Peso morto

Film 2022 | Documentario 87 min.

Anno2022
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata87 minuti
Regia diFrancesco Del Grosso
MYmonetro Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Francesco Del Grosso. Un film Genere Documentario - Italia, 2022, durata 87 minuti. Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento venerdì 29 settembre 2023

Per via di un errore giudiziario, Angelo Massaro ha trascorso ventuno anni in carcere ingiustamente, prima di essere riconosciuto innocente ed essere assolto per un omicidio mai commesso.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
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Angelo Massaro racconta la sua esistenza schiacciata da un errore giudiziario. Un'opera sull'umanità più che sul magma processuale.
Recensione di Luigi Coluccio
venerdì 29 settembre 2023
Recensione di Luigi Coluccio
venerdì 29 settembre 2023

Angelo Massaro se l'è girata tutta, l'Italia del sud - Taranto, Foggia, Carinola in provincia di Caserta, Melfi, Catanzaro. Ha conosciuto direttori e psicologi, preti e avvocati. È stato dentro università, uffici, cappelle. Ma Angelo è stato davvero dentro, l'ha fatto davvero da dentro tutto questo: le carceri di tutte le città elencate, le figure incontrate durante la sua detenzione, le strutture di potere che l'hanno convocato - ogni cosa di queste l'ha attraversata da recluso. Ma Angelo Massaro, che aveva 29 anni quando è stato incarcerato e 55 quando è uscito, era innocente. Accusato di un omicidio che non aveva commesso, incastrato per una frase che non ha mai pronunciato, condannato da un sistema che non ha voluto ascoltare, Angelo dopo 21 anni di prigione ha ribaltato tutte le sentenze e adesso è un uomo libero.

Angelo Massaro è stato finalmente scagionato il 23 febbraio 2017. Ma ce ne sono tanti, troppi, come lui.

Francesco Del Grosso, regista di Peso morto, è uno a cui interessa l'umanità. Magari non tutta, forse non nella sua monolitica e grezza interezza, quanto piuttosto le storie interrotte, le parabole spezzate, i finali mai arrivati. Lo dimostrano i suoi Negli occhi, 11 metri, Fuoco amico, In prima linea (con Matteo Balsamo), film su chi abbiamo visto e se n'è andato troppo presto (Vittorio Mezzogiorno), su chi abbiamo cantato e ci manca tantissimo (Agostino Di Bartolomei), su chi non abbiamo mai conosciuto e forse non conosceremo mai (Davide Cervia), su chi guardiamo ma non ne ammiriamo il volto (i fotoreport di guerra).

E poi c'è Non voltarti indietro, film scritto assieme a Stefano Oliva ma soprattutto Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, i due co-fondatori dell'associazione Errorigiudiziari.com, che da anni fanno venire a galla le storie e i corpi degli innocenti ingiustamente rinchiusi in carcere: lì erano cinque racconti - su una commercialista, un impiegato delle poste, uno stilista di moda, un assessore comunale e una dipendente pubblica -, cinque vicende giudiziarie inascoltate che ora sembrano soltanto l'anticamera della storia-mondo di Angelo Massaro.

Perché quello che ha schiacciato Angelo è, semplicemente, il sistema, il potere, l'autorità. E inizia così: Lorenzo Fersurella, nell'ottobre '95, viene trovato privo di vita in una cava di San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto. Sette mesi dopo, il 16 maggio del '96, due giorni dopo l'anniversario del terzo anno di nozze tra Angelo Massaro e la moglie Patrizia Macripò, i carabinieri arrestano Angelo per la morte di Fersurella. E lì si avvitano i grovigli e gli intrichi: Lorenzo Fersurella era il miglior amico di Angelo Massaro, si conoscevano da quando avevano cinque anni, aveva fatto da testimone al matrimonio tra lui e Patrizia, nonché battezzato il primo figlio Antonio; l'accusa di omicidio era tenuta in piedi dalla vaga dichiarazione di un collaboratore di giustizia e, soprattutto, da un'intercettazione ambientale a cui Massaro era sottoposto per via di un'indagine precedente per droga, intercettazione in cui diceva alla moglie "Tengo stu muers" (cioè "Tengo questo peso" in dialetto tarantino) poi riportata in italiano come "Tengo stu muert" (quindi ora "Tengo questo morto"). Una consonante che è diventata ventuno anni di carcere.

Del Grosso - con Lattanzi e Maimone, sceneggiatori anche qui, nonché produttori assieme a Black Rock Film - cerca di tenere a freno tutto questo magma giudiziario, burocratico, processuale. A lui interessa stare addosso ad Angelo e lasciare fare a lui. E Angelo non ci pensa due volte: è sempre davanti alla macchina da presa, riempie ogni fotogramma, smuove ogni sequenza. Che sia per correre in mezzo alla pineta o puntualizzare il suo caso davanti a chi l'ha seguito in tutti questi anni, ancora e ancora, senza fermarsi un attimo, completamente lucido in ogni suo ricordo carcerario e cavillo penale, lui c'è.

Forse, alla fine, ci si appiattisce troppo su questo schema estetico-narrativo - se Angelo racconta di quando ha fatto l'esame all'università Angelo entra all'università, se Angelo riporta di un incontro con lo psicologo Angelo va a colloquio dallo psicologo -, però quando si sfiorano i diari minimi dal carcere - la testimonianza di Domenico Morrone, gli "schiavettoni" ottocenteschi per ammanettare i detenuti - o quelli della vita là fuori - Angelo che come prima cosa va a farsi un bagno, Angelo che non sa usare i soldi -, allora Peso morto si distende, si allarga, si fa a due velocità.

Così il muers Angelo che nel frattempo tentava di non diventare muert dietro le sbarre, si trasfigura in un apologo kafkiano e tragediografo assieme: kafkiano perché sarà proprio nell'indagine per droga a cui era sottoposto che i suoi difensori, soltanto nel 2015, riusciranno a far riaprire il caso dalla Cassazione, dopo che tre gradi di giudizio l'avevano trovato colpevole e condannato a 30 anni per cumulo di pena; tragediografo perché Angelo era stato già al centro di un errore giudiziario, quando nel 1991 fu accusato dell'omicidio di Fernando Panico, tenuto in carcere in modo preventivo per un anno e poi scagionato e risarcito.

Angelo Massaro non ha mai pianto mentre era dentro. Ora ha nuova vita, tiene incontri sulla sua vicenda in giro per università e tenta di ricongiungersi alla sua famiglia. E quando racconta la sua storia versa lacrime calde.

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venerdì 29 settembre 2023
Luigi Coluccio

Una storia sull'umanità più che su magma processuale e burocratico. Presentato a Castiglione del Cinema. Vai all'articolo »

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