere, in quegli anni. Mizoguchi gira il suo settantatreesimo film nel ’48,ed [...] Vai alla recensione »