La mano violenta del karate

Dopo lavori truci e cupi come La mano sinistra della violenza, il regista Chang Cheh mostra la propria vena faceta. Un ragazzo ed una ragazza esperti nel combattimento, in compagnia del proprio vetusto maestro di Kungfu, sono costretti ad abbandonare l'isola su cui vivono a causa delle persecuzioni di una fazione rivale. Dopo numerosissime peripezie si arriverà alla classica resa dei conti. Si fatica a seguire la trama: a briglia sciolta tra combattimenti e gag tutt'altro che irresistibili, anche i personaggi appariranno disorientati dalla mancanza di un reale filo conduttore nelle loro avventure. Nel groviglio favolistico di combattimenti talvolta metafisici e continue cospirazioni, si salvano i dolci sorrisi della protagonista femminile assieme ai numerosi parrucconi e sopracciglia posticce, note di folklore in 93 minuti di oblio marziale di qualità tecnica appena sufficiente. Chang Cheh è una leggenda del cinema Hongkongese di genere non certo grazie a quest'opera. 